L'Italia sulla luna

Se John Elkann volesse davvero aiutare i giovani italiani

“Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo”. E ancora: ”Ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero, c’è tantissima domanda di lavoro ma c’è poca offerta perché i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione”.
Pochi giorni fa John Elkann, nipote di Gianni Agnelli nonché presidente di quella Fiat che tanto successo sta ottenendo negli Stati Uniti, con queste parole pronunciate nel corso di un incontro con degli studenti di Sondrio, ha sollevato un polverone. Reazioni e critiche a non finire (fra le più violente quella di Diego Della Valle che sopporta poco il giovane Elkann) proprio come successe quando l’ex (per fortuna) ministro del governo Monti Elsa Fornero invitò i giovani, con la sua boccuccia di rosa, a non essere “choosy” (cioè schizzinosi) nella ricerca del lavoro.
Ora John Elkann, forse dopo un week end passato a interrogarsi, ha avuto l’umiltà di tornare sul significato delle sue parole e ha detto: “Sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani”. Aggiungendo in mezzo a tante altre considerazioni: “Il senso della mia risposta nel dialogo con gli studenti è tutto qui: non bisogna mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere molto determinati. E chi dice che tutto è inutile e non vale la pena di provarci, sbaglia”.
Penso che talvolta qualcuno possa veramente essere frainteso (o per difetto di chi comunica o per difetto di chi ascolta) ma penso anche che John Elkann in quel suo incontro con gli studenti non avesse intenzione di offendere nessuno e che abbia fatto bene a spiegare ulteriormente il senso delle parole che tanta indignazione (anche un po’ preventiva) hanno suscitato.
Detto questo, penso anche che un personaggio come John Elkann, giovane (38 anni) rampantissimo (classificato ai primi posti dei giovani manager più influenti del mondo) immagino miliardario con un futuro radioso, potrebbe dopo questo dibattito-scontro, impegnarsi un po’ di più (oltre a quello che già fa la Fondazione Agnelli) per i giovani italiani.
Potrebbe ad esempio organizzare per i giovani degli stage nelle fabbriche Fiat sparse in Europa, creare dei posti di lavoro per giovani sotto una certa età, indire dei concorsi per giovani ingegneri, architetti, creativi nel vari campi del made in Italy (un settore che giustamente sta tanto a cuore al fratello di John, Lapo). Potrebbe creare (stando anche a ciò a cui ha fatto riferimento) una catena di alberghi mandata avanti solo da giovani, creare in Europa e negli Stati Uniti una catena di fast food con tutti prodotti tipici italiani organizzata e diretta solo da giovani.
Insomma, John Elkann se volesse, con qualche idea un po’ più approfondita di quelle appena abbozzate qui, potrebbe dare davvero una mano a tanti giovani italiani che oggi non riescono a trovare una strada nella vita o che hanno difficoltà a concentrarsi su obiettivi spesso fumosi.
Per John Elkann sarebbe anche una maniera per rendere, da erede dei leggendari Agnelli, qualche favore a quell’Italia che, in certe situazioni, tanto ha dato agli Agnelli e alla Fiat. E per lui sarebbe anche una maniera, impegnandosi in altri settori della società e dell’industria, per continuare a divertirsi nel lavoro. Oppure John Elkann vorrà per tutta la vita pensare a fabbricare solo automobili?

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