UNA CARAMELLA
Una caramella per strapparle un sorriso e per vedere i suoi occhi pieni di gioia. Una gratitudine che sfocia in un abbraccio, toccando il cuore sotto la divisa. È successo questo, pochi giorni fa, nel mio incontro con una bambina libanese, un momento che ricorderò per sempre. Sono un soldato italiano, attualmente mi trovo a Shama, nel Libano del sud, impegnato nella missione Unifil, insieme a militari di altre 39 nazioni. Ho sempre riconosciuto l'importante valore di questa missione impegnata a garantire la pace e la sicurezza; ne ho avuto di nuovo la conferma qualche giorno fa attraverso l'abbraccio della piccola libanese, contenta dopo che le ho offerto qualche caramella. È in quello sguardo felice che ho rivisto quello di tutti gli altri bambini e di mia figlia che è in Italia e mi aspetta. Proprio a lei avevo fatto una promessa prima di raggiungere la base di Shama: regalare un sorriso e momenti di serenità ai bambini del Libano meno fortunati. Per questo lei mi aveva consegnato delle caramelle prima di partire per la missione, raccomandandosi di offrirle agli altri bambini che abitano in questa terra, che ha conosciuto da vicino la guerra e ne paga ancora le conseguenze.
Ho incrociato gli occhi della bambina libanese, di circa cinque anni, durante un servizio svolto nell'ambito di una manifestazione sportiva a favore dei più piccoli: mi ha colpito subito il suo sguardo. Lei, che ha l'età più o meno di mia figlia, sembrava più incuriosita dalla mia attività che dai giochi che si stavano svolgendo. Camminava mano nella mano con il suo papà, era curiosa e riservata allo stesso tempo e continuava a guardarmi con i suoi occhi innocenti, richiamando la mia attenzione: così mi sono avvicinato a lei e al suo papà e le ho offerto delle caramelle. E’ bastato questo semplice gesto per conquistarla del tutto, la bimba ha lasciato le mani del padre e mi ha abbracciato forte, cominciando a baciarmi ripetutamente. La sua gioia traspariva anche dai suoi occhi, oltre che dal sorriso. Con lei in braccio ho iniziato a scartare la caramella, la piccola sembrava che la stesse mangiando con gli occhi e che col suo sguardo volesse dirmi di sbrigarmi. E’ rimasta tra le mie braccia per qualche minuto, poi con un ultimo abbraccio e un ultimo bacio mi ha salutato e insieme a suo padre hanno ripreso a camminare.
Al termine dell'attività abbiamo caricato il materiale sui mezzi e prima di ritornare alla base ho guardato ancora una volta in direzione della bambina e del suo papà: mi stava ancora salutando con la manina. Ho ricambiato il suo saluto e sono salito sul mezzo. Durante il percorso ho pensato molto al gesto di affetto di quella bambina e ho ripensato all'abbraccio di mia figlia prima della partenza per il Libano. Sono orgoglioso di essere un soldato italiano e lo sono ancora di più quando penso a momenti come questi. È bastato questo piccolo dono per conquistare la fiducia e la simpatia della bambina libanese e per ribadire che quello che stiamo facendo in Libano con la missione Unifil é molto importante. Un impegno che va oltre la garanzia della pace nel territorio, che si prefigge di ridare fiducia a un popolo che ha voglia di ricostruirsi il futuro.