Una sinistra italiana (e marziana) che sarà seppellita da una fragorosa risata
Bene così. Sabato a Roma è finalmente nata la cosa rossa, battezzata genialmente “Sinistra italiana”, non ci si avesse a sbagliare con qualche altra. Tanto entusiasmo e belle ciao a suggellare un evento a lungo atteso. Grandi nomi, grandi fuoriusciti da partiti che proprio non sopportavano più (pienamente ricambiati). I più in vista, Stefano Fassina, Alfredo D’Attore (ex Pd), qualche grillino, Nichi Vendola, tutti felici di sentirsi il nuovo che avanza. Un nuovo che ancora però non è riuscito a conquistare storici malpancisti di sinistra: Civati, tanto per fare qualche nome, ha da pensare ai suoi progetti, Cofferati pensa agli affari suoi, Landini progetta cose rosse tutte sue.
Insomma è nata una sinistra (italiana) che già all’inizio sembra frammentata in mille rivoli. E chissà in quanti rivoli si frammenterà ancora. Perché è tutta gente dall’ego politico smisurato, che pensa ognuno per proprio conto di essere un leader predestinato. Gente che non sa fare squadra, gente che, nei loro partiti di origine, non ha mai voluto riconoscersi nel ruolo di minoranza, gente che o si fa così o niente. Gente che pensa di essere sottostimata, gente che pensa di avere alle spalle torme di fan e pace poi se dietro non vedono nessuno o c’è uno sparuto drappello di altri senza pace.
Ma è bene che sia nata Sinistra italiana. E’ una fortuna per tutti. Perché finalmente ci sarà un po’ più di chiarezza e finalmente si potrà votare con più cognizione di causa. Perché da una parte ci sarà una sinistra moderna pronta a non immolarsi sulle barricate di ideologie ormai superate e pronta confrontarsi, soprattutto nel mondo del lavoro, con un universo in continua evoluzione.
Dall’altra ci sarà, ben identificabile, una sinistra radicale che vive di ricordi e rancori (anche personali) che sogna ancora qualche muretto ideologico da erigere qua e là, che pensa ancora a Marx, al Soviet, alla dittatura del proletariato, che tira fuori ogni tanto dal portafogli santini ormai irrimediabilmente sbiaditi. Che, in ultima analisi tanto per citare un personaggio come Papa Bergoglio, parla di povertà vivendo da faraoni. Perché si comportano così non solo tanti religiosi sparsi per la curia romana ma anche tanti parlamentari fedelissimi alla loro molto redditizia poltroncina.
Una sinistra, diciamolo, che più che italiana sembra marziana: nata già divisa, già pronta a sparpagliarsi ulteriormente al primo venticello.
Una sinistra (italiana) triste, masochista, votata perennemente alla sconfitta, che, dice, vuole opporsi agli happy days di Renzi, con, evidentemente, giorni infami e senza speranza. Una sinistra fatta da tanti personaggi la cui unica pazzesca missione (tesi sostenuta da sempre nei confronti della leadership di Renzi nel partito e nel governo) consiste nel voler migliorare le idee degli altri.
Ora, non potendo più tirare a migliorare dall’interno della maggioranza i progetti del governo, dovranno per forza tentare di “migliorarsi” tra loro. E quindi Fassina dovrà tentare di migliorare le idee di D’Attore, D’Attore tenterà di migliorare il pensiero di Vendola, Vendola dovrà migliorare Cofferati, Cofferati dovrà tentare di migliorare Landini, Landini dovrà rendere migliori le intenzioni del comunista Ferrero, Ferrero dovrà vedersela con Civati e via dicendo e viceversa.
Di miglioramento in miglioramento fino allo sfinimento, fino alla perdita della cognizione del reale. Fino a quando tutti non saranno seppelliti da una fragorosa risata.