L'Italia sulla luna

Berlusconi annuncia un passo indietro e progetta di farne due in avanti

Davvero astuta (in teoria) la mossa azzardata dall’ex premier Berlusconi in queste ore. In pratica dice il Cavaliere: io non mi ricandido alle prossime elezioni, faccio un passo indietro perché voglio il bene dell’Italia e favorisco la riunificazione di tutti i moderati per impedire una possibile vittoria della sinistra legata a Vendola.
Come ragionamento non farebbe una grinza. Ma a farlo è Silvio Berlusconi uno capace (lo ha dimostrato in 18 anni di grande ribalta) di tutto e di più. Uno di cui, almeno in politica, c’è da aver paura a fidarsi completamente, come ha subito tenuto a precisare Pierferdi Casini.
E così, con le interpretazioni, c’è da andare oltre quell’uscita del passo indietro.
Perché il Cavaliere, astutamente, annuncia di voler togliere di mezzo la sua ingombrante figura, annuncia con enfasi il passo indietro ma forse in cuor suo si propone di farne due in avanti.
In che maniera? Secondo il pensiero di tanti, tentando di far convogliare nel partito che nascerà dalle macerie del Pdl (il nuovo nome il Cavaliere lo sta studiando da tempo) tutti i moderati, da Casini a Fini a Montezemolo e alla sua “Italia Futura”, di tirare per la giacca l’attuale premier Monti per riproporlo come leader della nuova moderati e possibile inquilino di palazzo Chigi. Tutto questo per intestarsi trionfalmente la riuscita dell’ardita operazione e, forte del possibile successo, fare magari un pensierino al Quirinale.
Tutto chiaro? Tutto chiaro. Ma dov’è, secondo molti, che Berlusconi sbaglia? Prima di tutto sul fatto che Casini e Fini, dopo le passate esperienze con Berlusconi e i berluscones, vogliano imbarcarsi di nuovo in un’avventura elettorale con “moderati” tipo Gasparri, La Russa, Cicchitto e compagnia bella. Secondo nel pensare che possano essere Casini e Fini a ricompattarsi sotto le insegne di un nuovo partito (o di una nuova coalizione) che sarà pur sempre nato sotto il segno del Cavaliere.
Anche perché il progetto di Casini e Fini a prima vista appare ben diverso: essere loro i leader di un progetto centrista che potrebbe attirare tanti veri moderati del Pdl (a cominciare a Pisanu e i suoi) e far vacillare le convinzioni di vari moderati del Pd (un nome su tutti: Fioroni) che proprio non riescono a digerire una possibile alleanza con Vendola.
Ecco perché, secondo me, il progetto di Berlusconi non potrà che abortire, ecco perché l’annuncio della sua mancata candidatura non ha riscaldato quasi nessuno.
Ecco perché “Italia futura” di Montezemolo ha già fatto sapere: “Il passo indietro di Berlusconi rappresenta un fatto importante e un gesto di responsabilità” anche se “siamo convinti che il rinnovamento della politica debba andare ben oltre i leader di partiti e investire tutta la classe dirigente politica locale e nazionale”.

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