L'Italia sulla luna

Renzi, sotto pressione, deve pensare a far bene il premier e delegare la rifondazione del Pd

Tutti concordi: ai ballottaggi delle amministrative ha perso il Pd e, soprattutto, ha perso Renzi. Tutti concordi. Persino il premier è d’accordo con questa analisi. Ma tiene a precisare: ha perso il Renzi “mediatore”, ha perso il Renzi del compromesso, della sopportazione (soprattutto con la minoranza del suo partito). 

Ed è per questo che annuncia di voler tornare ad essere il “rottamatore” degli inizi, ruolo che l’ha catapultato sulla ribalta mondiale, di voler tornare ad essere quello che non guarda in faccia nessuno, di voler tornare ad essere quello che rischia ma che decide. E, in ambito partitico, ha annunciato che abolirà per le prossime candidature quelle primarie a cui lui deve tutto e che l’hanno portato a Palazzo Chigi.

Non si può che essere d’accordo sul fatto che i grandi sconfitti dei ballottaggi delle amministrative siano il Pd e Renzi. Da qui non si scappa.

Però vorrei porre all’attenzione una domanda: quale Renzi è stato sconfitto alle amministrative di domenica scorsa (e anche di lunedì, solo in Sicilia)?

E’ stato sconfitto il Renzi premier che dal 22 febbraio del 2014 sta tentando di far uscire l’Italia da una palude immonda che la sta inghiottendo da vari lustri passati e grazie a tanti governi precedenti? O è stato sconfitto il Renzi segretario di un partito (il Pd) che da mesi ma meglio sarebbe dire da anni (ricordate gli scontri Veltroni-D’Alema?) con le sue lotte interne, le sue battaglie per le poltroncine, dà un’immagine rivoltante di sé?

Io sono di questo avviso: che il Renzi sconfitto alle amministrative sia proprio il segretario di quel Pd lacerato da invidie e guerricciole personali.

Penso che ad essere sconfitto sia stato quel segretario che non è ancora riuscito a rifondare il nuovo Pd, un partito che non deve essere più una fusione a freddo (come avvenuto) tra ex democristiani ed ex comunisti ma un partito che, superati gli steccati ideologici, deve essere trasversale ed aperto a tutti coloro che vogliono contribuire a risolvere i problemi dell’Italia.

Penso anche che ad essere sconfitto sia stato quel Supermatteo che forse vuol pensare a troppe cose contemporaneamente: quel Supermatteo che giustamente si sfinisce andando in giro per il mondo e presenziando ai summit più importanti. Ma che forse non resiste alla tentazione di occuparsi in prima persona anche delle candidature regionali e comunali. Ma Supermatteo, secondo me, non può arrivare da tutte le parti con la stessa forza, lucidità ed energia.

Un leader (e Renzi lo è) è un leader compiuto se riesce a delegare, a creare intorno a sé una squadra forte e leale, a responsabilizzare i suoi fedelissimi e pretendere da loro i massimi risultati sul territorio (quel territorio che Renzi per ovvie ragioni di tempi e spazi non ce la fa da solo a tenere sotto controllo).

Cosa mi aspetto quindi da Renzi? Mi aspetto che continui a fare incontri con Obama, con Putin e con la Merkel e gli altri potenti del mondo. Mi aspetto che Renzi continui a far sentire sempre più forte la voce dell’Italia a livello mondiale. Ma mi aspetto altresì che quanto prima rinunci alla carica di segretario del Pd e la affidi ad un amico fidatissimo in grado di riorganizzare il Pd dalle fondamenta.

Perché Renzi, secondo il giudizio di tanti, non può continuare a litigare coi signori dell’Europa sul problema migranti, un problema di portata mondiale, e litigare con la stessa intensità sull’art. 18 col signor nessuno Landini.

Insomma, mi auguro che Renzi continui a “rottamare” ma, come ho detto più volte, la selezione non deve avvenire su dati anagrafici ma sui livelli di responsabilità politiche, e poi su intelligenza, preparazione, professionalità, dedizione, impegno, onestà.

Un’ultima cosa: Renzi, come detto, vuole abolire per i candidati alle prossime elezioni, le primarie interne al partito. A Viareggio (se non glielo ha detto nessuno glielo diciamo adesso) le primarie sono già state abolite. Il candidato Pd alle amministrative di pochi giorni fa (Luca Poletti) scelto personalmente da un commissario ad hoc, ha rischiato addirittura di non arrivare al ballottaggio. Ballottaggio da lui drammaticamente perso nello scontro con Giorgio Del Ghingaro, già sindaco di successo a Capannori per dieci anni, sostenuto dalla sua lista civica e da altre determinatissime liste civiche. Dimenticavo: Del Ghingaro è iscritto al Pd e, chissà perché, è inviso allo stesso Pd che si è rifiutato nella maniera più categorica di presentarlo come candidato sindaco. Sarà mica troppo bravo per tanti sedicenti “renziani”?         

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