L'Italia sulla luna

Il funerale di un boss, la farsa di un Paese

Ciò  che è  andato in scena giovedì scorso davanti e dentro la chiesa di Don Bosco a Cinecittà, quartiere di Roma che ospita anche i celebri studios, non era solo il funerale in stile mafioso di un boss della capitale, ma la farsa di uno stato, l’Italia, dove può succedere di tutto e nessuno interviene.

Una carrozza, arrivata apposta da Napoli (la stessa usata tanti anni fa per il funerale di Totò) trainata da sei cavalli col pennacchio nero, 250 automobili al seguito, musiche a tutto volume del “Padrino”, gigantografie del “re di Roma” Vittorio Casamonica, esposte sulla facciata della chiesa, la bara al termine della cerimonia funebre adagiata dentro una Rolls Royce, una pioggia di petali di rosa lanciati da un elicottero noleggiato apposta per l’occasione e partito da un eliporto vicino a Napoli, una folla di centinaia e centinaia di adepti del clan plaudente e commossa per la scomparsa del “re di Roma”, capo di una famiglia dedita alle più svariate attività criminali.

Il giorno dopo, viste in tv le immagini dello sfarzoso funerale i rappresentanti delle istituzioni tutti lì a scandalizzarsi e a interrogarsi su come avesse potuto aver luogo uno spettacolo del genere in un quartiere non troppo distante dal cuore di Roma. Uno spettacolo indecoroso che ha fatto subito il giro del mondo, gettando ulteriore discredito sull’Italia e sugli italiani.

E dire che del funerale tutti sapevano tutto: sapeva il Comune, sapevano i vigili urbani, sapevano i poliziotti, sapevano i carabinieri, sapevano alcuni magistrati che hanno dato il permesso di prendere parte alla cerimonia ad alcuni detenuti, sapevano quelli che danno le autorizzazioni agli elicotteri di poter sorvolare la Capitale.

Già, e tutti a chiedersi, a pochi mesi dall’inizio di quell’evento mondiale e parecchio impegnativo per la gestione della sicurezza che sarà il giubileo straordinario: e se quell’elicottero, partito da un misterioso eliporto campano, avesse sganciato bombe invece di petali di rosa? Brutta cosa le domande, vero?

Già, sapevano tutto tutti, ma tutti fra loro non si parlano, e così può succedere qualsiasi cosa.  Già, ma d’ora in poi, dicono i funzionari dello Stato che stanno esaminando la vicenda, non succederà più una cosa del genere: tutti dovranno parlarsi, tutti dovranno confrontarsi e cose del genere non dovranno più succedere. Tutto qui? Sì tutto qui, inutile (dicono ancora) andare a cercare responsabilità e teste da far rotolare: ormai è andata ed è inutile stare a recriminare. Giovedì il consiglio dei ministri dovrebbe occuparsi del caso, guardiamo se in quella sede sarà preso qualche altro provvedimento forse un po’ più appropriato.   

 Eh sì, è proprio questa la farsa dell’Italia. Il funerale è solo un atto (e non certamente l’ultimo) di un Paese che da anni e anni, col placet di tutti, mette in scena spettacoli di cui vergognarsi.

D’altra parte se uno ci pensa bene, Vittorio Casamonica, capo delle famiglie di etnia sinti stanziali, approdato a Roma negli anni 70 dagli Abruzzi, faceva quello per cui si sentiva più portato: che, secondo la polizia e leggendo le cronache, era fare affari con i criminali della banda della Magliana, e poi, estorsione, corruzione, traffico di droga, racket, riciclaggio di denaro, appalti, sfruttamento della prostituzione, usura, furti, rapine e chi è più ne ha più ne metta.

Lui il padrino della Romanina (il “suo” quartiere romano in tutti i sensi) proteso ora, secondo gli auspici dei suoi familiari e infiniti fan, alla conquista del paradiso dopo aver conquistato Roma, diventato in tanti anni di attività stramilionario in euro, scomparso a 65 anni, i suoi obiettivi li aveva raggiunti. Era perfino riuscito a far assegnare dal Comune a tanti suoi amici e familiari case popolari a affitti irrisori. Perché certo a Casamonica non potevano mancare amicizie nell’ambito della politica.    

E’ lo Stato, purtroppo, che in tutti questi anni non ha fatto il suo dovere, non ha fatto nulla (o ha fatto pochissimo) per contrastare lo sviluppo di questa mafia nella Capitale. Lo Stato non ha visto o ha fatto finta di non vedere.

Sì, lo Stato, a proposito dei Casamonica, ha fatto qualche sequestro di beni, ha arrestato un po’ di persone, ha fatto varie irruzioni in case e ville della famiglia, ma non è mai riuscito a sradicare il marcio dalle radici. Sempre a leggere le cronache mi sono imbattuto in varie assoluzioni ottenute da Casamonica in vari processi, ma non mi sono imbattuto in qualche suo lungo periodo di detenzione. Così va il mondo, così vanno le cose a Roma e in tanti altri posti sparsi per il nostro Paese.

Ma ora, a sentire ciò che ci dicono, queste cose non accadranno più. Tutti i rappresentanti delle istituzioni si parleranno tra loro e tutto si raddrizzerà. Che tristezza la farsa italiana.      

       

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