L'Italia sulla luna

Coraggio ragazzi, non può che fare bene un mese di vacanze in meno

“Un mese di pausa va bene, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione”.

Mi pare che la proposta del ministro del lavoro Poletti di ridurre in qualche maniera il periodo di riposo estivo degli studenti e dei professori sia durata, come dicono quelli bravi, l’espace d’un matin. Seppellita, almeno a giudicare dall’interesse dei media, da pochi apprezzamenti e una moltitudine di critiche. Da parte degli studenti, da parte dei professori, da parte di vari presidi. E ovviamente da parte dei sindacati che mai e poi possono apprezzare qualcosa non proposto da loro.  

A me, invece l’idea del ministro Poletti di ridurre il periodo delle vacanze agli studenti sembra parecchio interessante, anche a fronte del fatto che gli studenti dei paesi europei messi meglio di noi nelle varie classifiche hanno a disposizione molte meno vacanze dei nostri ragazzi.

Senza stare ad addentrarsi in tante questioni attuative, in definitiva cosa propone di così rivoluzionario il ministro? Che i ragazzi più grandi in un prossimo futuro possano dedicare almeno uno dei tre mesi di vacanza a qualcosa di più interessante di quello che fanno oggi. Che so? Frequentare a scuola dei corsi di recupero in materie in cui si sono mostrati particolarmente deboli, cominciare a studiare una lingua che non è prevista dai programmi scolastici, apprendere i rudimenti di qualche lavoretto che poi potrebbe risultare utile anche nella vita da adulti, impegnarsi nel volontariato, prestare qualche ora della giornata a lavori socialmente utili, fare una vacanza studio all’estero. Fare insomma qualcosa di diverso da quello che viene fatto durante i mesi della scuola, subissati come sono dallo studio e da altre attività per lo più sportive.

Ridurre le vacanze non potrebbe che essere utile per i nostri ragazzi. Imparerebbero qualcosa di nuovo e sarebbero costretti ad allontanarsi per un po’ dall’inquietante facebook con annessi e connessi, da playstation varie, da sfinenti giochi di carte, da happy hours senza fine, da inconcludenti movide spesso ad alto tasso alcolico, dalla noia che sovente, in tre lunghi mesi di vacanza, gli si rovescia drammaticamente addosso.

Imparerebbero questi ragazzi anche a confrontarsi con un mondo reale estraneo alla scuola, alla famiglia e alla stretta cerchia di amici. Comincerebbero ad imparare per tempo che nella vita non troveranno nessuno disposto, di lì a poco, a dargli un lavoro e ad assicurargli tre mesi di ferie. Insomma, comincerebbero a crescere.

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