Il “mostro” Verdini? E’ stato creato dalla minoranza del Pd
Verdini qui, Verdini là, Verdini su e Verdini giù. Sembra davvero che quelli della minoranza del Pd da qualche tempo non sappiano parlare d’altro se non del leader di Ala che, con la sua truppetta, prima ha votato la fiducia al governo Renzi sulle Unioni Civili e ora sembra avere intenzione di dare una mano (con liste civiche o altro) ai candidati renziani in corsa per diventare sindaci a Roma e Milano.
E quelli della sinistra dem (Bersani, Speranza, Gotor, D’Alema, Cuperlo tanto per fare dei nomi in ordine sparso) davanti a queste che considerano invasioni di campo da parte dell’ex (?) amico nonché braccio destro di Berlusconi, uno degli artefici del Patto del Nazareno, sembrano aver dato fuori di testa. Si agitano, esternano, straparlano, inveiscono, minacciano futuri incandescenti.
Nei giorni scorsi, davanti ad una sponda verdiniana per loro insopportabile, hanno chiesto a Renzi, scatenato segretario del Pd e presidente del Consiglio, che venisse anticipato il congresso del partito per mettere le cose in chiaro una volta per tutte, discutere sulla strada intrapresa dal Pd ed arrivare forse ad una resa dei conti con l’attuale dirigenza.
Renzi, di fronte a questa richiesta, non ci è stato a pensare troppo su e l’ha rimandata al mittente. Il congresso Pd si svolgerà nel dicembre del 2017 dopo lo svolgimento del referendum sulle riforme. Fine del discorso, con ovviamente irritazioni e piagnistei di tutti quelli che avevano avanzato la proposta.
Fra gli irritati, ovviamente il prode Bersani, che ha definito la risposta della maggioranza Pd “arrogante e tranciante”. Ha comunque assicurato che loro una discussione ad ampio raggio la faranno lo stesso, facendo riferimento alla convention della minoranza Pd che si svolgerà a Perugia l’11, il 12 e 13 marzo.
C’è da augurarsi che in quella tre giorni di convention-vacanza (ma cosa mai avranno da dirsi in 72 ore?) i tanti (?) nostalgici di un partito, il Pci, che per fortuna è stato spazzato via dalla storia, possano trovare il tempo di interrogarsi anche sul fenomeno Verdini. E possano trovare il coraggio di chiedersi chi abbia creato il “mostro” Verdini, come sia nato in laboratorio quel Frankenstein della politica che va oltre le barriere ideologiche.
Dovrebbero chiedersi questo gli esponenti della sinistra dem e dovrebbero trovare la forza anche di darsi marzullianamente una risposta. E chissà a quale conclusione arriveranno.
Sì perché è bene chiarirsi le idee una volta per tutte.
Il mostro Verdini non l’ha creato Renzi. L’hanno creato tutti quei personaggini della sinistra dem che, rappresentando all’interno del partito, secondo varie stime, un non certo brillante 15%, non hanno mai accettato l’idea di essere la minoranza del Pd. Non si sono mai messi nella condizione, certo anche dopo confronti e discussioni, di mettersi a disposizione della maggioranza, non hanno mai (o poche volte) aderito con partecipazione al nuovo corso del partito, un partito del fare che non vuol stare troppo a palleggiare a centrocampo. Anzi. Più volte hanno messo i bastoni tra le ruote, più volte (come se fossero un partitino nel partito) hanno minacciato il loro segretario di non votare certi provvedimenti, più volte hanno tentato di condizionare il lavoro degli altri.
E’ chiaro che in una situazione del genere se uno (Renzi) vuole uscire dalla palude della politica, vuole realizzare le riforme e velocemente, non può stare certo dietro a bizze e bizzette dei partigiani del “niet” a prescindere. E’ così che è nato il patto del Nazareno, è così che il sistema ha partorito il mostro Verdini che coi suoi voti rassicura la maggioranza di governo e disinnesca possibili imboscate degli “amici” di Renzi.
Se al posto di Renzi ci fosse stato qualche altro segretario molto più sensibile alle esigenze e ai diktat della sinistra dem forse saremmo ancora discutere sull’articolo 18. Una discussione che, grazie a Renzi, fa già parte della preistoria della nostra politica.