Libano, confine sud

PER LA GENTE, TRA LA GENTE

 

La foto è stata scattata giorni fa, ad una delle tante inaugurazioni che in questo periodo, all’avvicinarsi della fine del nostro mandato, stiamo realizzando. Questi sono i progetti che con la cellula di Cooperazione Civile Militare del nostro contingente vengono portati avanti, di mandato in mandato, di anno in anno di nostra presenza qui, a sud del fiume Litani.

È un dato di fatto che uno dei fattori chiave per il successo di questa operazione - in questa fascia di territorio libera da conflitti da quasi dieci anni ormai - è l’adeguamento delle sue infrastrutture: strade, lampioni, scuole, ospedali, sono componenti della vita di un cittadino che in aree in cui negli anni i “titolari” - nel senso di stato di appartenenza - si sono alternati, rischiano di essere assenti poiché nessuno si sente di investire in situazioni temporanee e non definitive: l’inquilino in affitto difficilmente investe i propri soldi in modifiche strutturali dell’appartamento in cui vive.

Ma il punto focale di queste righe non è questo: non parliamo delle dinamiche storico-politiche che portano un’area del mondo a sviluppare maggiormente le proprie infrastrutture e la propria organizzazione sociale rispetto a un’altra. Parliamo invece, partendo dalla fotografia come sovente facciamo, dell’altro aspetto dato dalla realizzazione dei nostri progetti e dall’effettivo utilizzo dei fondi stanziati dalla nostra nazione: i beneficiari.

Ci piace questa foto perché non trasmette ufficialità ma lavoro: il lavoro del contingente italiano, ricambiato dagli striscioni e dalle bandiere appese. Il lavoro della gente comune, sulla quale gli effetti positivi del nostro progetto appena concluso si riversano: il contadino, il meccanico, lo stesso sindaco del villaggio che in una semplice polo azzurra stringe la mano al Comandante del nostro Combat Service Support Battalion, intervenuto per la semplicissima cerimonia di apertura del nuovo tratto asfaltato. Non orpelli, non finzione, ma persone vere, reali. Uomini e donne che grazie agli italiani in Libano domattina percorreranno un tratto di strada senza più impolverarsi le scarpe e senza rischiare di inciampare in qualche pietraccia mal disposta sul sentiero; o che il prossimo inverno, quando ci saranno le solite intensissime e veloci piogge, non vedranno più il percorso trasformarsi in una melmosa distesa da guadare.

E allora il meccanico, il contadino, il sindaco in polo azzurra penseranno a quanto gli italiani hanno fatto per loro: è una bella sensazione questa, da italiano. Palpabile, evidente, ogni volta che si parla con la gente. Questo proviamo ogni giorno qui in Libano, dove ci troviamo e dove operiamo: per la gente, tra la gente… Gente come noi.

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