L'Italia sulla luna

Renzi sponsorizzato da due Grandi Vecchi: il paradosso del giovane rottamatore

“In mente mi ero fatto un altro film, ma ora non avevo altra scelta”. Per ora Renzi, in un colloquio con Aldo Cazzullo, del “Corriere” ha dato solo questa spiegazione al suo repentino rovesciamento di idee nei confronti di leader non santificati dai voti degli elettori, di politici inciucioni e pronti a tanti accordicchi.
Un giorno forse Renzi spiegherà il senso della nuova strada intrapresa. E spero che lo possa spiegare coi fatti più che con le parole.
Fatto sta che Renzi sarà il più giovane presidente del consiglio della storia dell’Italia repubblicana. Un giovane presidente (Renzi ha 39 anni) benedetto, guarda caso, da due grandi (e parecchio influenti) vecchi della politica italiana. Uno è il presidente della Repubblica Napolitano che gli ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo, l’altro è il destituito senatore della Repubblica Silvio Berlusconi che ha assicurato a Renzi il sostegno della sua rinata “Forza Italia” per portare in porto le riforme istituzionali (legge elettorale, Senato delle autonomie, modifica del titolo V della Costituzione a proposito delle Regioni).
E questo, cioè il fatto di essere sostenuto nel suo cammino da due personaggi che messi insieme hanno un’età pari a 167 anni, non può che essere un paradosso per Matteo Renzi che si è affacciato al mondo della politica nazionale con l’incredibile ruolo di “rottamatore” di tutti i vecchi arnesi del teatrino romano (a cominciare da quelli del suo partito) e innovatore della stantia maniera di fare politica.
Ma Renzi deve essere nato certamente sotto una buona stella; perché con il suo entusiasmo, con la sua energia, con la sua voglia di cambiamento, con il suo sogno di ridare agli italiani qualcosa in cui credere, è riuscito nell’impresa (quasi) impossibile di mettere d’accordo sulla sua persona, un anziano, distinto e irreprensibile signore che proviene da un partito del trapassato remoto come è il Pci e un altro anziano e gaudente signore distintosi negli ultimi venti anni per la sua voglia di liberismo (fermatosi sempre allo stato di voglia) e per problemi vari con la giustizia. Davvero da non credere questa convergenza di interessi.
E allora cosa può avere indotto Napolitano e Berlusconi a prendere sotto la loro ala protettrice il rampante ex sindaco di Firenze? Nessuno lo può sapere con certezza ma io una piccola idea me la sono fatta. E penso che sia stato il loro desiderio di vedere realizzato dal giovane Renzi ciò che, almeno al momento, non è riuscito fare a loro due: cambiare l’Italia.
Tutti certamente ricorderanno come è avvenuta la rielezione a presidente della Repubblica di Napolitano: tutti in ginocchio da lui a chiedergli, nonostante un settennato non facile e un’età parecchio avanzata, di accettare il secondo mandato per far uscire il parlamento (e quindi l’Italia) da spaventose secche della crisi economica, morale ed etica che stavano per ingoiare tutto.
Paese allo sbando, italiani altrettanto allo sbando. E così Napolitano accolse la nuova investitura ad una condizione: che i partiti dessero vita a vere riforme, a cominciare da quella della legge elettorale. Ecco quindi la nascita dei governi delle larghe intese, prima tecnico guidato da Mario Monti, poi politico guidato da Letta. Due governi che, pur con leader degni di stima, sono riusciti a produrre confusioni incredibili (tanto per fare due esempi, gli “esodati” e l’Imu sì Imu no) che ancora deprimono gli italiani.
In compenso questi due governi appena passati non hanno prodotto neanche una riforma strutturale. E questo non deve essere certo piaciuto al presidente Napolitano, ancora lì al Quirinale per spirito di servizio.
Berlusconi, fin da suo arrivo in politica, cioè vent’anni fa non ha fatto altro che parlarci della sua nuova “architettura istituzionale”. Un progetto sempre annunciato e mai realizzato sia perché il Cavaliere è stato impegnato in ben altre vicende come le leggi ad personam, sia perché (a suo dire) i suoi alleati di allora (Fini e Casini) e una magistratura (ancora a suo dire) ostile gliel’hanno sempre impedito.
E allora ecco perché secondo me i due grandi vecchi di quest’Italia sfiancata, il presidente della Repubblica Napolitano e il leader di “Forza Italia” Berlusconi, sono lì a sperare che Renzi riesca a concretizzare quei grandi progetti, quella profonda riforma dell’Italia a loro non riuscita. Pronti però ad intestarsi la (auspicabile) grande rivoluzione.

comments powered by Disqus