L'Italia sulla luna

Ho visto anche un giovane aggiustatore di lavastoviglie felice

Dialogo di un proprietario di una lavastoviglie rotta e di un giovane aggiustatore di lavastoviglie rotte.

- Bene arrivato, era un po’ che l’aspettavo.

“Eh, ha ragione ma sapesse quanti sono nelle sue stesse condizioni”.

Il giovane ha un atteggiamento professionale ed efficiente. Tira fuori dalla sua linda valigetta vari attrezzi, fra cui un trapano, estrae dal suo alloggiamento la lavastoviglie, la tratta con rispetto e attenzione, e comincia a sbullonare. Fa qualche prova di carico e scarico e sentenzia:

“Si è inceppata per lo sporco finito nel tubicino. Succede spesso”.

In quattro e quattr’otto ha fatto la diagnosi del guasto, e si mette all’opera.

- E mi dica, come va il lavoro?

“Ah benissimo, mi piace il lavoro che faccio, e poi non si ripara dalle chiamate”.

- Ah, ci sono parecchi elettrodomestici in giro che si rompono.

“Sa, ancora loro hanno una certa durata, non si può pretendere che vadano avanti all’infinito. Sono come le persone, ogni tanto hanno bisogno di un tagliandino”.

- E di tagliandini ne dovete fare parecchi anche perché a quanto si dice sono le industrie stesse a programmare la durata di certe parti del prodotto che vendono.

“ Io questo non lo so, so però che siamo pieni di lavoro. Lei pensi che questa settimana devo lavorare anche il sabato. E’ faticoso, ma c’è anche soddisfazione”.

- Avete tanto lavoro anche perché forse ci sono pochi ragazzi che desiderano impegnarsi nell’aggiustare lavastoviglie e cose simili.

“E’ vero tanti giovani scelgono altre strade. Ma a me va bene così. E va bene anche a chi mi sta accanto”.

-Ecco, e nel vostro campo ci sono ragazze che fanno questo lavoro?

“Che io sappia non ne conosco neanche una. Magari fanno le segretarie, fanno le poliziotte, fanno le vigilesse, ma di aggiustatrici di elettrodomestici non ne ho mai viste in giro”.

Il guasto è stato riparato, il giovane rimette ordinatamente gli attrezzi a posto nella sua valigetta di Mr Wolf (quello di “Pulp Fiction”) mi fa varie raccomandazioni su come tentare di evitare guasti del genere, tira fuori il suo pos e mi fa il conto. Più di cinquanta euro per poco più di una mezz’oretta. Ma è giusto così, la professionalità va pagata. E poi sono contento di aver visto (citando Claudio Lolli, cantautore) anche un aggiustatore di lavastoviglie felice.

Mi è tornato in mente questo scambio di battute a leggere tutte le polemiche di questi giorni fra il ministro Poletti e i sindacati, con la signora Camusso in testa, a proposito di giovani, lavoro, orari di lavoro e laureati. Meglio laurearsi con 97 a 23 anni o meglio laurearsi con 110 a 28? Chi lo sa, chi può dirlo.

Meglio un laureato depresso e costretto ad emigrare per trovare un posto di lavoro, perché di professori, di medici, di avvocati, di architetti ce n’è in abbondanza, o un aggiustatore di elettrodomestici felice di aggiustarli?

Solo una riflessione, solo un interrogativo che mi pongo. Senza darmi una risposta.

Questa è la realtà di tanto mondo occidentale. Ma arriveranno i migranti e tra loro ci sarà anche chi sarà felice di aggiustare lavatrici e lavastoviglie.  

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