Riforme ostaggio di sette senatori per niente magnifici
Ci sarà senz’altro qualcuno che dice che quello che sta succedendo in queste ore al Senato è il bello della democrazia. Che è il bello del pluralismo. Che è il bello della partecipazione. Che è l’essenza della vita parlamentare. Che è il bello della lotta delle minoranze. Che è il simbolo della lotta per la sopravvivenza.
Altri diranno che è la difesa ad oltranza della poltrona, dello stipendio, della diaria, dei privilegi.
Quello che a me sembra assolutamente inaccettabile è che appena sette (7) senatori di Sel possano tenere in ostaggio, con i loro seimila emendamenti presentati, la riforma del Senato, una riforma urgentissima che il governo vuole assolutamente incamerare per rilanciare la stagione della politica italiana e per mostrare all’Europa che l’Italia è capace di cambiare verso all’andazzo di impotenza, lassismo, menefreghismo, vaniloquio che ci ha finora contraddistinto.
E’ vero, oltre ai senatori di Sel ci sono anche quelli del Movimento 5 Stelle e quelli della Lega a voler contrastare i progetti del premier Renzi e quelli della ministra Maria Elena Boschi. Ma i senatori più agguerriti si dimostrano proprio quelli di Sel che con la loro montagna di emendamenti sembrano davvero i paladini dell’ostruzionismo, gli alfieri del no ad oltranza ad ogni rinnovamento, i pasdaran di una guerriglia parlamentare che sta condizionando l’Italia e fa innervosire tantissimi italiani.
Sì perché, come ha fatto notare anche il premier Renzi, la battaglia di questi per niente magnifici sette non è, come vorrebbero fare intendere, in difesa di certi cardini della Costituzione. Ma sembra essere proprio una battaglia in difesa della loro poltroncina super retribuita.
Renzi ha fatto intendere che se Sel, guidata dall’ineffabile governatore della Puglia Nichi Vendola, dovesse proseguire sulla strada dell’ostruzionismo ad oltranza potrebbero saltare varie giunte locali, future alleanze alle prossime elezioni territoriali e potrebbe saltare anche la partecipazione di Sel alle primarie di possibili elezioni regionali e politiche.
Questo per far intendere che clima si sia instaurato fra il partito democratico e quello di Vendola dopo le sceneggiate andate in scena in questo ore a Palazzo Madama. Prospettive, quelle avanzate da Renzi, che sembrano non impensierire più di tanto Vendola e i suoi i quali, come obiettivo ultimo di questa loro guerriglia, hanno quello di costringere Renzi a rivedere le soglie di sbarramento dell’Italicum, la nuova legge elettorale che potrebbe penalizzare moltissimo i piccoli partiti, fino addirittura a lasciarli fuori dal parlamento.
Se Renzi cambia atteggiamento e si impegna ad abbassare lo sbarramento per arrivare in parlamento, forse i seimila emendamenti di Sel potrebbe svanire di colpo. In caso contrario il governo potrebbe essere impantanato al Senato ancora per giorni e giorni se non per settimane in una discussione tesa solo a far perdere tempo.
Questa è la situazione. Una situazione che sottolinea ancora una volta quanto sia inaffidabile la politica italiana e quanto sia davvero necessario un sistema elettorale che, al termine dello scrutinio, indichi una volta per tutte chi ha vinto e chi ha perso e non determini più una maggioranza ostaggio di una risicata minoranza.
No, sette senatori (7) per niente magnifici non possono condizionare col loro comportamento il cammino, la necessità e la voglia di rinnovamento di un intero Paese.