L'Italia sulla luna

Dopo la piazzetta rossa Landini (per il bene del sindacato) non può che darsi alla politica

Renzi peggio di Berlusconi. Dopo questa asserzione, fatta sabato scorso davanti ai pochi della “piazzetta rossa” (copyright del grande Aldo Cazzullo) a Roma, Maurizio Landini non può che cominciare a pensare al suo futuro. Lontano dalla Fiom (federazione impiegati  e operai metalmeccanici) di cui è segretario e dalla Cgil guidata da Susanna Camusso.

Smessa la felpa rossa con su scritto Fiom, a Landini non può che restare di scendere in politica alla guida della neonata “Coalizione sociale” che ha fatto appunto il suo debutto poche ore fa nella capitolina piazza del Popolo. Lui ancora non lo ha detto apertamente che fonderà un partito e che prenderà parte alle elezioni, ma sembra che tutto lo spinga prepotentemente verso quella direzione.

Sì perché la manifestazione nazionale di sabato denominata pomposamente “Unions” non è stata solo una protesta sindacale contro il Jobs Act, la riforma del lavoro varata dal governo con la conseguente abolizione dell’art. 18. E’ sembrata piuttosto un attacco frontale e personale contro il presidente del consiglio Renzi, colpevole (agli occhi di Landini, non a quelli di milioni di italiani) di non cedere a inconcludenti concertazioni e compromessi al ribasso.

Per un rappresentante sindacale definire Renzi (presidente del Consiglio nonché segretario del Pd) peggio del leader di Forza Italia, portare avanti ore di comizio contro di lui, dire che loro (loro chi?) sono la parte sana e onesta del Paese (e tutti gli altri sono gli infetti e i disonesti del Paese?) mi è sembrata davvero una via di non ritorno.

Il Landini che si è esibito davanti ai sostenitori della piazzetta rossa non era un rappresentante sindacale in cerca di accordi con la controparte, mi è sembrato più un aspirante leader politico in cerca di voti, contro un avversario personale che si chiama Renzi.

Del resto, se ci pensate bene, chi c’era in piazza accanto al furioso Landini? Altri avversari personali di Renzi: il “Fassina chi?” più volte evocato dal presidente del Consiglio, Pippo Civati in un primo tempo rottamatore anche lui e poi fiero oppositore dell’ex amico Matteo, Rosy Bindi fra i primi del Pd ad essere rottamata dall’ex sindaco di Firenze.

Ma la Fiom, secondo tanti, non può permettersi, se vuol continuare ad essere credibile nel variegato mondo del lavoro, di fare battaglie personali contro personaggi tipo Marchionne che lascia l’Italia per l’opposizione del sindacato e va a fare benissimo in Usa  per poi tornare in Italia e riassumere alla Fiat; non può permettersi di fare una guerra personale contro Renzi che è il presidente del Consiglio che con le sue riforme, secondo certi indicatori, sta portando fuori l’Italia dalla crisi.

Non se lo può permettere la Fiom, così come, se vuol continuare a rappresentare milioni di lavoratori, non se lo può permettere la Cgil della signora Camusso.

La quale Camusso, a quanto pare, ha già capito tutto ed ha fiutato i pericoli di un atteggiamento così aggressivo come quello esibito da Landini. Fino all’ultimo è stata in sospeso la partecipazione ufficiale della Cgil alla manifestazione della Fiom. Poi è stato deciso per il sì per non evidenziare ancora di più una frattura forse insanabile.

Ma a sorpresa la signora Camusso, contrariamente a tutte le regole sindacali, non ha preso la parola sul palco di piazza del Popolo. Si è irrigidita e quasi ritratta quando Landini salendo la scaletta del retropalco le ha schioccato sulla guancia un mediatico bacio. Ha rimbrottato Landini, alla fine del comizio anni Settanta, per aver addirittura citato il passo di un celebre discorso di Papa Giovanni sul fare un cammino insieme. Tanti atteggiamenti che hanno fatto capire, anche a chi non ha voglia di capire, che lei col Landini dichiaratamente politico non ha niente a che fare.

Come a far intendere a tutti che lei, Susanna Camusso, segretaria della Cgil, non è in cerca di voti come Landini. E’ in cerca di un’occasione per poter riannodare, su basi nuove, il filo del discorso col governo.    

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