L'Italia sulla luna

“Valigia selvaggia” a Fiumicino: quando uno sciopero si trasforma in un boomerang

E’ certo che ogni lavoratore che sta per perdere il proprio posto di lavoro (o a cui hanno fatto intendere che sta per succedere questo) abbia tutto il diritto di scioperare e portare all’attenzione dell’opinione pubblica la drammatica situazione che sta vivendo.

E’ certo che lo sciopero è un diritto sancito dalla legge. Però va anche detto che ci sono forme e forme di sciopero.

Penso che quello messo in atto all’aeroporto di Fiumicino dagli addetti delle operazioni di carico e scarico dei bagagli dell’Alitalia sia solo uno sciopero vergognoso e anche un po’ (tanto) vigliacco.

Scioperano gli autisti dei mezzi pubblici? Bene il cittadino, messo sull’avviso, vive sulla sua pelle il grande disagio e si organizza in qualche maniera. Con la sua bicicletta, il suo motorino, la sua macchina, la macchina di un amico.

Scioperano i ferrovieri? Uguale. I cittadini, avvertiti, vanno a leggersi i motivi dello sciopero, ci fanno un pensiero, e se possono rinviano il viaggio e se non possono si arrangiano in qualche maniera. E così via per tante altre categorie di lavoratori che in questo momento stanno vivendo momenti per niente facili.

Quella attuata a Fiumicino è stata davvero una manifestazione di protesta da condannare in ogni maniera possibile e immaginabile. Perché è stata messa in atto senza alcun preavviso. Perché è stato come dare una coltellata a dei viaggiatori-consumatori del tutto incolpevoli.

Incolpevoli di tutto: non sono certo loro, giovani, anziani, vecchi, donne, bambini imbarcati su qualche aereo dell’Alitalia, che hanno ridotto in gravissima crisi la nostra (un tempo gloriosa) compagnia aerea di bandiera. Non è colpa loro se le cose sono arrivate al punto in cui sono arrivate per l’azienda: chiudere o trovare un socio straniero che coi suoi soldi riuscisse a far volare ancora la compagnia. Non è colpa loro, giovani, anziani, vecchi, donne e bambini se il socio per accollarsi il risanamento chiede un drastico ridimensionamento del personale.

Come al solito non sappiamo bene di chi siano le responsabilità che hanno prodotto il disastro Alitalia.  

Ma non è certo colpa di quei viaggiatori (tanti, tantissimi) che hanno comprato un biglietto Alitalia per andare in vacanza chissà dove e hanno amorevolmente (come avviene ad ogni check-in) affidato i loro bagagli agli addetti allo smistamento.

Solo che gli addetti a cui viene affidata ogni volta una parte anche se minima della nostra casa, in questa occasione hanno effettuato quello che loro chiamano uno sciopero bianco (il massimo e ostruzionistico rispetto di ogni minima regola e tempistica per lo smistamento del traffico bagagli): col risultato ovvio che l’aereo è partito con tutti i suoi passeggeri e i bagagli, grazie a quello sciopero selvaggio,  sono rimasti a terra.

Sembra addirittura che in un hangar di Fiumicino siano stati accatastati quasi diecimila colli, come si dice in linguaggio burocratico, che poi sono valigie, sacconi, passeggini, scatoloni. Ci sono foto di questi bagagli che fanno venire i brividi a pensare a quei poveretti che sono arrivati alla mèta in qualche parte del mondo senza poter avere a disposizione i loro effetti personali, i loro vestiti, i loro regali per gli amici, soprattutto le loro medicine. Come avere un viaggio rovinato, un viaggio di cui ci si ricorderà per tutta la vita, una vacanza più stressante del lavoro.

E’ giusto tutto questo? E’ giusto combattere per il proprio posto di lavoro in questa maniera?

Secondo me no. Perché una cosa è sicura: che da oggi, al momento della scelta del volo,  molti scanseranno l’Alitalia e i suoi addetti al carico e scarico dei bagagli. E così il deficit dell’Alitalia aumenterà ancora non solo per la pessima immagine offerta al mondo ma anche per tutte le cause che saranno intentate alla compagnia dalle associazioni dei consumatori sul piede di guerra.

Posso anche sbagliare: ma secondo me non è così che si difende un posto di lavoro.  E, se vogliamo, non è così che i lavoratori in sciopero (anche se bianco) riescono ad acquisire solidarietà da parte di tanti altri italiani. 

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