L'Italia sulla luna

Parliamoci chiaro: alla Camera non si voterà sull’Italicum ma su Matteo Renzi

A leggere le doglianze di tutti quelli che fanno guerra al premier Renzi e all’Italicum, la nuova legge elettorale che da poche ore è alla Camera per la definitiva approvazione, c’è da rimanere stupefatti: c’è chi preferisce il cacciavite al trapano, c’è chi parla di maggioranze che devono essere larghe (larghe quanto? Un voto, cinquanta, cento?) c’è chi parla di insanabili “vulnus” alla democrazia, chi parla di incostituzionalità, chi parla di indebite pressioni sul parlamento, chi si dice pronto a lasciare la poltrona (ma sarà vero?) per difendere misteriosi principi e così via.

Insomma c’è un bel po’ di gente rottamata a sinistra, varie vestali della minoranza Dem (ma forse sono meno di quello che si pensa) e un po’ di ondivaghi di Forza Italia, fino all’altro giorno d’accordo sull’introduzione dell’Italicum e ora contrari, che non vedono l’ora di arrivare alla resa dei conti con Renzi.

Il quale Renzi, davanti a tanta scomposta gazzarra, grazie al suo giovanile entusiasmo, grazie alla sua ammirevole incoscienza, grazie alla ferma convinzione nelle idee in cui crede, non ha arretrato di un passo, ed ha fatto sapere a tutti chiaro e tondo: o passa l’Italicum o il governo va a casa. Fate voi.

Sembra incredibile, ma è proprio così: dopo anni di discussioni sulla necessità delle riforme, dopo mesi e mesi di compromessi e aggiustamenti, dopo letture e riletture, dopo valutazioni e controvalutazioni, siamo a questo punto: con il governo che rischia di andare a casa per i preoccupanti stati d’umore di tanti personaggi che, dopo aver portato l’Italia al punto in cui è, avrebbero ben diritto ad una ovvia (non so se meritata) pensione ma che invece non hanno nessuna intenzione di abbandonare il palcoscenico del loro fallimento.

Loro in pensione non ci vogliono andare e vogliono continuare a godere dei privilegi di cui hanno beneficiato fino ad oggi. Vogliono continuare ad essere considerati più di quello che sono in realtà.

Ce l’hanno con Renzi gli anziani rottamati del Pd, ce l’hanno con lui vari giovani del Pd che vedono in lui uno che ha messo a nudo i loro limiti di tenuta e la loro inconsistenza politica, ce l’hanno con Renzi quelli della Cgil (e quindi i loro referenti parlamentari) di cui Renzi ha messo in evidenza l’incapacità di parlare del mondo del lavoro in maniera diversa da quella degli anni Cinquanta.

Ce l’ha con Renzi una parte di Forza Italia per la quale, a questo punto, occorrerebbero forse i servigi di uno psicanalista: sì perché per un periodo è sembrato proprio che il padre del partito, Berlusconi, amasse più questo figliolo scavezzacollo di sinistra che i suoi solerti dipendenti di destra. Loro, per tanto tempo, non l’hanno presa per niente bene e potrebbero puntare ora alla rivincita.         

Ecco dunque perché siamo arrivati a quella che potrebbe essere la settimana decisiva per questa inguaiata Italia che da mesi si sta dando da fare per uscire dalla situazione di crisi in cui l’hanno relegata vent’anni di Ulivo e di Centrodestra.

Non frega nulla ai contestatori che Renzi riscuota stima e simpatia ovunque vada (da Obama alla Merkel), non importa nulla che Renzi, alle elezioni europee dell’anno scorso, sia riuscito a portare il Pd a vette di consenso mai raggiunte, non importa niente che l’ex presidente della repubblica Napolitano proprio pochi giorni fa si sia speso ancora una volta per l’approvazione dell’Italicum invitando tutti “a non disfare quello che è stato faticosamente costruito”.

Non frega niente di tutto questo perché per alcuni l’obiettivo da abbattere non è tanto l’Italicum quanto Renzi stesso e la sua voglia di “cambiare verso” all’Italia. A loro l’Italia va bene così. Se tutto cambia potrebbero cambiare le cose anche per loro. Se dovesse succedere il peggio (speriamo di no) sapremo almeno chi ringraziare  

E così alla Camera in settimana si voterà sì per l’Italicum, ma soprattutto si conteranno quanti amici e quanti nemici ha Matteo Renzi. E non saremo su Facebook.  

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