L'Italia sulla luna

Crisi: se anche i “tecnici” litigano tra loro

Siamo in crisi e non c’è davvero da stare tranquilli. Non c’era da stare tranquilli prima, quando al comando della spedizione italiana c’era l’ineffabile coppia Berlusconi-Tremonti, forse non c’è da esserlo neppure ora con Monti e tutti gli altri professori che guidano il governo in questi tempi economicamente procellosi.
Qualcuno di certo mi dirà: ma come lei non è sempre stato un sostenitore del professor Monti? Lei non si è sempre detto favorevole ad un governo di “tecnici” che sostituisse la manifestamente incapace classe politica di prima? Lei non ha forse festeggiato la fine della berlusconeide?
Certo è così. Lo ammetto. E a scanso di equivoci voglio dire subito che sono ancora dell’avviso che il professor Monti, nel limite delle sue possibilità frenate talvolta dai partiti che lo sostengono in parlamento, stia facendo il possibile per far uscire l’Italia dal pantano in cui era finita.
E ritengo ancora che il professor Monti sia uno dei pochi in grado di portare a termine l’immane impresa assunta nel novembre scorso, scelto dal presidente Napolitano e “adottato” dai leader dei partiti più importanti che non sapevano più a che santo votarsi per non mandare la Repubblica a scatafascio.
Ciò detto quello che più mi inquieta è vedere che da un po’ di tempo non passa giorno in cui non si assista a qualche scontro o all’interno del governo stesso (l’ultimo è quello di oggi fra il ministro del lavoro Fornero e quello della Funzione Pubblica Patroni Griffi) o alla sganciamento di qualche siluro contro il governo Monti da parte di organizzazioni esterne all’esecutivo (Confindustria, Bankitalia). Oppure a paterne e insistenti sollecitazioni verso i nostri governanti da parte di organismi quale ad esempio la Banca centrale europea.
Perché tutto questo, secondo me, è preoccupante? Perché prima dell’avvento del governo dei “tecnici”, potevamo assistere, noi cittadini qualunque, al dissidio quasi quotidiano fra “tecnici” e politici. Due mondi che si scontravano: banchieri contro parlamentari, industriali contro ministri, supermanager contro professionisti della politica.
Questi scontri sembravano quasi il gioco delle parti. Da una parte quelli per i quali uno più uno fa due, e dall’altra quelli che dalla somma di quei due addendi tiravano fuori altri risultati (politici, sociali).
Quello che oggi dà veramente da pensare è invece assistere allo scontro fra “tecnici” e “tecnici”, fra gruppi che la dovrebbero pensare nello stesso modo, che dovrebbero avere le stesse ricette per affrontare la crisi e uscirne, che dovrebbero avere una visione delle cose più netta di quella attribuita genericamente alla classe politica.
E invece no. Assistiamo alla distribuzione quasi quotidiana (a cominciare dai teoremi dei massimi geni della finanza come George Soros ad altri di minor impatto) di consigli non per gli acquisti (ché di acquisti ormai se ne possono fare pochi) ma per la rinascita di paesi vari ormai quasi stremati dalla crisi.
Cosa vuol dire questo? Che nessuno né a livello mondiale né a livello locale (e qui si ritorna al dibattito in corso nel nostro Paese) dà la sensazione di avere in tasca la soluzione certa dei problemi. E questo nel cittadino comune non può che generare confusione, incertezze, ansia per un futuro che non si sa davvero a cosa possa portare.
Ovvio che non esiste al mondo un Einstein della politica che sappia indicare con certezza la via giusta da seguire. Se però, almeno a livello italiano, ci si potesse affidare con più fiducia e meno tensioni alle cure del professor Monti che sta operando da pochi mesi, forse le giornate potrebbero essere meno cupe. Forse si potrebbe affrontare la lettura dei quotidiani, l’ascolto dei telegiornali e la frequentazione di Internet con un senso di minor disagio.

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