L'Italia sulla luna

Bersani, Calderoli, il “soccorso azzurro”: quante cose si possono imparare dalla riforma del Senato

In attesa che Stefano Bartezzaghi, mitico ideatore e risolutore di sciarade, rebus, parole crociate a schema libero, senza schema o crittografate, palindromi ecc, riesca a spiegarci come avverrà l’oscura elezione dei nuovi cento senatori, la riforma del Senato che si sta discutendo ancora per qualche giorno nell’aula di Palazzo Madama, ha rivelato un’infinità di cose a noi poveri elettori.

La prima che mi viene in mente è l’inutilità per se stessa e per gli altri della minoranza del Pd guidata dall’ineffabile Pier Luigi Bersani e composta da un manipolo di altri combattenti tutti falce e tordello.

Bersani e gli altri si erano impuntati su una modifica dell’art. 2 della riforma, riguardante appunto l’elezione dei senatori che loro pretendevano fosse fatta direttamente dagli elettori. Su questo punto hanno fatto perdere un sacco di tempo al governo, guidato guarda caso dal loro segretario di partito, cioè Matteo Renzi. Hanno minacciato fuoco e fiamme, hanno portato il dibattito interno al Pd a livelli incandescenti, c’era addirittura chi parlava di possibile scissione.

Insomma, giorni e giorni di insopportabili discussioni fino a quando non sono arrivati ad un accordo con la maggioranza del partito accontentandosi di una modifica sull’elezione diretta che, appunto, per chi ne voglia sapere di più, avrà bisogno delle spiegazioni del sommo Bartezzaghi.

Secondo me questa modifica non solo non l’hanno capita i cittadini ma non l’hanno capita neanche quelli della minoranza che sono buoni buoni rientrati nei ranghi (almeno apparentemente perché i voti segreti possono riservare ancora qualche sorpresa).  

Può darsi che quelli della minoranza non abbiano capito la portata dell’accordicchio con Renzi, ma una cosa l’hanno certamente capita seguendo in diretta nei giorni scorsi le elezioni avvenute in Grecia: Tsipras ha trionfato, Varoufakis, il suo ex ministro che voleva uscire dall’euro senza pagare i debiti e che aveva dato vita alla scissione di Syriza, col suo nuovo partitino non ha superato la soglia di sbarramento ed è rimasto fuori dal parlamento.

Eh sì, le scissioni sono un’arma pericolosa. C’è anche il caso, per chi le fa, di dover andarsene a casa senza uno stipendiuccio di svariate migliaia di euro al mese.

Ma forse quelli della minoranza del Pd hanno capito anche un’altra cosa: che se al governo dovessero venire meno i loro voti ci sarebbero sempre, pronti a subentrare, quelli del Nuovo Centrodestra di Alfano, quelli di Ala, il “soccorso azzurro” messo insieme da Verdini e, come è successo poche ore fa, anche quelli di Forza Italia. Per i puristi della politica si può aggiungere che, essendo quella del Senato una riforma costituzionale, più ampia è la convergenza di tutte le forze rappresentate in parlamento, meglio è. Quindi anche i voti di Verdini e di Forza Italia, che non fanno parte del governo, sono benvenuti e ben accetti.

Un’altra cosa, tra le tante, che si è imparato dal dibattito di questi giorni è che è stato finalmente individuato il più strenuo difensore della nostra Costituzione. E’ il senatore leghista Roberto Calderoli che temendo, con questa riforma, una deriva autoritaria ha avuto il tempo e la voglia di preparare 75 milioni di emendamenti e presentarli al presidente Grasso perché fossero discussi. I milioni di emendamenti sono stati tolti di mezzo in quattro e quattr’otto, lui Calderoli invece è sempre lì.

Lì, come dice lui,  a difendere la Costituzione, a vegliare, come una sorta di ultimo giapponese, perché Renzi non tenti colpi autoritari. Lui, Calderoli, che già era esponente di primissimo piano della Lega ai tempi in cui Bossi parlava di secessione, di Roma ladrona, di possibili marce sulla Capitale, su quanti fucili ci fossero in Padania. Lui, Calderoli, più volte ministro, anche vicepresidente del Senato, che ce l’ha coi neri, coi gay, coi mussulmani (ricordate la vicenda delle magliette con Maometto?) che ha offeso pesantemente la ministra Kyenge, che ha partorito un sistema elettorale (quello con cui si è votato anche recentemente) definito da lui stesso una “porcata”, ribattezzato poi amabilmente da altri “porcellum”. Ebbene sì, è proprio lui il difensore ultimo della nostra Costituzione.

Cosa ci insegna anche questa vicenda? Che oltre alla riforma del Senato bisognerebbe che il parlamento varasse (davvero impensabile la cosa) una legge secondo la quale dopo due legislature uno non può più essere rieletto. Così non si assisterebbe più a sceneggiate  di personaggi (centro, sinistra, destra ecc) ben presenti per i loro trascorsi nella memoria degli elettori. E poi diciamo la verità, così facendo si creerebbero anche tanti altri posti di lavoro per gente un po’ più giovane.

Ultima annotazione: è giustamente e severamente vietato fare volgari gesti sessisti verso colleghe senatrici. Due senatori verdiniani sono stati sospesi per questo.  Però, come è successo, si può dare tranquillamente del corrotto al presidente del Senato Grasso e non succede niente.     

  

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