L'Italia sulla luna

Non disturbate i comunisti del Pd: stanno lavorando per perdere le elezioni

“No, questo non ce lo possiamo proprio permettere. Non possiamo darla vinta ad un boy-scout cattolico”.

In uno scantinato della scuola delle Frattocchie, mitico luogo di ritrovo di tanti aspiranti dirigenti comunisti, una ventina e più di senatori Pd (ma nell’anima ancora tutti falce e martello) sono riuniti per, secondo loro, risollevare le sorti del Paese.

Come prevede l’usurato copione delle  Frattocchie i senatori hanno già aperto il dibattito. Un dibattito che poi in definitiva verte su due argomenti, riconducibili poi ad uno solo: come riuscire a perdere le prossime elezioni europee e soprattutto come fregare l’attuale (loro) segretario Matteo Renzi.

E alla fine di una lunga tornata di discussioni, conclusa da rigatoni alla amatriciana e vino “de li Castelli” hanno deciso: oltre che difensori dei loro strapagati scranni in Senato (e se fossero poltroncine sarebbe lo stesso, basta che siano benissimo retribuite) hanno stabilito di nominarsi addirittura difensori della Costituzione e, in nome di questa presunta difesa, osteggiare nella maniera più puntuta possibile il progetto del loro segretario (nonché presidente del consiglio) riguardante la riforma del Senato.

I senatori riuniti alle Frattocchie e destinati (da Renzi) al prepensionamento guardano sbigottiti gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto: ognuno di questi dà i numeri che più gli aggrada. Ma su una cosa le rilevazioni sembrano convergere: che il Pd è davanti a tutti gli altri partiti (chi dice di tanto chi dice di poco) nelle intenzioni degli elettori che il 25 maggio andranno a decidere il prossimo parlamento europeo.

Il 25 maggio, fra un mese esatto. Tempi ristrettissimi (pensano) per riuscire a far perdere il partito di cui fanno parte e mandare un segnale inequivocabile a quel ragazzetto che li vorrebbe mandare a casa per tutto ciò che non hanno fatto fino ad oggi (oltre naturalmente a prendere stipendi, diarie e quant’altro passasse la celebrata ditta Italia).  

I tempi stringono devono fare presto, devono darsi una mossa. Non possono (e questo chissà quanto dispiacerà alla vecchia guardia del Pci travestita da democratica) allungare il dibattito più di tanto, non lo possono portare nelle sezioni del partito o nelle case del popolo o nelle riunioni di condominio.

Devono insomma escogitare di tutto per perdere le elezioni: innanzi tutto respingere  ogni invito della maggioranza (sempre del loro partito, il Pd ndr) a ritirare un emendamento del tutto contrario al progetto del premier: fare questo anche se ad avanzare la richiesta fosse una bella fatina azzurra dalla mente sveglia e dagli occhi di ghiaccio, cioè uno dei ministri donna del nemico.

In secondo luogo fare grande pubblicità alla decisione di respingere ogni accordo. Terzo, dare, con dichiarazioni, interviste ed altro, massima visibilità alla profonda spaccatura che c’è all’interno del Pd fra la minoranza di ex comunisti e la maggioranza di nuovi democratici. Se non si perdono le elezioni in questa maniera (penseranno ancora i signori in questione) vuol dire che la gente non apprezza davvero più l’insano spirito masochistico da perdenti che ci ha sempre contraddistinti.

No, non è stata una bella nottata, e dire che non avevo neanche mangiato i bucatini all’amatriciana. Un incubo che al risveglio mi ha lasciato negli occhi il ghigno di tanti senatori della minoranza Pd, ammantati da quell’aura da mangiatori di bambini che li ha accompagnati per tanti anni. E il bambino in questione si può capire chi è.

Diciamo la verità: è davvero inquietante constatare che nel Pd c’è qualcuno che lavora per consegnare il Paese nelle mani di un irascibile comico miliardario. 

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