Libano, confine sud

SABBIA E RIFIUTI

Negli ultimi giorni le nostre famiglie, che pazientemente ci supportano dall’Italia con le loro chiamate, ci hanno spesso chiesto quale fosse la situazione quaggiù, preoccupate per l’eco mediatica avuta in Italia da due fatti particolari: la tempesta di sabbia che ha interessato il medio oriente e il Libano in particolare per una settimana circa e le manifestazioni di protesta che si sono succedute un po’ su tutto il territorio costiero nell’ultimo mese, a causa della crisi nella gestione della raccolta e dello smaltimento rifiuti.

Entrambe le notizie sono vere e fondate, entrambe le situazioni sono esistite o ancora esistono e sono state riportate correttamente. La tempesta di sabbia ora è terminata, fortunatamente, e tutto ciò che ci ha lasciato come ricordo è un consistente strato di polvere beige su tutte le superfici esterne, come pure negli uffici ove inavvertitamente sono state tenute le finestre un po’ troppo aperte. Sottile, leggerissima e finissima nella consistenza dei microgranuli che la compongono, questa dannatissima sabbia si è infilata un po’ ovunque, prime tra tutte le vie respiratorie che abbiamo dovuto proteggere con mascherine in caso di prolungata permanenza all’aperto.

I rifiuti, invece, o quantomeno i problemi ad essi collegati, continuano ad animare discussioni e dibattiti sui media locali e, tra una manifestazione e l’altra, continuano ad accumularsi un po’ ovunque facendo in alcuni casi ricordare, proprio a noi italiani, la crisi analoga che qualche tempo fa investì qualche zona del nostro paese.

In merito a questi due avvenimenti però, un paio di considerazioni che in Italia probabilmente non possono essere percepite, ci sono.

La prima è la straordinaria tenuta sociale che questa nazione sta dimostrando, nonostante tutto.

Un problema rifiuti, scaturito dalla scadenza del contratto della società che da oltre quindici anni ne amministrava la gestione in questa terra, che ha fatto da catalizzatore al malcontento popolare nei confronti del sistema politico in genere, ritenuto da tutti colpevole in primis del mancato accordo tra le parti per l’elezione di un Presidente della Repubblica che si protrae ormai da mesi.

Una Blue Line a sud, affidata alla gestione della nostra missione UNIFIL che - dal 2006 – solo in virtù di questa amministrazione permette una relativa tranquillità nella zona al di sotto del fiume Litani.

Un confine a Est bollente, con la devastante situazione siriana appena al di là di esso e un continuo tentativo di infiltrazione nel territorio libanese da parte delle più svariate entità che tentano, al momento invano, di allargare a macchia d’olio la tragedia che si compie da più di 4 anni tra Homs, Aleppo e la periferia di Damasco. Uno sforzo incredibile e perentorio dell’apparato di sicurezza interno e delle forze armate locali per mantenere con i denti il Libano fuori da questa polveriera, con continue indagini ed arresti.

Oltre un milione di rifugiati siriani secondo i dati ufficiali, due milioni e più secondo stime più che attendibili, a fronte di una popolazione libanese residente di quattro milioni e mezzo di persone: il 30%, cui si devono aggiungere più di 400.000 palestinesi sparsi in vari campi profughi.

E nonostante tutto … La vita va avanti. A Tripoli, Beirut, Sidone, Tiro, Baalbek i negozi sono illuminati e vendono, i ristoranti hanno sempre i loro clienti, i locali notturni pulsano di vita fino all’alba, le merci viaggiano, il traffico è caotico sempre quel po’ di più del giorno precedente.

E qui si colloca la seconda considerazione, che prende spunto anche dalla recente tempesta di sabbia.

Sono molte le caratteristiche che rendono il nostro popolo e quello libanese, se non uguali, molto simili. Prima tra tutte, l’approccio ai problemi ed alla vita in genere. In libano, come in Italia, anche la situazione più tragica genera da subito qualche barzelletta, vignetta, banale sdrammatizzazione che comunque implicitamente indicano la percezione che, in un modo o in un altro, la cosa si risolverà. Chiamiamola filosofia mediterranea, poiché forse è proprio il mediterraneo che ci regala questa incredibile capacità. Questo mare “in mezzo alle terre” – curioso notare come anche il suo nome in arabo derivi etimologicamente da questi termini  -  che porta i popoli che vivono grazie a lui ad affrontare la vita sempre col sorriso, sempre con leggerezza, sempre sdrammatizzando, a volte anche eccedendo.

Nei giorni della tempesta di sabbia, aggiuntasi al problema rifiuti, le più svariate vignette e barzellette sono rimbalzate tra i vari smartphones libanesi, “buttando in caciara” - come direbbe qualche collega romano - anche quanto di serio stava accadendo in quei momenti. Ne riportiamo una per tutte, liberamente circolata sui social locali: l’autostrada Beirut Sidone, rappresentata da una carovana di cammelli in mezzo ad una distesa sabbiosa.

Fattori comuni di un modo di vivere, di pensare, di agire che, se da una parte precludono la possibilità di preparare con approccio freddo e scientifico il proprio futuro, dall’altra ne assicurano l’esistenza proprio per la positività con cui gli si va incontro. Questa è la nostra e la loro forza, questo è lo spirito mediterraneo: uno dei beni più preziosi che le nostre rispettive culture dovranno comunque saper salvaguardare. Sempre. 

 

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