L'Italia sulla luna

La Camusso annaspa e straparla: non fa bene all’Italia la sua guerra privata contro Renzi

Interviste al vetriolo contro Renzi come quella di oggi su “Repubblica”, manifestazioni di piazza, minacce di sciopero generale, botta e risposta con i vertici del Pd: sembra davvero che Susanna Camusso, leader (discussa) della Cgil sia sull’orlo di una crisi di nervi, che non riesca a gestire adeguatamente il cono d’ombra in cui il Premier ha relegato lei e il sindacato che guida.

“Stai sereno, non sarà certo la Camusso a mandare a casa Renzi” mi dice il solito amico con cui commento il nuovo durissimo attacco della Camusso (“Renzi è stato messo a Palazzo Chigi dai poteri forti”, questa la sintesi estrema) e il nuovo altolà dato dal premier Renzi alla leader della Cgil poche ore prima: (“Non tratto leggi col sindacato, le leggi si fanno in parlamento non in incontri tra governo e sindacati, se i sindacalisti vogliono fare leggi si facciano eleggere”).

Una porta sbattuta in faccia che la Camusso non ha preso per niente bene, tanto è vero che prima ha ritirato fuori la possibilità di uno sciopero generale anche se, sulla questione, gli altri due sindacati più importanti, Cisl e Uil, non sembrano così determinati e poi le dichiarazioni al vetriolo.

“Stai sereno, la Camusso sta tirando troppo la corda e ci penserà bene prima di andare ad uno sciopero generale,  perché, se non fosse massiccio, potrebbe significare davvero la sua fine come leader della Cgil. Insomma, non si può permettere una seconda battuta d’arresto. Lei lo sa e per questo si agita tanto”.

E mi spiega, l’amico,  qual è stato, secondo lui, l’altro clamoroso stop incassato dalla Camusso: la manifestazione svoltasi sabato scorso a Roma per protestare contro il governo, contro il Jobs Act, in difesa dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori.

“I media, i giornali, le tv, i siti on line, ecc. qualche volta sembrano davvero andare ad orecchio. Basta che qualcuno dica “siamo un milione” come è stato detto sabato dalla Camusso in piazza San Giovanni a Roma e quella è la notizia. Cavolo, un milione? E a prima vista uno potrebbe dire: oh, un milione sono davvero tanti, possono condizionare il lavoro e la tenuta di un governo, possono mandare a gambe all’aria i progetti di rinnovamento. Insomma, a prima vista uno potrebbe dire tante belle cose. Ma se uno non si ferma alle apparenze e va ad analizzare più a fondo potrebbe arrivare ad altre conclusioni”.

“Ora” continua l’amico “non voglio dire come ha fatto qualcuno facendo dei calcoli che è impossibile che in piazza San Giovanni ci stia un milione di persone, ma diciamo pure che a manifestare fossero un milione, sai cosa rappresenta quel milione? Rappresenta solo un terzo di quei tre milioni che Sergio Cofferati, dodici anni fa, era riuscito a portare al Circo Massimo in difesa dell’articolo 18. Sai cosa rappresenta quel milione di persone? Solo un quinto degli iscritti alla Cgil. Sai cosa rappresenta quel milione? Rappresenta solo un undicesimo dei voti che il Pd ha preso alle elezioni europee del maggio scorso. Sai cosa rappresenta quel milione di manifestanti? Più o meno i voti che ha preso la lista “L’altra Europa con Tsipras” alle stesse elezioni europee. Ecco perché Renzi fa bene a non preoccuparsi e a tirare diritto per la sua strada”.

E poi la battuta finale. “Sai cosa penso anche? Che parecchi di quel milioncino di iscritti alla Cgil andati a Roma, hanno partecipato al corteo, hanno ascoltato la compagna Camusso e la meno compagna Rosy Bindi, hanno goduto del sole dell’ottobrata romana, si saranno fatti la loro bella passeggiata e avranno fatto anche i loro commenti. Si saranno domandati, ad esempio, dov’era rintanato il sindacato in tutti questi anni in cui il lavoro andava sparendo, si saranno domandati cos’ha fatto di preciso il sindacato per difendere i posti di lavoro, e forse saranno arrivati alla conclusione che se il sindacato non si rinnova è finito, che la signora Camusso non può andare avanti come se si fosse ancora negli anni Settanta”.

“E molti” – conclude - “ si saranno anche domandati se era davvero necessario che la Cgil spendesse, come ho letto da varie parti, una quarantina di milioni di euro per portarli tutti a Roma, per noleggiare autobus, treni, traghetti, per dargli il cestino coi panini. Secondo me in molti si saranno chiesto anche questo e se quei quaranta milioni di cui si parla, non potevano essere impiegati meglio invece che nel voler dare al governo non una dimostrazione di forza, ma di debolezza. Arrivando forse ad una conclusione: che se il sindacato non cambia, quando ci saranno le elezioni, rivoteranno per il Pd di Renzi né più né meno come hanno fatto alle europee. Con tanti saluti alla signora Camusso”.

 

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