La marcetta sul Quirinale, i valori della democrazia e quelli della diaria
La marcetta sul Quirinale fatta ieri dalle opposizioni e da alcuni dissidenti di Forza Italia e del Pd, resterà per sempre nella storia delle cose più ridicole della politica italiana.
Cosa volevano quelli di Sel, i grillini, i leghisti e i rappresentanti di quella che il premier Renzi chiama dinastia Min (Minzolini-Mineo)? Volevano prima di tutto protestare contro il contingentamento dei tempi della discussione a Palazzo Madama sulla riforma del Senato. E poi volevano fare presente al presidente Napolitano quali pericoli possa correre la democrazia con questa decisione presa dal governo.
Una delegazione dei senatori in rivolta è stata ricevuta dal segretario generale della presidenza della Repubblica Donato Marra che, ovviamente, ha assicurato piena attenzione da parte del presidente Napolitano.
Marra non poteva dire altro. Ma sulla vicenda c’è invece da dire tanto altro.
C’è da dire per esempio che quelli della marcetta erano davanti al Quirinale non per difendere, come hanno detto loro, la democrazia dai pericoli che rappresenta Renzi, ma erano lì solo per difendere la loro volontà di affossare, col loro ostruzionismo, una riforma che il governo vuole assolutamente portare a termine.
Sì, affossare. Perché la minoranza e gli esimi dissidenti di Fi e Pd, non vogliono discutere, non vogliono confrontarsi, non vogliono migliorare il testo di riforma presentato in Senato, vogliono solo e soltanto buttarlo via, farlo finire nella palude del dibattito parlamentare, farlo diventare carta straccia.
Questo, al di là di tanta retorica sulla democrazia, si propongono i quasi ottomila (avete letto bene, ottomila) emendamenti presentati dalla minoranza. Presentare ottomila emendamenti come hanno fatto Sel, M5S, Lega e le note frange del dissenso all’interno di forzisti e democratici, cosa significa se non voler distruggere tutto ciò su cui si è discusso fino ad oggi?
Vi immaginate cosa potrebbe diventare quella riforma del Senato con ottomila emendamenti? E quando, al termine di ottomila dibattiti e ottomila votazioni?
E’ questo ciò che aspetta dai politici l’Italia che ha assolutamente bisogno di riforme urgenti? Sono questi i valori della democrazia che si intendono difendere con le marcette sul Quirinale? Via non scherziamo, cerchiamo di essere seri, anche perché gli italiani non sono più disposti a farsi prendere in giro da chi pensa di intortarli con parole senza senso. Gli italiani in crisi ormai vogliono fatti non parole al vento, non dibattiti all’infinito.
Ecco perché la marcetta sul Quirinale dei soliti noti oltre che ridicola è stata controproducente: perché ha mostrato agli italiani quanti danni possa fare quella parte di Casta che non vuole rinunciare ai propri privilegi, quella parte di Casta che prima di tutto pensa a se stessa e poi chissenefrega degli altri, della crisi, dell’Italia, dell’Europa.
Eh no, la manifestazione di ieri non è stata una mossa azzeccata da parte della minoranza: perché quei senatori che, se passa la riforma, dovranno andare a casa, più che i valori della democrazia, sembravano voler difendere, piantati lì davanti al Quirinale, i valori dei loro stipendi, delle loro diarie, dei loro vitalizi, di tutti i loro infiniti privilegi.
Il premier Renzi ha detto di essere “contro la dittatura della maggioranza, ma anche contro quella della minoranza”. Come si può dargli torto?