L'Italia sulla luna

I “buoni consigli” non fermeranno il ’68 del giovane Renzi

Ho sempre apprezzato la voglia di cambiare verso all’Italia di Matteo Renzi. Ho sempre apprezzato il suo impegno indirizzato a scardinare la stantia idea di gestione della politica e del potere italiani.

Apprezzo ancora di più la tenuta di Renzi in queste ore, alla vigilia di una direzione del Pd sul Job act e quindi sull’art.18 che potrebbe essere drammatica. Penso che Renzi, andrà avanti per la sua strada, non scenderà a compromessi con la minoranza del partito che cerca di ostacolarlo in ogni maniera, lascerà agli avversari la scelta di cosa fare: adeguarsi o seguire altre strade. Una cosa è certa: che dopo stasera all’interno del Pd nulla sarà più come prima.

Ma perché apprezzo Renzi ancora di più in queste ore? Perché da qualche giorno il giovane premier è incredibilmente sotto il tiro incrociato di vari protagonisti della vita pubblica italiana e di vari gruppi di potere. Un attacco senza precedenti come forse neppure Berlusconi, nei suoi tempi più bui, si era ritrovato ad affrontare.

Tanti, tantissimi contro Renzi e il suo desiderio di rinnovamento. E questo, diciamolo, non può che esaltare le capacità di combattente del premier e degli italiani che credono in lui.

Renzi è arrivato a Palazzo Chigi da appena sette mesi e già qualcuno lo vorrebbe liquidare in quattro e quattr’otto. A cominciare dalla minoranza del Pd che ha cominciato sparare contro di lui da subito. Una minoranza alla quale non è bastato il fatto che Renzi abbia portato il partito al 41% dei voti, una minoranza sempre e comunque insoddisfatta, una minoranza che vuole condizionare la maggioranza. Gente che se non perde ad ogni elezione non è contenta, gente che vuole che niente cambi, perché se cambia qualcosa potrebbero cambiare le cose anche per loro. Gente che vuole assistere passivamente al naufragio dell’Italia come stanno facendo da anni i vari D’Alema, i Bersani, i Cuperlo, i Vannino Chiti.

Alla minoranza che protesta ecco aggregarsi ovviamente i sindacati, Cgil e Fiom in testa, che hanno avvertito che stava per finire la pacchia della concertazione da cui, per la debolezza degli interlocutori, uscivano sempre vittoriosi.

Ma non basta. Perché dopo un iniziale appoggio ecco arrivare contro Renzi gli strali di Eugenio Scalfari, gran divo della carta stampata, fondatore e guru di “Repubblica”. Ecco a seguire contro l’ (ex) amico Matteo (come lo indica abitualmente) le bordate di Diego Della Valle, imprenditore che per raddrizzare le sorti dell’Italia potrebbe (a suo dire) decidere di scendere in politica in prima persona. In una successione davvero sorprendente c’è da segnalare anche un attacco durissimo di Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”, un attacco di una violenza inaudita che immagino abbia creato un certo sconcerto anche in via Solferino, mitica sede del quotidiano.

Già che c’erano, ecco scendere in campo contro Renzi anche i vescovi della Cei, i quali, forse non avendo altro di cui parlare, hanno pensato bene di occuparsi dell’agenda politica del premier dichiarandosi insoddisfatti di quanto fatto fino ad ora.

Ma come i vescovi non hanno altro di cui occuparsi in questo momento, tipo ad esempio la piaga gravissima della pedofilia all’interno della Chiesa, una piaga che lo stesso Papa Francesco ha deciso di combattere in prima persona? Ma come, criticano il boyscout Renzi quegli stessi vescovi della Cei che per anni e anni hanno fatto finta di non accorgersi del comportamento pubblico e privato dell’ex cavalier Berlusconi? No, ditemi che non è vero.

Insomma tutti (o per lo meno, tanti) contro Renzi. Buon segno secondo me perché vuol dire che Renzi a tutta questa gente che lo osteggia dà l’impressione di essere determinato a cambiare l’Italia, forse tutti quelli che lo combattono hanno paura che qualcosa possa davvero cambiare.

Difronte a simili attacchi che si sono ripetuti anche ieri sui maggiori quotidiani Renzi ha replicato: “I poteri forti sono all’attacco, io non mollo”.

Certo, saranno pure poteri forti scatenati. Ma c’è da pensare anche che quelli che attaccano Renzi (e ripetiamolo: lo attaccano con tanta virulenza dopo appena sette mesi di governo) siano soprattutto uomini con le loro debolezze: nonni depositari di verità e certezze, noiosi zii che intendono insegnare la vita ai nipoti, conoscenti di vecchia data ed ex amici indispettiti dal fatto che il giovane Renzi non abbia ascoltato preziosi consigli, che non abbia ubbidito e ringraziato.

No, Renzi ha fatto e vuol fare di testa sua, e questo è proprio il senso dei giovani (non dimentichiamo mai che il premier ha 39 anni). Il senso dei giovani di andare avanti con le proprie idee, con le proprie convinzioni, con le loro certezze senza stare ad ascoltare tanti buoni consigli.

State certi che  se i giovani del ’68 fossero stati ad ascoltare gli infiniti buoni consigli di nonni, padri, zii, fratelli maggiori, baroni dell’università, presidi e professori, i buoni consigli di quelli che dicevano di conoscere le cose della vita, state tranquilli che se i giovani fossero stati ad ascoltare, davvero non sarebbe cambiato nulla.

Renzi vuol fare il suo ’68 insieme a tutti quelli che sono convinti che le cose in Italia non possano andare avanti così come sono andate avanti fino ad oggi (e se ne vedono i risultati), Renzi sta facendo il suo ’68 e di certo non lo fermeranno né nonni, né zii, né professori. Né i compagni invidiosi. 

comments powered by Disqus