L'Italia sulla luna

Vaticano a luci rosse: è l’ora che papa Bergoglio faccia un bel repulisti

“Ora che vai a ……  mia mamma ti porta da Silvana, è perfetta ed è una mia cugina, così può anche essere salvato il patrimonio genetico. Poi mi dici che ne pensi. 36 anni, morbida”.

“Martedì sera viene a casa tua a trombare. Ok?”

“Silvana vuole trombare. Che facciamo?”.

“Ha detto la psichiatra che devo farti divertire. Lunedì Negroni fino alla morte”.

“Tu sei un egoista del cazzo, la gente perde ore appresso a te e poi quando tu devi fare qualcosa per qualcuno non ti va. Non sei stanco e depresso solo tu”.

“Hai rovinato tutto con quella boccaccia che non sai tenere chiusa. Ora mandi tutto a puttane perché sei triste. Vaffanculo. Ma seriamente vaffanculo”.

“Sei depresso? Scopa, che ti passa la tensione”.

 

Uno legge e si chiede: ma che cos’è, un dialogo tratto dall’ultima “Isola dei famosi” e venuto fuori solo ora? Oppure, mica sarà l’incipit di un libro di memorie che Rocco Siffredi potrebbe aver deciso di pubblicare per dare nuova brillantezza alla sua mitica ars amandi? Non sarà mica un dialogo tratto da  una vecchia commedia all’italiana, tipo “Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda” e riemerso ora per un approfondito studio semiologico?

No, tranquilli, nulla di tutto questo. Tutto molto più semplice e, nel suo horror, molto più banale.

Sono solo alcuni dei messaggi che la pierre Francesca Immacolata Chaouqui, scelta da Papa Francesco per far parte della commissione referente vaticana sui tagli di spesa, mandava a Lucio Angel Vallejo Balda, monsignore spagnolo, anche lui membro della stessa commissione vaticana sciolta l’anno scorso. Messaggi sconvolgenti portati alla luce e pubblicati poche ore fa dalla bravissima Nina Fabrizio sul Quotidiano Nazionale.

Messaggi inquietanti della Chaouqui, che stanno facendo il giro di Internet e che fanno parte del fascicolo con cui il pm vaticano ha chiesto il suo rinvio a giudizio nell’ambito del processo denominato “Vatileaks 2” per la sottrazione e la diffusione di documenti riservati sulle finanze del Vaticano ed altro. Processo in cui sono imputati oltre alla intraprendente pierre, lo stesso monsignor Vallejo Balda, il suo collaboratore Nicola Maio e i giornalisti Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, autori rispettivamente dei libri “Via Crucis” e “Avarizia”, da cui è scaturita l’inchiesta.

Ora non sappiamo davvero come potrà andare a finire il processo  cominciato nei giorni scorsi e che il Tribunale del Vaticano ha deciso di riprendere il 30 novembre. Siamo convinti però che la focosa pierre e il monsignore spagnolo, anche se non dovessero risultare essere i “corvi” che cercano i giudici, siano fin da ora moralmente colpevoli non solo per aver tradito la fiducia concessa loro da papa Bergoglio ma anche per aver usato ragionamenti ed espressioni che davvero non dovrebbero trovare alloggio nelle stanze vaticane.

Così come sono convinto, qualunque possa essere la sentenza, che i giornalisti di Mediaset e dell’Espresso non abbiano fatto altro che il loro dovere a pubblicare quanto arrivato in loro possesso. Anzi, Nuzzi e Fittipaldi dovrebbero essere ringraziati da papa Francesco per aver contribuito a svelare coi loro libri usciti da pochi giorni un po’ di quel marcio che si nasconde alle sue spalle.

E diciamola tutta: forse è davvero arrivata l’ora che Bergoglio oltre a professare pace e fratellanza cominci a indossare anche i panni del rottamatore e a rimettere ordine in una città (quella del Vaticano) dove per tanti anni, approfittando di malattie e debolezze di precedenti pontefici, hanno spadroneggiato affaristi, maneggioni e gente di poca fede. Faraoni, per dirla con papa Bergoglio, che hanno badato solo al loro interesse (in qualunque campo si indirizzasse) e che avevano perfino la pretesa di insegnare ad altri i comportamenti da tenere.   

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