L'Italia sulla luna

L’Italicum è legge: non si deve aver paura del futuro ma del passato

Nei giorni scorsi un eminente rappresentante della minoranza Dem, parlando dell’Italicum, aveva detto “Temo per il futuro”. Come se la legge elettorale voluta da Renzi potesse essere foriera di sciagure e sventure.

Mi sono tornate in mente queste parole ora che l’Italicum, anche se tra mille difficoltà, create soprattutto da un manipolo di “compagni” di partito del Premier, ha superato anche l’ultimo esame della Camera ed è diventato legge. D’ora in poi, addio “porcellum”, addio “consultellum”, volenti o nolenti si andrà a votare con questo sistema. Un sistema, in estrema sintesi, che permetterà a chi vince di poter governare per cinque anni filati.

Perché mi sono tornate in mente quelle parole? Perché io al contrario di quell’eminente esponente della minoranza Dem, nato comunista e che certamente a dispetto della Storia, morirà comunista, non ho paura del futuro ma avevo paura del passato.

Perché, secondo me, non è del futuro ma è del passato che bisogna (bisognava, prima del voto di poche ore fa) avere paura: quando, appena finito lo spoglio delle elezioni, mettere insieme un governo era come risolvere uno schema libero di parole crociate del mitico Bartezzaghi.

E ricordate le famose consultazioni del povero premier incaricato? Consultazioni che potevano andare avanti per quindici giorni perché non si era in grado di mettere insieme una coalizione governativa decente?

E ricordate i veti di quei partiti che contavano il tre virgola qualcosa dell’elettorato? Partitini guidati da altrettanti arroganti leaderini che coi loro tre voti potevano condizionare il governo durante una legislatura che non arrivava mai a compimento?

E ricordate quando alcuni illuminati ministri di un governo di coalizione scendevano in piazza a manifestare contro un provvedimento del governo di cui loro stessi facevano parte? Cose che potevano succedere solo in Italia.

Su, non scherziamo non si può avere paura di una legge elettorale che permetterà a chi vince di poter governare con tranquillità. Chi vince piglia tutto, non dovrà pensare ad accontentare tutti per sopravvivere a se stesso e potrà solo pensare a migliorare questo disastrato Paese che per troppi anni, fino all’arrivo di Renzi, ha solo tirato a campare sulle “non decisioni”. E infatti, con le “non decisioni” si è visto bene dove siamo andati a finire.

D’ora in poi, con l’Italicum, chi vince sarà messo in grado di governare. Farà bene, farà male, staremo a vedere. Un fatto è certo: che al termine del quinquennio di governo sarà giudicato per ciò che ha prodotto. E non ci saranno più scuse; nessun premier potrà più dire non ho fatto questo perché me l’ha impedito Bertinotti, oppure pinco pallino: nessun premier potrà più dire non ho potuto portare a compimento la mia rivoluzione liberale perché me lo hanno impedito prima Fini poi Casini poi chissà chi.

Ognuno, con l’Italicum, dovrà finalmente assumersi le proprie responsabilità. Se farà bene al termine del mandato sarà rivotato sennò a casa nell’ambito di una sana alternanza democratica. Proprio come succede in tanti paesi più evoluti.

Già, dirà qualcuno, e l’opposizione e i partitini del tre per cento che ruolo avranno in tutto questo? Avranno il ruolo fondamentale di fare il cane da guardia del governo e, se riusciranno a convincere gli elettori, di diventare maggioranza.   

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