L'Italia sulla luna

Coraggio, archiviata la festa della Liberazione, si potrà tornare a parlare di pizzoccheri

25 aprile 1945 – 25 aprile 2015: settant’anni tondi tondi della liberazione dell’Italia dalla dittatura e dal nazifascismo. Oggi si celebra la festa della Liberazione, una parola che richiama vivamente alla memoria dei meno giovani morte e stragi, assassini infami e atti di eroismo, fucilazioni e massacri, impiccagioni, tradimenti e deportazioni, lutti e terrore, freddo, miseria e fame, scarpe di cartone e abiti di tutti i giorni (nell’armadio era custodito come un santino quello buono della festa) che neppure potevano essere definiti tali. Pezzi di stoffa messi insieme alla bell’e meglio e indossati. E da mangiare quello che qualcuno riusciva a trovare.

Vedo giornali e Internet pieni di quei ricordi, vedo foto di uomini dal volto antico, abbrustolito dal sole per il lavoro all’aperto, soprattutto nei campi, o per la resistenza in montagna, vedo foto di donne sfiorite a trent’anni per le privazioni e le preoccupazioni per tirare avanti la prole spesso numerosa. Gente in armi, chi col fucile,  chi con la pistola, gente che combattendo o solo tentando di vivere, metteva ogni giorno la vita a repentaglio nei paesini di campagna così come nelle grandi città che allora non erano così grandi. Gente, 25 aprile 1945, che può sorridere felice, mostrando i denti non curati di allora, all’idea di poter ricominciare a vivere in libertà.

Davvero un bel giorno il giorno della Liberazione.

Peccato che un’infinità di studenti sappiano poco o nulla della resistenza e della liberazione. Sì, sanno qualcosa di quello che è successo a Sant’Anna di Stazzema e a Marzabotto, ma non sanno niente di niente di via Rasella, delle Fosse Ardeatine, non hanno mai sentito nominare i fratelli Cervi, non conoscono cosa succedeva nella villa Triste di Firenze o in quella di Milano, non sanno la storia di Radio Cora, non hanno cognizione di ciò che sia accaduto a Piazzale Loreto.

“A scuola – mi dice uno studente - non si fanno molti approfondimenti su questi argomenti”. E così magari uno sa tutto sugli antichi egizi, sa tutto sugli antichi romani, su Cesare e Cicerone, su Tito Livio e su Pompei e sa poco o niente su ciò che è successo da noi appena settant’anni fa e che ci dovrebbe riguardare direttamente.

Certo, tanti avrebbero potuto leggere qualcosa per conto loro, ma la vita dei giovani, si sa, verte soprattutto sulla scuola, su quelle cinque o sei ore al giorno passate in un’aula e se questa (la scuola) non sollecita attenzione su un argomento è ben difficile poi che lo studente, una volta uscito dall’edificio, impegnato com’è nello studio a casa e in altre attività, vada a leggersi la storia di qualcuno che ci ha rimesso la pelle per combattere la furia dei nazisti e dei fascisti e per ridare la democrazia ad un Paese.

Sanno poco o nulla gli studenti, ma forse, diciamolo, sanno poco o nulla anche tanti genitori, anche loro tenuti in buona parte all’oscuro dalla scuola dei loro tempi su ciò che sia stato il fascismo, di ciò che sia stato il nazismo, di cosa sia stata la resistenza, la lotta per la liberazione e da chi fosse portata avanti.

E’ triste ma le cose stanno davvero così. A scuola meglio lasciar perdere, meglio non approfondire quegli anni tragici della nostra storia, meglio dedicarsi agli antichi egizi e ai romani.

Perché, come è stato riconosciuto da molti politici di spicco anche in queste ore, su quegli eventi che hanno segnato la nostra storia non c’è ancora una memoria condivisa. Per credere, basta andare a chiedere cosa pensano della resistenza e della liberazione a quelli di Fratelli d’Italia, convinti alleati, da tante parti, della Lega Nord alle elezioni regionali e comunali di fine maggio; basta andare a leggere sul blog di Beppe Grillo, il leader-congelatore dei voti del Movimento 5 Stelle, dove, riferendosi alla situazione odierna, si parla di un “parlamento immorale, peggio di quello fascista che almeno non si nascondeva dietro la parola democrazia”.

Coraggio, fra poche ore sarà il 26 aprile, il giorno dopo la Liberazione, e si potrà affrontare con maggior serenità, magari con approfondimenti anche a scuola, il problema che affligge in questi giorni la Valtellina: se servire o meno nelle mense scolastiche della zona i tradizionali “pizzoccheri” che, a quanto sembra, non sono molto apprezzati dagli scolari.

Eh no, cari amici, della festa della Liberazione bisognerebbe parlare tutti i giorni.       

                                                                                                                       

   

comments powered by Disqus