L'Italia sulla luna

Evviva, gufi e gufetti d’Italia hanno scoperto un altro idolo da adorare: è greco

Il 5 luglio? Di certo entrerà nel calendario come il giorno dei gufi. Di tutti quei politici italiani (Fassina, Grillo, Vendola, D’Attore e tanti altri in ordine sparso) che sono andati in pellegrinaggio ad Atene ed hanno esultato (insieme ai loro fan) al risultato del referendum con cui i greci hanno detto no alle proposte dell’Unione Europea per risanare il debito greco. Tutti felici questi gufi e gufetti che scaldano i motori per regolare i conti col premier Renzi il quale, alla vigilia del referendum, si era limitato a dire che gli impegni si rispettano.

No, per i gufi, gufoni e gufetti di casa nostra andati adoranti in pellegrinaggio sotto l’Acropoli a rendere omaggio al loro nuovo idolo, il premier greco Alexis Tsipras, gli impegni non si devono rispettare, i contratti non valgono nulla, l’austerità deve riguardare solo francesi e soprattutto tedeschi e tutti gli altri devono essere liberi di fare ciò che più gli conviene.

E’ questa la prima considerazione che si può trarre dall’euforia di un popolo sceso in piazza a festeggiare lo schiaffo dato all’Europa e che non sa ancora cosa gli possa capitare nel futuro più immediato. Un futuro secondo molti osservatori di lacrime e sangue. Ma che vuol dire? L’importante, per loro e il loro leader, era dire no. E lo hanno detto a stragrande maggioranza. La seconda considerazione è che il mondo è pieno di furbetti, di individui che amano vivere di espedienti, amanti della bella vita senza far nulla per meritarsela, fortissimi mediaticamente, così forti  che sanno convincere gli altri di essere dei martiri o dei benefattori. Questo mondo ha bisogno di idoli da adorare: ed è così che nell’Olimpo degli dei minori del nostro tempo segnato da facebook si è aggiunto a furor di “mi piace” Tsipras.  

Davvero incredibile osservare come il popolo greco sia arrivato a questa svolta che certo resterà nella storia.

Perché tutto cominciò (in estrema sintesi) quando l’allora governo della Grecia, per entrare nel club della neonata Europa, presentò ai membri che già c’erano dei bilanci dello Stato assolutamente falsi. Da lì un continuo chiedere prestiti per poter andare avanti. Miliardi e miliardi di euro dell’Europa (anche soldi nostri quindi) trasferiti ad un Paese che in anni e anni non ha fatto nulla per raddrizzare i suoi conti, con un’evasione fiscale mostruosa, pensioni molto facili, Iva da ridere. Un debito che col passare del tempo è diventato enorme e insostenibile.

Fino a quando l’Europa non ha cominciato a chiedere indietro un po’ di soldi.

E’ a questo punto che è sorto prepotentemente l’astro di Tsipras, leader del partito Syriza che al grido di “non restituiremo il debito” ha vinto alla grande le elezioni di inizio anno. E’ ovvio che la gente si infiamma quando vai a dire che cancellerai tutti i debiti.

Tsipras comincia a frequentare i signori dell’Europa e li inchioda per mesi in un estenuante confronto per convincerli a prestare altri miliardi senza impegnarsi a fare alcuna riforma. Fino alla rottura definitiva: l’Europa gli fa un’ultima offerta per risanare il debito, lui indice un referendum per scaricare le responsabilità sul popolo greco. Alla vigilia del voto il ministro delle finanze greco, il prode Varoufakis, uno che viaggia in moto e in maglietta e di cui tante signore e signorine si sono innamorate perdutamente per quel suo fisico possente e quel suo profilo greco, surriscalda gli animi degli elettori definendo i creditori come “terroristi”.

Siamo praticamente in diretta. Varoufakis si è dimesso o è stato dimissionato ed oggi Tsipras, il piccolo idolo amato dalla nostra sinistra radicale e da una parte della destra, dovrebbe incontrare gli altri dell’Europa e presentare una proposta per riaprire il negoziato.

Non si sa cosa gli diranno Merkel e compagnia bella. Può darsi che accettino il suo piano (perdendo completamente la faccia) o può darsi che almeno per un po’ decidano di farlo affondare organizzando nel contempo aiuti umanitari per la popolazione che nel giro di poco tempo potrebbe trovarsi senza soldi e senza i generi di prima necessità.

Guardiamo cosa succederà a questo dio minore del sud europeo dopo il grande show referendario: potrebbe rientrare nei ranghi oppure sciogliersi definitivamente dall’abbraccio di Angela Merkel e dell’Europa che chiedono indietro miliardi di euro prestati. Ma è certo che così facendo finirebbe strangolato dalla Russia di Putin o dalla Cina che hanno mostrato un certa attenzione (parecchio interessata) per risolvere i problemi della Grecia.

In un caso o nell’altro comunque Tsipras non resterà a lungo sull’Olimpo e la sua immagine non finirà sulle t-shirt.

 

      

 

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