L'Italia sulla luna

Tasse, Renzi si affida di nuovo alla “Ruota della fortuna”

Così il premier Renzi ha deciso di provare di nuovo con la “Ruota della fortuna”. Nel 1994, al quiz televisivo di Mike Bongiorno, affidandosi a fortuna e innegabile capacità, riuscì a vincere quarantotto milioni di vecchie lire.

Ora, affidandosi ancora una volta alla sorte (guardiamo cosa succederà all’economia mondiale) e alle sue capacità di leader ha messo sul piatto un contratto con gli italiani che non gli concede scampo: ridurre le tasse di 50 miliardi di euro da qui al 2018. Tasse che riguardano le case, le imprese, le persone fisiche che pagano l’Irpef.

Il progetto come nella tradizione ha già ricevuto ampie critiche sia da alcuni nostalgici esponenti del suo partito (quel Pd a pezzi che avrebbe tanto bisogno di un ripensamento) e da tutti quelli (destre e grillini) che di punto in bianco si sono visti scippare un osso sempre attraente per l’elettore medio e imbufalito per la pressione fiscale.

Un progetto quello di Renzi da ultima spiaggia: o bene bene o male male. O riesce come si augurano milioni di italiani (e sono tra questi) e Renzi si candida a guidare il Paese per altri anni ancora e ad entrare nella storia d’Italia come un grande riformatore o se va male segnerebbe la fine politica di un premier ancora giovanissimo. Sarebbe la fine di un sogno chiamato rinnovamento, sarebbe la fine di tante illusioni legate alla possibilità di far cambiare verso ad un’Italia sempre più insopportabile.

Qualcuno dirà: ma il contratto con gli italiani e la promessa di ridurre la pressione fiscale non è roba che è stata già detta e ridetta quasi un ventennio fa e mai approdata a buon fine? Chi non ricorda le due mitiche aliquote (23 e 33%) vagheggiate da Berlusconi per le tasse degli italiani? Chi non ricorda il contratto con gli italiani firmato in diretta tv? Il contratto con gli italiani non è stato rispettato da Berlusconi, le due mitiche aliquote non sono mai arrivate eppure lui, il Cavaliere, è sempre qui fra noi a fare politica.

Tutto vero, ma per Renzi, se fallisse nella sua impresa, non potrebbe essere così. Ha incarnato (e incarna) troppe speranze di cambiamento, ha rappresentato (e rappresenta) i desideri un’Italia che, mutando pelle, vuol tornare a essere fra le prime nel mondo, con la sua storia, le sue bellezze, la sua cultura, il genio italico, la creatività e l’impegno.

Renzi, se dovesse fallire, non potrebbe (e certamente non lo vorrebbe nemmeno lui) vivacchiare e pisolare in parlamento a tessere, tramare, creare improbabili formazioni, escogitare assurde alleanze.

La sua carriera politica sarebbe irrimediabilmente finita. Ecco perché mi piace ancora di più questo spavaldo impegno preso con gli italiani, questo desiderio di fare (oltre al già fatto) qualcosa di veramente tangibile per la gente: ridurre le tasse per tornare a respirare e a far girare l’economia.

Certo, neppure questa volta Renzi  ha affrontato l’argomento della lotta alla mostruosa evasione, uno sport nazionale così diffuso che costa allo Stato (cioè a tutti quelli che pagano le tasse fino all’ultimo cent) oltre cento miliardi di euro l’anno. Ma sono convinto (o per lo meno me lo auguro) che il premier Renzi arriverà quanto prima ad affrontare anche questo vergognoso capitolo del vivere quotidiano. 

La “Ruota della fortuna” ha ripreso a girare. Guardiamo quale frase uscirà. Sarebbe bello se uscisse qualcosa come “L’Italia con Renzi ce l’ha fatta”.

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