L'Italia sulla luna

Contrordine compagni, la rivoluzione contro l’Europa è stata rinviata a data da destinarsi

Ora che la vicenda greca sembra essersi un po’ placata (almeno a livello mediatico, non certo per i greci) si può veramente fare una riflessione un po’ più serena su ciò che è accaduto dall’inizio dell’anno (avvio delle trattative) fino all’altro giorno, quando il parlamento greco ha votato a favore di quanto concordato per il rientro dal debito grande come una montagna fra l’Europa e il premier Tsipras.

Mille e mille articoli di giornali e riviste hanno acceso le luci su un Paese bellissimo che nell’immaginario collettivo risplendeva per lo più per storia, architettura, bellezze letterarie e filosofiche, splendido mare, isole da sogno, ottima cucina, buoni vini. L’immaginario tipico di un turista che ha amato molto (e continua ad amare) la Grecia.

Ma mille e mille articoli ti hanno svelato anche un’altra realtà: che in Grecia uno degli sport preferiti è quello di evadere le tasse (più che da noi) di andare in pensione a spese dello Stato prima possibile, di non spaccarsi più di tanto per lavorare, di avere un’Iva fra le più basse d’Europa. Non solo: ci hanno anche raccontato che il maggior partito di governo (Syriza, che in occasione del drammatico voto in parlamento si è fragorosamente spaccato) è frequentato assiduamente da organizzazioni trotskiste, da sindacati stalinisti, da associazioni comuniste-ecologiste, da nostalgici seguaci di Marx e di Lenin.

Ma come? potrebbe chiedersi uno mentre, su qualche isoletta mangia un bel polpo alla griglia, fa un bagno nell’acqua spesso freddina o si ristora al respiro del magico Meltemi. Ma davvero, intorno, stessa faccia stessa razza, come dicono i greci agli italiani, c’è tutto questo? C’è ancora, su queste splendide isole, chi crede che il comunismo, Marx, Lenin e Trotski, possano risolvere i problemi della gente? Non lo credono più nemmeno in Russia e continuano a crederlo qui, riuscendo addirittura a far vincere le elezioni ad un partito come Syriza che ha nel suo dna il non pagamento del debito contratto con l’Europa e l’uscita dall’euro?

Già proprio così.

Allora il secondo pensiero, un retropensiero inquietante, non può che essere questo: che tutto ciò che ha visto come protagonista la Grecia in questi ultimi mesi non può che essere stato organizzato dalle sinistre radicali (avete presente tutte le vestaline della nostra sinistra più intransigente andate ad Atene in occasione del referendum?) per tentare di dare una spallata all’unione europea e ad un parlamento europeo che non guarda certo a Marx o a Lenin.

Un tentativo di spallata, forse sponsorizzato dalla stessa Russia di Putin, al quale si sono subito uniti molti che dalla confusione pensano di poter trarre vantaggi: come certe destre europee, come da noi i leghisti o quelli del Movimento 5Stelle. Una spallata, una rottura, un caos politico e istituzionale: tutte ottime occasioni per tanti trombati e estromessi di riaffacciarsi sul palcoscenico e tentare di riemergere dall’oblio.

Ma la spallata non c’è stata. Ci siamo andati vicino ma non c’è stata. Perché per fortuna il premier Tsipras, che si era ritrovato a vincere le elezioni forse senza nemmeno crederci e promettendo ciò che non avrebbe potuto mantenere, si è fermato sull’orlo del baratro: ha cacciato gli irriducibili del suo governo e del suo  partito, si è fatto ambasciatore in patria e giusto interprete delle richieste dell’Europa e si è battuto perché il parlamento approvasse il piano di aiuti offerto dalla Ue. Rendendosi conto, come lui stesso ha dichiarato, che l’uscita dall’euro e il ritorno alla dracma, sarebbe stata una disfatta per i più poveri  del suo Paese.

Tsipras ha dimostrato così di avere buone speranze di diventare un vero politico. Con tanti saluti a Marx, a Lenin e forse anche a Putin. Non diventerà un’icona della sinistra, non finirà sulle t-shirt, col suo dietrofront avrà deluso i tanti illusi sparsi per l’Europa, ma di certo ha dimostrato di avere il coraggio di fare i conti con la realtà.

E la promessa rivoluzione? Rinviata a data da destinarsi. Fassina, Civati, Vendola e D’Alema, Grillo e Salvini possono andare tranquillamente in vacanza.

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