L'Italia sulla luna

Lavoro e dignità, dignità e lavoro: la parole inappropriate di Papa Francesco

Talvolta anche un Papa può dire cose che possono ingenerare tanti dubbi. E’ quello che ho pensato quando ho letto ciò che ha detto Papa Francesco (un Papa che spero possa risolvere tante contraddizioni della Chiesa e bandire tante vergogne) a proposito del problema lavoro: “Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità”. Concludendo: “Il problema più grave non è la fame, è la dignità, dobbiamo difenderla e la dà il lavoro”.

Forse avrò capito male (o forse Papa Francesco si sarà espresso male, capita anche a loro). Ma ascoltare o leggere queste parole mi ha causato un profondo disagio. Sì perché, secondo l’italiano espresso da Papa Bergoglio, a dare dignità è il lavoro. E il non portare il pane a casa toglie la dignità. Forse voleva dire un’altra cosa, ma queste sono le parole.

E immagino come davanti a queste parole sia rimasto sorpreso un disoccupato, un operaio in cassa integrazione, un commerciante costretto al fallimento dalla crisi, un impiegato reso obsoleto dalle nuove tecnologie, un cinquantenne che rimasto senza lavoro non sa più da che parte ricominciare, un giovane-vecchio che non ha ancora trovato un posto che lo possa far riflettere sul fatto di mettere su famiglia.

E questi lavoratori, questa gente così bistrattata da governi che non sono ancora riusciti a trovare il bandolo della matassa per ripartire, dovrebbero, secondo il concetto espresso da Bergoglio, aver perso anche la dignità perché non riescono a portare il pane a casa? Dopo tutto quello che gli può essere successo dovrebbero sentirsi in colpa, dovrebbero pensare di avere meno dignità perché non sono in grado di sfamare la famiglia?

Non può essere così. Certamente Bergoglio voleva dire altro. E allora dovrebbe farlo con parole chiare e inconfutabili non è più tempo di sofismi. E allora dovrebbe dire una volta per tutte che si dovrebbero vergognare quei governi che non fanno nulla per far uscire buona parte dell’Europa dalla crisi;

che (a proposito di dignità) sono indegni quei governanti che non si adoperano per dare lavoro a chi è rimasto senza;

che sono indegni quei politici e quegli imprenditori e quei manager che corrompono o vengono corrotti e rubano allo Stato miliardi di euro mentre c’è gente che muore di disperazione.

Dovrebbe dire che sono i governi, i proprietari e i manager delle grandi aziende, i banchieri a togliere il lavoro e la dignità a gente che vorrebbe solo poter continuare a lavorare e a portare il pane a casa.

Dovrebbe dire che sono indegni tutti gli evasori fiscali (dall’elettricista al muratore al commerciante all’avvocato al medico) che fanno sì, col loro indegno comportamento (che in altre nazioni molto più evolute democraticamente li porterebbe direttamente nelle patrie galere) che un Paese sia costretto a soffrire più di quanto dovrebbe.

Papa Bergoglio dovrebbe dire tutto questo molto chiaramente senza mascherare il suo pensiero  dietro frasi sibilline. Troppo difficile invitare governi indegni a ritrovare la dignità e ridare lavoro a milioni di persone che non aspettano altro che tornare a lavorare?

Grandi interrogativi che scuotono la società. E intanto ad Oppido Mamertina, nel corso di una processione, la statua della Madonna delle Grazie portata sulle spalle da alcuni muscolosi devoti, si ferma per fare un inchino davanti alla casa di un anziano boss della ’ndrangheta condannato all’ergastolo e ora ristretto ai domiciliari.

Certo, i devoti portatori della statua dovrebbero essere indagati uno per uno. Ma altrettanto di certo bisogna dire che i sacerdoti che guidavano il corteo non devono aver fatto un buon lavoro durante il loro mandato… Loro, la dignità dove l’hanno nascosta durante quella processione? O forse sarà perché in giro di Don Puglisi ce ne sono pochi e di Don Abbondio tanti, troppi… 

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