L'Italia sulla luna

Maurizio Landini, il sindacalista dei talk show e dei salotti radical – chic

“A noi la tutela dei lavoratori, a lui lasciamo i salotti televisivi” ha detto la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. “Troppa tv e salotti, è diventato prigioniero dei talk show e dei nobili decaduti della sinistra radical” ha ribadito, in una bella intervista a Rosalba Carbutti di Qn, Marco Bentivogli, giovane leader  dei metalmeccanici Fim-Cisl.

Il “lui”, l’assiduo frequentatore di salotti televisivi, quello pronto ad intercettare simpatie (e voti?) dei radical chic, è Maurizio Landini, segretario della Fiom-Cgil, il duro del sindacato di sinistra, quello che ha fatto di tutto per creare immani difficoltà alla Fiat e al suo amministratore Marchionne fino a che non si sono decisi ad abbandonare l’Italia.

Si parla ancora di lui perché in un’intervista al “Foglio” ha fatto intendere che sarebbe pronto a creare un’alternativa politica all’attuale renzismo. Poi ha smentito, ha detto di essere stato frainteso, che non intende assolutamente scendere in politica o fondare un nuovo partito ma che pensa una coalizione sociale in grado di far sentire la sua voce, in grado di opporsi a certe scelte del governo. Che pensa, aggiungiamo noi,  ad un qualcosa di indefinito che forse neanche lui sa spiegarsi bene.

Lui, Maurizio Landini che, come ha sottolineato Renzi senza tanti giri di parole in un’intervista a “In mezz’ora” da Lucia Annunziata, non può che darsi alla politica perché come sindacalista ha perso nello scontro con Marchionne. Renzi ha anche aggiunto, acutamente, che visti i risultati delle sue battaglie non è lui ad abbandonare il sindacato ma è il sindacato ad aver abbandonato lui.

Qualcuno si chiederà: ma è davvero così interessante questo dibattito sui metalmeccanici della Cgil e soprattutto sul futuro del signor Landini Maurizio, 54 anni, da Castelnovo ne’ Monti, Reggio Emilia, segretario generale della Federazione impiegati e operai metalmeccanici aderenti alla Cgil dal 2010? Può interessare a molti cosa deciderà di fare da grande il signor Landini?

La prima risposta ad una domanda del genere non potrebbe che essere ma chi se ne frega. Però bisogna stare attenti a non sottovalutare mai chi si ha davanti. Sì perché il signor Landini, come si diceva all’inizio, da tempo è stato adottato dai salotti televisivi e dalla sinistra radical chic. E non c’è nulla di peggio. Prima o poi te lo ritrovi da qualche parte.

Sarà forse per quella faccia antica da operaio perennemente in corteo, sarà per quella bianca maglietta della salute che spunta dalla camicia aperta senza cravatta, sarà perché è uno che fa scena, uno che s’arrabbia, si infervora, alza la voce, sarà perché ravviva (anche sconsideratamente) il dibattito in studio: sarà per tutto questo e non certo per i suoi successi sindacali, che Landini è spessissimo in televisione (anche poche ore fa dalla Gruber su La7) a ricordare le grandi battaglie (da lui perse) nel mondo del lavoro. E sarà per questo che è tanto amato dai radical chic di sinistra. Come se fosse un ex leader del movimento studentesco, come se fosse un trascinatore del vecchio “Potere operaio” o un intellettualino in cerca di sistemazione di “Lotta continua”. Fa scena, forse fa audience, ed è per questo che lo chiamano.

Landini è in tv anche quando non c’è fisicamente. Come è successo domenica dalla Annunziata su Raitre, dove in studio c’era Matteo Renzi.

Ebbene l’Annunziata, tanto per fare l’originale, ha detto a Renzi che non si sarebbe parlato del suo anno di governo e di tutto quello che ha fatto, ma l’ha inchiodato per minuti e minuti sulla Libia, i pericoli del terrorismo, il ruolo dell’Italia, l’arrivo dei barconi e via così. Con domande che erano lunghe come articolesse e risposte del premier Renzi che (su precisa sollecitazione della conduttrice) dovevano essere brevi. Anche perché, dopo la Libia e il terrorismo dell’Isis, incombeva (pensate un po’) di dover parlare di Landini e delle sue future intenzioni.

E così Renzi, avendo sullo sfondo una inquietante gigantografia del Landini con un ghigno imbarazzante, rimasta fissa per tutto il tempo del suo intervento, ha dovuto rispondere anche sul futuro del segretario della Fiom, un problema che nel panorama italiano vale meno di zero.

Ma così vanno e cose, così va la tv e vanno i salotti radical chic. Ecco perché bisogna tenere d’occhio Landini. Perché prima o poi ce lo potremmo ritrovare a capo di qualche partitucolo o presidente di qualche bella azienda, magari statale. E non sarebbe un bene.

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