L'Italia sulla luna

Astensionismo e antipolitica: la Casta sta per sbattere contro un muro. Ma non se ne accorge

A leggere le cronache politiche di questi giorni che seguono al voto regionale in Sicilia c’è davvero da mettersi a ridere o a preoccuparsi parecchio. Decidete voi a post finito.
Allora, si vede ancora in parlamento, sui giornali, nei talk show televisivi, alla radio, su giornali e blog on line, su twitter e chi più ne ha più ne metta, gente dei vari partiti e perfino dello stesso partito che si accapiglia, che si scanna, che espone, che insulta e riceve insulti, che disquisisce, che precisa, che fa distinguo vari, che minaccia, che promette, che blandisce, che pensa a sgambetti, che pensa ad alleanze, a tradimenti, a cambi di linea. Che pensa insomma al futuro prossimo venturo.
I motivi del contendere, come si evince da tutto ciò che si legge o si ascolta, sono i più vari: la legge di stabilità presentata dal governo Monti, su come dovrà essere la legge elettorale con la quale andremo a votare la primavera prossima, sulla legge anticorruzione, sull’organizzazione delle province superstiti, sulle alleanze, sui futuri assetti istituzionali, a cominciare da chi sarà il prossimo presidente della Repubblica.
E così, in questo dibattito kafkiano, sfilano davanti ai nostri occhi personaggi che sembrano usciti da una realtà parallela a quella che vivono i poveri, supertassati e tartassati diavoli di tutti i giorni.
Sfila il Berlusconi del solo contro tutti, sfilano gli Alfano che non sanno più chi sono, sfilano le amazzoni e gli scudieri, i duri e puri (pochi) e quelli che cercano di salvare solo i loro interessi, sfilano i rottamatori e quelli che, dopo trenta inconcludenti anni di parlamento, vorrebbero ancora restare al loro posticino per fare qualche altro danno all’Italia. Sfilano i renziani e i d’alemiani, i Cicchitto e i Crosetto, le Biancofiore e i La Russa, le Rosy Bindi e le Santanchè, leghisti e vendoliani, gente pronta ad aprire e gente pronta chiudere.
Insomma il solito e orrido teatrino della politica, con i protagonisti e i comprimari, i comici e i tragici. Tutti personaggi in cerca di autore (o di salvatore) che pensano all’anno che verrà.
Lo fanno alla vecchia maniera: pensando al compromesso, al tornaconto, alle riunioni bilaterali e trilaterali, alla pensione, al vitalizio, a qualche appalto, a qualche sistemazione, a salvare qualche (tanti, troppi) privilegio, alle cene di convenienza e agli happy hour di comodità.
Pensavo, eccoci al punto, che dopo le elezioni siciliane qualcosa potesse cambiare anche sul Continente. Pensavo che i nostri parlamentari, dopo aver visto trionfare in Sicilia l’astensionismo e l’antipolitica rappresentata dal movimento di Grillo, decidessero se non di dare una svolta alle loro vite dorate (era pretendere troppo) di dare almeno una svolta alle loro idee da poche lire.
Macché niente da fare. Tutti indistintamente hanno continuato a comportarsi come se niente fosse successo, come se le elezioni in Sicilia non ci fossero state. Non hanno dato una risposta all’astensionismo e all’antipolitica cominciando magari a parlare della riduzione del numero dei parlamentari e (soprattutto) della riduzione dei loro stipendi. Non hanno discusso e deciso qualcosa di definitivo su fiumi di denaro pubblico che non deve più finire in ville, vacanze, ostriche e champagne. Non hanno deciso niente di niente di quello che si può aspettare la gente comune. Da ridere. Sono ancora lì a blaterare sul “porcellum” e chissà per tanto tempo ancora saranno inchiodati all’argomento.
E’ proprio vero: questo migliaio di parlamentari che ci è stato concesso dalla Costituzione (senza contare i politici delle regioni) vive in una realtà parallela a quella della gente comune.
Deputati e senatori non si sono accorti, ad esempio, che in Sicilia l’astensionismo e l’antipolitica sono arrivati, sommando i dati, a più del 67 per cento degli aventi diritto. Un dato impressionante. I nostri amati politici tradizionali insomma, così presi dalle loro discussioni, non si sono accorti che stanno per andare a sbattere contro un muro. E che forse gli elettori delle prossime politiche potrebbero essere ben felici di sbattere tutta la Casta in quella direzione. O di relegarla su tante belle panchine di giardini pubblici dove poter serenamente continuare a discutere di “porcellum”, alleanze e rimborsi elettorali.

comments powered by Disqus