Renzi, Berlusconi, i disagi di Verdini: ecco la fantariforma del Senato
Ho letto con interesse, all’indomani dell’approvazione della riforma del Senato, i voti che vari commentatori hanno dato agli artefici di questo storico provvedimento che va a cambiare profondamente la Costituzione italiana. Voti alti per la Finocchiaro e la Boschi risultate essere determinanti per la riuscita dell’operazione (per loro lodi e un ritorno mediatico pari a quello della Pennetta e della Vinci dopo New York) voti buoni per Renzi, per Verdini, e per qualcun altro. Irrimediabilmente bacchettato nei giudizi e nei voti Silvio Berlusconi, anziano leader di Forza Italia, apparentemente, un po’ in disarmo.
Vorrei sottolineare “apparentemente”, perché secondo me i grandi protagonisti di questa riforma sono stati proprio Berlusconi, Renzi e Verdini. Cioè gli ideatori e i sottoscrittori del famoso patto del Nazareno. Un patto che ad un certo punto sembrava essersi infranto per la dura presa di posizione di alcuni esponenti di primo piano di Forza italia, ma che a parer mio ha continuato brillantemente a rimanere in piedi per tutto questo tempo.
Un’operazione sulla quale al momento non ci sono né prove né conferme; ma che, se fosse vera, avrebbe del geniale.
Ricapitoliamo per sommi capi.
L’Europa pretende che l’Italia, per essere credibile, faccia le riforme, Renzi vuol fare le riforme e passare alla storia come quello che ha dato una svolta all’Italia, Berlusconi vuole fare le riforme che ha sempre avuto in testa (ricordate la famosa necessità di una nuova “architettura istituzionale” per rendere il Paese finalmente governabile?). E, così facendo, lasciare agli italiani, oltre alle vittorie del Milan, qualcosa in campo politico che vada ben oltre le vicende legate a Ruby e al famigerato bunga bunga.
Ebbene, è così che nasce il patto del Nazareno che partorisce di lì a poco la nuova legge elettorale col premio di maggioranza (che assicurerebbe la massima governabilità) al partito che prende più voti.
A Berlusconi però all’interno di Forza Italia nascono vari e gravi problemi. Il primo è rappresentato da Raffaele Fitto, sempre e duramente avverso al patto Berlusconi-Renzi. Fitto che alla fine è costretto a lasciare Forza Italia e a formare un nuovo raggruppamento di cui in poco tempo si sono perse le tracce.
Ma Berlusconi in Forza Italia ha anche altre grane legate a personaggi non così pugnaci e irrispettosi come Fitto ma che all’interno del partito hanno un loro notevole peso specifico e che sono contrari a continuare ad appiattirsi sulle posizioni del Pd. Un appiattimento, oltretutto che incide parecchio negativamente sugli umori dell’elettorato di destra.
Ha problemi Berlusconi in Forza Italia, ma ha problemi anche Renzi nel Pd. Perché la minoranza del partito, rappresentata da Bersani e compagnia blaterante, è particolarmente forte in Senato dove, se si mettesse di traverso in ottemperanza alla filosofia del perfetto “nietcong” (quello che dice sempre no a prescindere) potrebbe anche creare parecchie difficoltà, financo far cadere il governo del mai (da loro) amato Renzi.
Ed ecco allora che nasce l’idea del “soccorso azzurro”: un manipolo di senatori guidato dall’ineffabile Denis Verdini, uomo per tutte le stagioni fedelissimo di Berlusconi, che fa finta di rompere con Forza Italia e va a dare una mano a Renzi, anche solo con la sua presenza e la sua disponibilità a sostenere coi voti la riforma del Senato.
I verdiniani, durante il dibattito e le votazioni a Palazzo Madama, non risultano mai determinanti ma fanno sì che la minoranza del Pd, che all’inizio era intenzionata a sfasciare tutto, si renda conto di non essere più così determinante. Ed alla fine, in cambio di un astruso e (per ora) incomprensibile compromesso con la maggioranza, rientra buona buona nei ranghi.
Risultato raggiunto. La riforma del Senato passa e tutti almeno per un po’ possono vivere felici e contenti. Renzi è riuscito a portare a casa una riforma inimmaginabile fino a pochi mesi fa, si può presentare in Europa con un altro grande successo, e in teoria è riuscito a ricompattare tutto il partito. Berlusconi, giocando su più tavoli, ha raggiunto uno degli obiettivi che da sempre aveva in testa (le riforme), ha tenuto buoni quelli del suo partito contrari a Renzi e intanto ha avviato incontri d’amicizia con la Lega di Salvini, pronto anche ad un’alleanza alle prossime elezioni. Verdini ha mantenuto vivo il patto del Nazareno ed ha avuto grandissima visibilità.
Fantapolitica? Forse. Ripeto, non ci sono né prove né conferme. Ma una cosa è certa: che è assolutamente impossibile che Verdini abbia lasciato Berlusconi e Forza Italia perché (come ha avuto modo di dichiarare) si “sentiva a disagio”. Chi conosce Verdini sa che lui non si sentirà a disagio neanche quando gli capiterà di trovarsi davanti a San Pietro che gli chiederà da quale parte pensa di meritarsi di andare.