L'Italia sulla luna

Maurizio Landini e la coalizione sociale: quando l’insuccesso dà alla testa

Come avrebbe detto il mitico Ennio Flaiano l’insuccesso gli ha dato alla testa. Protagonista dell’evento per niente simpatico Maurizio Landini, irrequieto segretario della Fiom, la federazione degli impiegati e degli operai metalmeccanici aderenti alla Cgil.

Landini ha perso la lunga sfida con Marchionne, ad della Fiat che, nonostante la Fiom, torna ad assumere in Italia; ha perso la sfida con Renzi sull’art.18; ha perso nel confronto con gli altri sindacati che non l’hanno seguito nei suoi scioperi e nelle sue invettive; ha perso la sfida con la storia non riuscendo a dare un senso nuovo al confronto sindacale in un mondo del lavoro profondamente cambiato; è stato bacchettato, a quanto sembra, dalla sua datrice di lavoro Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che certamente non sembra condividere lo sfrenato attivismo di questo sindacalista che forse non ha più voglia di fare il sindacalista e sta pensando ad altro.

Eh sì, l’insuccesso può avergli dato davvero alla testa. Possono avergli fatto male troppe apparizioni in tv, può avergli fatto male essere diventato il beniamino di tanti salotti radical chic, possono avergli fatto male troppe interviste, troppi talk show, troppe passerelle in felpa rossa alla testa di scioperanti, troppe confessioni dalla Annunziata a cui deve stare simpaticissimo.

Così Maurizio Landini, 54 anni, da Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia) ex saldatore, nel sindacato da tempo immemore, con una faccia un po’ così e la bianca maglietta della salute sempre in bella vista sotto la camicia slacciata che fa tanto Varoufakis, deve aver cominciato a pensare a cosa fare da grande.

E, matrigna di tutte le ideone, ha buttato là la proposta di mettersi a capo, senza per altro lasciare il sindacato che guida, di una non meglio definita “coalizione sociale” da contrapporre al governo Renzi. Una proposta per la verità un po’ confusa, espressa in termini che a sentirli sembravano usciti pari pari dal ventesimo congresso del Pcus, nel 1956, quando ancora c’era l’Unione Sovietica e c’era Kruscev. E mancavano trentatré anni alla caduta del muro di Berlino che ancora non era stato costruito.

Una delle poche cose che si è capito di questo nascituro movimento di “coalizione sociale” (sarà un partito o non sarà un partito? e se non sarà un partito che cosa sarà?) è che si posizionerà molto a sinistra, che si batterà contro il governo Renzi e contro la Confindustria e che, soprattutto, tenderà a “riunificare il mondo del lavoro”. E qui c’è da ridere. Perché vorrebbe riunificare quel mondo del lavoro che finora Landini, con suo comportamento, è riuscito bellamente a spaccare.

L’iniziativa di Landini, bisogna dire, non ha trovato molti consensi: aspre critiche dal Pd, condivisione solo da una parte della minoranza dem, apprezzamento da Sel, gelida presa di distanza della Cgil della signora Camusso e di tante altre associazioni che Landini aveva tentato di coinvolgere.  

Almeno a giudicare dalle prime reazioni, Landini sembra dunque destinato a perdere un’altra sfida. Però potrà sempre consolarsi con un passaggio a “In mezz’ora” su Raitre o “Piazza pulita” su La7.  

Ma diciamoci la verità: se da grande Landini, con il suo piglio, la sua verve e la sua foga oratoria, decidesse di fare il conduttore televisivo non sarebbe meglio per tutti?    

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