L'Italia sulla luna

Povero Marino, se fosse stato un migrante libico Papa Bergoglio lo avrebbe trattato meglio

Non ci posso davvero credere. Non posso credere che Papa Francesco, anche lui, si sia fatto umanamente prendere da un moto di stizza e abbia trattato così male il povero sindaco di Roma Ignazio Marino. Cosa impensabile, fino all’altro giorno, per un Papa.

Brevissimo riepilogo per chi si fosse perso qualche passaggio della vicenda che in queste ore è al centro del dibattito di quotidiani e social.

Poche ore fa Papa Bergoglio e sindaco Marino, primo cittadino di Roma, primo cittadino di quella città che dall’8 dicembre ospiterà il Giubileo straordinario  indetto da Francesco, si trovano nella stessa città, Philadelphia, e partecipano, uno come protagonista e l’altro come spettatore-vip, all’incontro mondiale sulla famiglia.

Prima di partire Marino, già al centro di varie polemiche per i suoi vari viaggi negli Usa, aveva detto: “E’ il primo viaggio di papa Bergoglio negli Usa e quando nel giugno scorso mi è stato riferito che avrebbero avuto piacere della mia presenza in tre appuntamenti del Santo Padre a Philadelphia, ma soprattutto all’incontro con le famiglie, ho detto a monsignor Paglia che sarei stato molto lieto di partecipare all’organizzazione della visita. Peraltro questo viaggio non costa un euro ai romani essendo ospite della città di Philadelphia”.

Concluso il viaggio in Usa, sull’aereo che lo riporta a Roma, un giornalista  nel corso dell’ormai incontro stampa ad altissima quota, chiede al Papa se Marino era stato invitato a Philadelphia dal Vaticano.

E alla domanda, apriti cielo, è proprio il caso di dire in questa occasione. Papa Bergoglio si è innervosito e ha risposto con inusitato ardore: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro lo hanno invitato. Lui si professa cattolico ed è venuto spontaneamente”.

Frasi che hanno sconcertato tutti i presenti, dette con una foga che davvero nessuno si sarebbe aspettato da un Papa in missione. Con quel “Chiaro?” rivolto a tutti che racconta più di mille parole.

Possiamo dirlo pur con tutto il rispetto possibile per un Papa? Bergoglio non ci è per niente piaciuto in questo passaggio del suo apostolato. Certo, anche i Papi sono uomini, però non mi ricordo di una simile smusata da parte di un Papa nei confronti di un uomo pubblico che bene o male (lo diranno gli elettori prossimamente) rappresenta pur sempre l’Italia. Uomo pubblico sbeffeggiato in seguito a questo evento sui social (da “imbucato speciale” ad “animatore turistico”) e dalle opposizioni che vedono nell’esponente del Pd alla guida della capitale, un nemico da attaccare con ogni mezzo sempre e comunque.

Chissà come stanno veramente le cose. Chissà se Marino, come dice, era stato invitato a Philadelphia dal sindaco e dal vescovo della città americana. O chissà se aveva avuto dei rapporti, magari informali, anche con esponenti del Vaticano. Non mi interessa neppure conoscere i motivi che hanno evidentemente portato a questa frizione fra il  Papa e Marino (medico pro aborto e sindaco favorevole ai matrimoni gay).

Fatto sta che un Papa che dispensa a tutti pace e serenità, che chiede terra e lavoro per tutti, che chiede più libertà per tutti, che amorevolmente incontra in un carcere americano delinquentoni che fanno paura solo a guardarli, che si batte per la massima accoglienza di tutti i migranti del mondo, non avrebbe dovuto trattare in quella maniera il povero Marino, bersagliato da tutti, colpevole solo di essersi ritrovato a capo di una città assolutamente ingovernabile.

Marino, a pelle, non sta simpatico diciamo la verità. Ma da ieri a me è più simpatico perché è stato esposto dal Papa ad una figuraccia mondiale. E mi rattrista pensare che se Marino fosse stato un migrante libico di incerta identità, di incerta fedina penale, di sicuro musulmano, forse dal Papa sarebbe stato trattato meglio.

Ogni tanto anche i Papi sbagliano. E potrebbero o spiegare i motivi di reazioni inusitate o chiedere scusa. Si può dire?  

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