Statue inscatolate: bisognerebbe studiare fin da bambini la differenza fra ospitalità e servilismo
Certo che con la vicenda delle statue inscatolate perché il presidente iraniano Rouhani in visita a Roma non si imbattesse in qualche nudo di marmo (per lui) imbarazzante, non abbiamo fatto una bella figura. Anzi, l’abbiamo proprio fatta da vergognarsi. Come si diceva una volta, ci siamo fatti riconoscere anche in questa occasione. Il mondo intero a ridere e lo sterminato esercito di internet a prendere in giro.
E come al solito la colpa morirà fanciulla. Tutti ancora a chiedersi: chi ha censurato la Venere Capitolina? Chi ha inscatolato tutte le altre statue ammirate da centinaia di anni? Di chi è stata la decisione?
Nessuno ne sapeva nulla (così almeno dicono). Né il ministro della cultura Franceschini, né il ministro degli esteri Gentiloni, né il presidente del Consiglio Renzi. Forse ne sapeva qualcosa la sovrintendenza, forse ne sapeva qualcosa il cerimoniale di Palazzo Chigi?
Dicono che, per appurare come siano andate le cose che hanno attirato addosso all’Italia l’ilarità e lo scherno di folle immense, sia stata aperta un’inchiesta.
Ma diciamo la verità, di chi sia stata la colpa almeno a me interessa il giusto. Mi interesserebbe molto di più se qualcuno (il ministro della pubblica istruzione Giannini) istituisse a cominciare dalle scuole medie delle lezioni specifiche sull’importanza dell’Italia nel mondo (dalla fondazione di Roma ai nostri giorni) approfondendo le vite di tutti i geni che in ogni campo dello scibile umano hanno contribuito a civilizzare il pianeta (nazionalismo, sciovinismo? Non scherziamo, solo un riconoscimento di ciò che è stato il popolo italiano e lo è ancora).
E mi piacerebbe che venisse istituito anche un corso di formazione (questo potrebbe cominciare addirittura alle elementari) sulla differenza fondamentale che corre fra ospitalità, gentilezza e servilismo. Ecco, se venisse insegnata fin da piccoli questa differenza forse futuri funzionari o futuri ministri non incorrerebbero più in figure miserevoli come quella fatta per far piacere (ma Rouhani aveva chiesto questo? Non risulta) al presidente iraniano.
Così come forse, in futuro, non ci sarebbero più insegnanti che aboliscono i canti di Natale per non urtare la sensibilità dei bambini musulmani o qualcun altro che si alza la mattina e, sempre per la stessa ragione di cui sopra, chiede l’abolizione di presepi e crocifissi.
Di fronte a quelle statue inscatolate si sono scatenati un po’ tutti. Ma mi hanno veramente sorpreso le critiche rivolte al presidente del consiglio Renzi e al suo staff da esponenti del centrodestra. L’indignato speciale Renato Brunetta ha tuonato: “Renzi ridicolo e opportunista”. L’altro indignato speciale Maurizio Gasparri, annunciando un’interrogazione parlamentare sull’accaduto, ha articolato meglio il suo pensiero: “Fuori tutti i nomi della banda di idioti che ha ordinato la copertura delle statue”.
Veramente triste ascoltare queste parole e constatare la pochezza di memoria dei due esponenti della disastrata Forza Italia. Sarebbe bastato a tutti e due rivolgere un attimo il pensiero un po’ indietro nel tempo e forse si sarebbero convenientemente astenuti da ogni commento. La memoria non li ha aiutati ma per fortuna che c’è internet.
Avrebbero potuto digitare sul loro computer solo due nomi Berlusconi e Gheddafi. E si sarebbero imbattuti in una scena che ancora a distanza di anni turba i sonni di tanti italiani che odiano il servilismo. A Sirte in Libia, il 27 marzo del 2010, durante il vertice della Lega Araba l’allora premier italiano, Cavalier Silvio Berlusconi, incontra il dittatore libico Muammar Gheddafi lo abbraccia, parlottano per un po’ e poi Berlusconi china la testa per baciargli la mano. Gentilezza, servilismo? Fate un po’ voi. Forse se in quell’occasione qualcuno avesse inscatolato Berlusconi avrebbe reso un bel servizio all’Italia e agli italiani.