Il PD? Ora vuole gli iscritti con l’etichetta Docg
C’e’ forse qualcuno che si vuole iscrivere al Pd? Se c’e’ qualcuno che ha questo desiderio, lo faccia ma non sia cosi’ sicuro di essere accettato. Sì perché la strada per arrivare ad avere la tessera del Pd e’ lastricata di buone intenzioni, ma anche di mille difficoltà. Perché fra i democratici c’è sempre qualcuno più puro degli altri che, con una sua decisione, può rimandare al mittente la domanda.
Come si può capire la questione è nata dalla vicenda in atto in Sicilia: dove si è saputo che avrebbero intenzione di iscriversi al Pd alcuni politici che fino a poco tempo fa orbitavano intorno a Totò Cuffaro, già governatore della Regione, da poco rimesso in libertà dopo aver scontato vari anni di galera per aver aiutato la mafia.
Apriti cielo, discussioni a non finire, invettive e quant’altro come succede in questi casi: un dibattito portato avanti esclusivamente dalla sinistra dem (cuperliani e affini) che, di fronte ad un tentativo di lesa purezza e durezza, è arrivata ancora una volta (se l’operazione siciliana dovesse andare in porto) a parlare della possibilità di scissione.
Davanti a queste inconsulte prese di posizione, la domanda che mi sono ingenuamente posto e’ stata questa: è mai possibile respingere la richiesta di una (o più di una) persona solo perché amico di…, parente di…., compagno di…? Oppure non sarebbe meglio prima di dire di no tout court valutare la persona stessa: vedere se ha rubato, se è stato condannato, se ha fatto qualche rapina in banca, se ha violentato, se è dedito a risse o altro?
Certo, il Pd, come tutti gli altri partiti, è un’associazione con le sue regole e il suo statuto e, in base a quelle regole, i depositari della purezza e della durezza possono anche decidere di non voler far entrare un aspirante democratico. Ma allora quant’è democratico quel partito che senza neppure fare un’indagine sulla tua persona non ti dà la tessera e non ti spiega perché?
Ero lì ad arrovellarmi su queste cose quando ad illuminarmi in merito alla questione è arrivato il pensiero del governatore Enrico Rossi, Pd, già da parecchio tempo candidato in pectore alla segreteria del partito. Come dire insomma che al congresso sfiderà apertamente Matteo Renzi, attuale segretario del Pd e scatenato presidente del Consiglio.
Dice Rossi: “Il Pd deve tutelarsi da infiltrazioni di trasformisti, disonesti e mafiosi. Da qualunque parte essi provengano. No a un partito di ‘camarille e consorterie’. E in un altro passo del suo intervento parla di “un organismo dirigente che deve verificare l’onestà e la coerenza politica del richiedente”.
Ora, concordo perfettamente sul fatto che il Pd debba tutelarsi da disonesti (devono però essere certificati) e da mafiosi (devono essere certificati anche questi). Sono altrettanto convinto del no ad un partito di camarille e consorterie tipo quelle messe in atto da autorevoli esponenti della sinistra per fare le scarpe al democristiano Prodi e al suo governo, e sono ancora d’accordo col governatore Rossi su un organismo dirigente che deve verificare l’onesta’ di chi chiede di entrare nel Pd.
Ma dico, come fa il Pd a tutelarsi da trasformisti e a verificare la “coerenza politica del richiedente”?
Sì perche’ se all’interno del Pd dovesse essere avviata una verifica del genere forse non resterebbe nessuno. Perché il Pd è un partito nato a freddo da una serie di trasformismi che non hanno uguali nella storia della politica Italiana. Un trasformismo passato dal Pci al Pds, dal Pds ai Ds e poi al Pd. Chi mi spiega cosa ha in comune il Pd di oggi guidato dall’innovatore Renzi col Pci di Berlinguer, al quale forse era iscritto anche il governatore Rossi? Avete più sentito parlare di falce e martello, di lotta di classe o di proletariato? Io no. Oggi sento parlare di tante altre cose attinenti alla realtà che mi interessano molto di più. Il partito nel corso degli anni si è trasformato così come si sono trasformati certi dirigenti (forse anche Rossi). E poi c’è anche da dire che, dal punto di vista dei duri e puri, ci sarebbe parecchio da discutere anche sulla coerenza politica di tanti protagonisti del partito che tutti i giorni si agitano per qualcosa. Ma io, esssendo sempre stato un fan di Montanelli, ammetto che tutto questo possa accadere perché, come diceva il mitico Indro, solo i cretini non cambiano mai idea.
Per finire: se il Pd vuole aumentare il numero di iscritti (intorno ai 370.000) con il tesseramento del 2016 deve sì accertare l’onestà del richiedente ma non può certo pretendere l’etichetta Docg per quanto riguarda trasformismo e coerenza politica degli aspiranti democratici