L'Italia sulla luna

Elezioni regionali e comunali: votiamo per il candidato non per i partiti

Come si può dare torto al premier Renzi quando afferma che le elezioni regionali (e comunali) in onda fra poche ore non saranno un test né sul governo né su di lui? E’ chiaro che è così anche se nell’immediato futuro mi toccherà ascoltare in infiniti talk show e leggere su mass media vari dei raffronti del tutto cervellotici.

Anche perché sono sempre stato dell’avviso, come si diceva un tempo, che non si possono fare raffronti fra patate e cipolle. E allora continuo a pensare che le elezioni politiche vanno confrontate con le precedente elezioni politiche, quelle regionali con le precedenti regionali, quelle comunali con le precedenti comunali.

E questo metodo mi convince ancora di più quando ci si trova di fronte ad elezioni amministrative, quando non siamo chiamati  a votare per coalizioni qualche volta aberranti e ben lontane dalla formula di coalizione al governo del Paese, ma si va a votare per un candidato governatore o candidato sindaco sostenuto da quella coalizione.

In parole povere si va a votare per un personaggio (noto, meno noto, sconosciuto) sostenuto da quella coalizione non per la coalizione stessa. Insomma, soprattutto al cospetto di candidati governatori o sindaci uscenti, si va a dare un giudizio di merito non sui partiti ma sul personaggio che si presenta agli elettori. Se lo si conosce tanto meglio. Se il candidato è nuovo e non lo si conosce per chiarirsi le idee basterà andare a informarsi (oggi i mezzi non mancano di certo) su chi è e ciò che ha fatto in passato.

Così per quanto riguarda le elezioni regionali in Veneto, non interesserà tanto ai veneti sapere da quale coalizione sia sostenuto il governatore uscente, il leghista Zaia, ma sarà un giudizio sul suo operato nei cinque anni di governo precedenti. Ha fatto bene o ha fatto male? Ha dato l’impressione di fare o di perdere tempo? Ha soddisfatto le attese dei suoi elettori o le ha deluse?

A queste domande saranno chiamati a rispondere gli elettori del Veneto. Così come saranno chiamati a fare gli elettori dell’Umbria, della Toscana, della Campania dove si ripresentano i governatori uscenti.

Come saranno clamorosamente chiamati a fare gli elettori delle Marche dove il governatore uscente Gian Mario Spacca si ripresenta per il terzo mandato ma questa volta non per il Pd come è successo in precedenza ma sostenuto da centristi e alfaniani e con l’appoggio di Forza Italia. Nuovi come aspiranti governatori (ma non certo come personaggi forse anche un po’ usurati della politica) i candidati che si confronteranno in Puglia e in Liguria.

E allora forza, andiamo a dare un giudizio di merito su quanto hanno fatto i governatori uscenti in questi ultimi cinque anni e giudichiamoli per questo.

Per restare in un ambito a me più vicino, cioè in Toscana, io non mi meraviglierei affatto se il governatore uscente il berlinguerian-bersaniano Enrico Rossi, che non ha praticamente concorrenza data l’apparente inconsistenza degli avversari, venisse eletto con una percentuale di voti inferiore a quella di cinque anni fa (59,7%). Perché l’operato di Rossi soprattutto negli ultimi tempi non ha certo brillato (l’incredibile vicenda legata alla Asl di Massa, la gestione dell’immensa comunità cinese fra Prato e Firenze, la gestione della rimozione e dello smantellamento della Concordia andata a schiantarsi sugli scogli dell’isola del Giglio, le ferrovie regionali che funzionano male, la superficiale sorveglianza sui fondi destinati a ridurre i rischi di alluvioni, tanto per dire qualche pecca).

Ecco, se il democratico Rossi dovesse quindi perdere un po’ di consensi, questo ridimensionamento potrebbe forse essere attribuito a Matteo Renzi e al suo governo? Non scherziamo.

    

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