Libano, confine sud

ORIENT EXPRESS

Tutto ha inizio il giorno che, in occasione dell’esercitazione “Steel Storm”, mi reco con altri colleghi presso il poligono di Naqoura: l’area è situata a poche centinaia di metri dal confine, sul lungomare che sale al varco della frontiera tra Libano e Israele chiuso ormai da anni. La strada è di qualche metro superiore al livello del mare, da cui è separata da un basso promontorio roccioso. Guardiamo il mare alla nostra destra dal mezzo che ci sta accompagnando quando, giunti in un certo punto, la nostra attenzione è attirata da un qualcosa più in basso, sporgente dalla parete rocciosa tra noi e il mare. Molto prossimo all’acqua, giace penzoloni quello che a prima vista sembra essere un trave in ferro. Osservando meglio, se ne scorge un altro, leggermente più corto e quindi meno esposto e visibile: due rotaie di un binario, sospese sul mare …

Appassionato di  ferrovie e di tutto ciò che è vecchio a sufficienza per poter essere definito “modernariato”, vengo assalito da una sferzata di curiosità che necessita di essere subito assecondata. Appena torno alla base, comincio a documentarmi ed informarmi …

La storia del Medio Oriente ha un fascino inenarrabile: la mescolanza di genti e religioni, il susseguirsi delle civiltà rendono questa parte del mondo unica e particolare. I treni, in quanto parte della storia moderna del genere umano, non potevano non aver fatto la loro comparsa qui. Ma chi avrebbe mai detto o saputo che il sistema ferroviario dalla Turchia alla Palestina era stato in realtà tra i più sviluppati ed efficienti al mondo?

Comincio a parlarne con degli amici libanesi, per capire cosa loro sappiano dei treni che in Libano non ci sono più. E come sempre nelle storie riportate e tramandate, le ipotesi di maggior fantasia cominciano ad affiorare: “Un tempo a Beirut arrivava l’Orient Express!” è quella che mi fa sobbalzare maggiormente. Ma come? L’Orient Express non terminava il suo viaggio ad Istanbul? Ho forse fino ad oggi creduto qualcosa di diverso dalla realtà? “No, in realtà a Beirut arrivava il Taurus Express…” qualcun altro cerca di vendermi, abbassando il tiro …

Comincio quindi la ricerca in rete. Scopro un mondo che non conosco e che mai avrei avuto modo di conoscere se non grazie a quelle due rotaie penzoloni sul mare. Scopro che esiste perfino una ONLUS libanese che preme per la riapertura delle ferrovie e per la valorizzazione del patrimonio rimasto. Ne spiega la storia.

Le linee ferroviarie libanesi, Chemin de Fer de l’Etat Libanais come si chiamarono dal 1962 in poi, erano organizzate sostanzialmente su tre tratte principali: una ferrovia a scartamento ridotto di 1,05 metri tra Beirut e Damasco, via Rayak; una ferrovia a scartamento standard 1,435 metri tra Rayak ed Homs - Aleppo, lungo tutta la valle della Bekaa; una ferrovia costiera da Tripoli a Beirut e più a sud fino a Naqoura ed ancora ad Haifa - all’epoca Palestina oggi Israele - attraverso un tunnel di confine. Quest’ultima tratta in particolare, la più recente e forse la più sfortunata, fu sostanzialmente una linea militare costruita nel 1942 dal genio sudafricano; ma alla proclamazione dello stato di Israele del 1948 ed alla guerra che subito ne seguì, venne interrotta proprio nel tunnel di confine, perdendo il suo significato di collegamento tra Beirut e la Palestina e rimanendo per una quindicina d’anni adibita sostanzialmente al traffico merci fino all’ultima città del Libano del sud: Tiro.

In tutto questo, come poteva entrarci  quindi l’Orient Express o il Taurus Express, sua naturale continuazione? Di striscio, molto di striscio, ma ci entrava. In realtà l’Orient Express si è sempre fermato ad Istanbul, questo è un punto fermo. Ma la sua continuazione verso Baghdad, in partenza proprio da Istanbul,  era il Taurus Express. Due volte a settimana raggiungeva Aleppo (Siria) e Tripoli (Libano); tre volte a settimana arrivava a Rayak. Il suo percorso toccava quindi effettivamente il Libano, ma solo in quel di Tripoli e di Rayak. Ecco spiegato come, nella fantasia di qualche libanese, l’Orient Express fosse transitato da Naqoura.

E con la stessa vivace fantasia, oggi qualcuno in Libano si spinge ad ipotizzare la ricostruzione delle ferrovie, quantomeno di quella costiera. Sarebbe sicuramente una cosa fantastica, segno tangibile di una normalizzazione e di una stabilizzazione cercata da anni. Le ferrovie libanesi vennero semidistrutte dalla guerra civile e l’ultima tratta, parte della Tripoli-Beirut sulla costa, rimase attiva fino al 1997 per trasportare cemento. Poi venne abbandonata pure quella. La cosa curiosa, però, è che ancora oggi lo Stato Libanese paga dei ferrovieri, un centinaio, pur in assenza di ferrovie: alcuni fanno la guardia ai pochi binari rimasti e non ancora trafugati, altri a fabbricati di stazione ormai giacenti nel mezzo del nulla, altri ancora sono in supporto a qualche ufficio pubblico …

Strana ed affascinante allo stesso tempo, la storia delle ferrovie libanesi. Che, come tutte le ferrovie, è stata la prima infrastruttura ad essere annientata dalla guerra civile e dalle successive invasioni. Il perché, forse può essere spiegato con una semplice riflessione: le ferrovie, oltre a consentire un consistente e rapido trasporto di merci e materiali, uniscono le genti, mescolano le razze, aggregano le culture: non proprio un aiuto, per le guerre …

Una vecchia rotaia che a Tiro ancora attraversa il sito archeologico

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