Avviso agli immigrati: quando sbarcate in Italia fatevi spiegare quali illeciti potete commettere
Quella arrivata ieri da Rimini è una di quelle notizie che davvero mi fanno innervosire perché dimostra ancora una volta e di più quanto possa essere insulso il nostro Paese.
Una turista bresciana, in vacanza sulla costa romagnola, è stata multata dalla polizia municipale per 200 euro per avere comprato da un venditore abusivo senegalese una borsa contraffatta con la griffe di un noto marchio della moda. Signora multata, borsa sequestrata, senegalese denunciato. Fine della notizia e della storia.
Premesso che formalmente è tutto giusto e inequivocabile, mi domando: è mai possibile che debbano accadere fatti del genere? Fatti che indignano profondamente perché sono solo il segno dell’ipocrisia imperante in Italia, esempio di un Paese che fa vergogna perché non sa prendere nessuna decisione in fatto di immigrazione.
Allora vediamo un po’. Un senegalese qualsiasi attraversa mezza Africa del nord per raggiungere le coste libiche, egiziane o tunisine. Paga (parecchio per gli standard di vita africano) e sale su un barcone superaffollato che, se tutto va bene, lo porterà verso le coste italiane.
Vicino alle nostre amate coste il giovane senegalese (e con lui tutti gli altri) sarà addirittura soccorso dalla nostra gloriosa Marina Militare e aiutato a sbarcare a Lampedusa, in Sicilia, in Calabria. Non si sa chi è, da dove viene, dove vuole andare, cosa faceva nella vita precedente alla partenza, ma per un periodo si accoglie in speciali centri o, come accade in un’infinità di casi, si lascia scappare tranquillamente dal centro e si lascia che cominci a vagare per l’Italia.
Ora, una volta in circolazione, cosa dovrebbe fare quel poveretto che si è sobbarcato un’avventura del genere in cerca di una vita migliore per sé e (un giorno futuro) per la sua famiglia? Non ha documenti, non ha soldi, non ha permessi di lavoro, quasi certamente non sa una parola d’italiano.
Cosa dovrebbe fare questo poveretto a cui l’Italia ha aperto benevolmente le braccia? Dovrebbe stare tutto il giorno rannicchiato su qualche angolo di strada a chiedere l’elemosina (ma non è proibito anche l’accattonaggio?) oppure se è giovane e volenteroso non penserà di inventarsi qualcosa, di trovare qualche maniera per sopravvivere?
Ed ecco così che si entra nel campo della sopravvivenza.
Va bene per sopravvivere farsi sfruttare nella raccolta dei pomodori o della frutta da italiani che spesso non li pagano neanche per il lavoro svolto? Evidentemente sì, perché raramente si legge di qualche italiano denunciato o arrestato per il lavoro nero fornito agli africani.
Va bene per sopravvivere fare i parcheggiatori abusivi in migliaia di piazze italiane, davanti a sedi comunali o ospedali? Evidentemente sì, perché non ho mai letto di un ragazzo africano denunciato per essere un parcheggiatore abusivo o di un italiano multato per aver pagato l’aiuto fornitogli dal senegalese.
Va bene per sopravvivere, senza avere il permesso di commerciante ambulante, vendere ombrelli o fazzolettini di carta o calzini o accendini? Evidentemente sì perché non ho mai letto di un ragazzo nero denunciato per questo tipo di attività che pure comporta un danno all’economia nazionale e a quella dei commercianti ambulanti, e non ho mai letto di un italiano multato per aver comprato un paio di calzini.
Potremmo andare avanti per un pezzo con questi esempi.
Tutte le volte invece si viene a leggere di multe e denunce se un africano vende una borsa e un italiano la compra. Perché questa differenza di comportamento? Solo perché la borsa arriva dalla fiorentissima industria della contraffazione (possibile mai che queste industrie vengano rarissimamente identificate e sanzionate) e il calzino no? E chi lo dice che anche il calzino non è contraffatto, che anche l’accendino non è contraffatto, che anche la cintura non è contraffatta?
E perché allora succedono cose come quella accaduta sulla spiaggia di Rimini?
Semplicemente perché ogni comune in fatto di lotta all’abusivismo di ogni genere procede per conto proprio, ogni polizia municipale agisce a seconda di quello ché più appare giusto al comandante. E così si può assistere a quel fenomeno davvero singolare che due città confinanti possano sembrare far parte di due nazioni diverse: una piena di venditori abusivi come se si fosse in Italia e una rigorosamente priva di venditori o parcheggiatori abusivi come se si fosse in Svizzera.
Così può succedere che sulla riviera romagnola un venditore abusivo venga denunciato e una turista multata per l’acquisto di una borsa e che in Versilia (a parte rarissimi interventi come quello avvenuto pochi giorni fa con tutori dell’ ordine dotati addirittura di manganello in spiaggia) su possa essere travolti da una teoria infinita di venditori di ogni colore e di ogni genere merceologico.
Perché succede tutto questo? Per l’ipocrisia che domina in questo Paese. E per l’assoluta mancanza di chiarezza di idee dei governi che hanno fatto finta di mandare avanti l’Italia da vent’anni a questa parte.
E allora? Allora, fino a quando l’Europa non interverrà seriamente sul problema immigrazione, continuiamo ad accogliere generosamente i migranti che fuggono dai loro paesi, ma almeno, una volta sbarcati, aiutiamoli ancora di più fornendogli un promemoria scritto in varie lingue: un promemoria che preveda cosa, da clandestini, si può abusivamente fare e ciò che, da clandestini, non si può abusivamente fare.
Così anche loro, poveri immigrati, saranno un po’ più facilitati nel comprendere un Paese incomprensibile come il nostro.