L'Italia sulla luna

Ricordare Ilaria Alpi per ricordare anche tutti gli altri misteri d’Italia

“Le indagini non hanno portato ad alcun risultato, quindi il premio che ricorda Ilaria Alpi non è più utile”.

E’ davvero terribile leggere lo sfogo con cui l’anziana mamma di Ilaria, Luciana Riccarda Alpi, si rivolge agli organizzatori del premio intitolato alla figlia, inviata della Rai, uccisa a Mogadiscio il 20 marzo del 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin.

“Vi prego – scrive ancora la signora Alpi a Renata Tosi, sindaco di Riccione (sede da tanti anni del premio) e ai direttori della manifestazione - di prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’associazione e del mio desiderio che si ponga termine a iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità”.

Già, Ilaria Alpi, una ragazza determinata e spinta dal sacro fuoco del giornalismo che in Somalia era sulle tracce di un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici fra il paese africano, allora sconvolto da una sanguinosissima guerra civile, e l’Italia.

Mi ricordo ancora quando la tv dette la notizia dell’esecuzione di Ilaria Alpi e di Hrovatin: era una domenica, di primo pomeriggio. I due erano stati giustiziati con un colpo alla testa da una banda di somali mentre si trovavano a bordo di un pick up. Sconvolgente, anche perché proprio pochi giorni prima avevo avuto modo di seguire su Raitre quella che sarebbe stata l’ultima, grande intervista della Alpi: fatta al sultano di Bosaso, nel nord della Somalia, Abdullahi Mussa Bogor a proposito di cooperazione, navi e traffici vari e poco chiari. Un’intervista che mi aveva turbato molto: per le domande e soprattutto per le risposte del sultano.  

Il seguito ricalca quanto avvenuto per tanti altri misteri di casa nostra: una commissione parlamentare di inchiesta che arriva alla conclusione che Ilaria e Hrovatin sono stati uccisi per rapina, un somalo arrestato e poi condannato. Fine della vicenda. E i tanti interrogativi suscitati da Ilaria sul traffico di armi e di rifiuti tossici sepolti in Africa restano senza risposta.

Quello che riguarda la sorte toccata alla Alpi e a Hrovatin non è il primo e unico mistero della più o meno recente storia italiana. Ma è davvero insopportabile continuare a vivere in un Paese che finge sempre di non ricordare. La storia più o meno recente del nostro Paese è contrassegnata incredibilmente da fattacci e tragedie rimasti senza spiegazioni: misteri.  

Una rete sconvolgente di misteri che avviluppa la memoria di milioni di italiani: dal ferimento di un ragazzo durante una manifestazione davanti alla celebre Bussola di Focette la notte di capodanno del 1968 che segna drammaticamente l’inizio di una stagione terribile (Soriano Ceccanti resterà paralizzato) alla strage della Banca dell’Agricoltura, a quella di piazza della Loggia a Brescia; la nascita delle Brigate Rosse che seminano vittime dappertutto, il rapimento di Aldo Moro, l’abbattimento dell’aereo diretto ad Ustica, la strage del treno Italicus, l’uccisione del generale Dalla Chiesa, la strage di Bologna. E poi ancora l’uccisione dell’avvocato Ambrosoli, la vicenda Sindona, quella del Banco Ambrosiano e di Calvi. La banda della Magliana che riverbera alcuni dei suoi protagonisti anche sulle vicende odierne di “Mafia Capitale”, gli assassinii dei giudici Falcone e Borsellino e dei loro agenti di scorta, la strage di via dei Georgofili a Firenze, le catture che sembrano quasi teleguidate di boss di primissimo piano della mafia, la trattativa Stato – mafia.

Drammatici flash che riaffiorano in ordine non certo cronologico dalla memoria di ciascuno di noi. Di tutti questi misteri italiani si sono occupati a più riprese e con grande professionalità fior di scrittori e di giornalisti. Con, purtroppo, un unico risultato: che i misteri sono rimasti misteri. E che ci fanno davvero chiedere per la millesima volta: in quale Paese continuiamo a vivere? E’ così che si deve vivere?  

Mille misteri, mille segreti che avvelenano la vita di tanta gente onesta che vorrebbe conoscere la verità. Come la mamma di Ilaria Alpi che forse non ce la fa più a sopportare lo strazio che l’accompagna da quella domenica del 20 marzo 1994.

Spero che la signora Alpi ci ripensi e decida di voler andare avanti con l’evento legato alla memoria della figlia. Perché ricordare Ilaria Alpi serve anche a tenere accese le luci su tanti altri misteri della nostra (vergognosa per taluni aspetti) repubblica. Spero che qualche politico di buona volontà voglia impegnarsi prima o poi  nel cercare di rendere un po’ più civile questo nostro Paese. 

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