L'Italia sulla luna

Il barbaro omicidio di Pisa: la gente invoca più regole e più giustizia

Agghiacciante. Davvero agghiacciante il video diffuso dalla Polizia di Stato per arrivare a identificare i quattro giovani balordi che domenica sera hanno massacrato in una strada di Pisa un cameriere bengalese appena uscito dal lavoro. Uno dei quattro, grosso e palestrato con tanta voglia di attaccare briga forse per il troppo alcol che ha in corpo (e forse qualcos’altro) si avvicina al povero Zakir, 34 anni, moglie e tre figli in Bangladesh, e gli allunga un diretto in faccia. Il bengalese, impreparato davanti ad un’azione del genere, cade disteso sul selciato, batte la testa e muore.

I quattro scappano su un’auto facilmente riconoscibile (una Ford Fusion grigia, con strisce nere laterali); sembra anche che nelle ore successive abbiano tentato di fare a botte con altri due passanti. I quattro al momento sono ancora in fuga, li stanno cercando ovunque. Si spera che li prendano quanto prima.  

La procura di Pisa ha aperto un fascicolo sulla tragica vicenda e ha ipotizzato un’accusa contro ignoti di omicidio preterintenzionale, cioè una morte violenta non voluta da chi l’ha causata.

E oltre al dolore causato dalla morte di quel poveretto che a fine lavoro in un ristorante indiano stava per tornare a casa, è questo l’aspetto che colpisce di più l’opinione pubblica.

Si può morire così per la strada, per un cazzotto ricevuto da un ubriaco di movida che per rallegrarsi la serata decide di aggredire tranquilli passanti indifesi? Si può morire così per un branco di balordi che pensa che sia molto eccitante unire movida e sangue? E soprattutto si può pensare che l’autore di questo gesto infame possa cavarsela con pochi anni di galera?

Il codice penale prevede per l’omicidio preterintenzionale una reclusione da 10 a 18 anni. Ma si sa come vanno le cose da noi: tra possibile rito abbreviato, qualche possibile attenuante fatta accogliere alla corte da un bravo avvocato, buona condotta etc, insomma l’assassino in questione potrebbe cavarsela con pochi anni di galera. Pronto magari, a fine pena, a tornare sulla strada per qualche altra gloriosa impresa.

Il dibattito è aperto. Se andate su internet vi imbatterete in migliaia di commenti di gente che saprebbe bene cosa farne di quel balordo. Andate a leggerli e capirete di che umore sono tanti italiani davanti a fatti del genere.

Io mi schiero non con quelli che chiedono cose inaccettabili, ma con quelli che chiedono solo un po’ più di giustizia, che chiedono che gente come quella che ha massacrato il povero bengalese non venga rimessa in giro tanto presto.

Mi schiero con quelli che chiedono la certezza della pena, ma anche con quelli che chiedono più regole (può essere tollerata una movida che in tante città italiane va avanti tutta la notte, fra musica a tutto volume, alcol e sballo di ogni genere?) e più sicurezza. Fatta sì di telecamere ma anche di pattuglie di polizia e carabinieri che girano per le strade. Perché le telecamere servono sì a qualcosa, tipo identificare chi sgarra, ma non sono certo dissuasori così potenti come qualche bella divisa in giro.

Qualcuno mi darà di vecchio oscurantista e anche un po’ fascista. Posso accettare solo il riferimento all’età che certo non è più verde. Ma sono pronto a respingere al mittente le altre accuse (fascisti, oscurantisti e razzisti semmai sono quelli che, sempre su Internet, cercano di minimizzare la vicenda perché tanto il morto è un extracomunitario). Le regole ci sono dappertutto nel resto del mondo industrializzato e dappertutto c’è qualcuno che le fa rispettare.

Provate ad andare a fare la movida sulla Quinta Strada a Manhattan o provate a camminare ubriaco e a molestare le persone a Pechino. Provateci e poi chissà quando lo potrete raccontare agli amici.

Dopo tanti anni di lassismo e giustificazionismo è l’ora di tornare a rispettare le regole. Regole che non sono né di sinistra né di destra. Sono regole che forse potrebbero anche indurre qualcuno a non ammazzarti per la strada con un cazzotto.  

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