Meloni incinta e polemiche: il politicamente corretto ci seppellirà
Premessa numero uno: non voterei Guido Bertolaso come sindaco di Roma nemmeno sotto minaccia. Premessa numero due: non voterei Giorgia Meloni come sindaco (o forse, visti i tempi, è meglio dire sindaca?) di Roma nemmeno sotto minaccia.
Detto questo voglio aggiungere che il dibattito in corso in questi giorni sull’invito fatto da Bertolaso alla Meloni incinta (“In questo momento è meglio se fa la mamma invece che il sindaco”) è davvero stucchevole. Così come è stucchevole, secondo me, il conformismo che impera ormai in Italia. E avanti di questo passo non solo una risata ma anche il politicamente corretto ci seppellirà.
Non so se nella frase rivolta da Bertolaso (candidato sindaco di Berlusconi inviso al leader della Lega Salvini) alla Meloni incinta (candidata sindaco di Salvini, invisa a Berlusconi) ci fosse qualche intenzione offensiva o meno, Sono portato a credere di no. Però le reazioni a seguire sono state davvero insopportabili.
E giù in tanti (leader, peones, ex ministre, parlamentari) a dire indignati/e: ma Bertolaso come si permette, una donna incinta è come tutte le altre, una donna incinta può fare tutto, essere incinta non significa essere malati, la gravidanza non è qualcosa che impedisce, la gravidanza è bellissima, la gravidanza è un arricchimento e via di questo passo.
Donne e uomini uniti in un coro in difesa della Meloni e dell’essere incinta. Berlusconi, unico tra i leader politici, ha condiviso in tutto e per tutto le parole espresse da Bertolaso ma l’ex capo della protezione civile, davanti a tante proteste e davanti anche a larvate accuse di aver espresso giudizi sessisti, per mettere a tacere le polemiche e per scusarsi ha dovuto mandare un mazzo di rose rosse alla pasionaria della destra capitolina, nonché presidente di Fratelli d’Italia.
Sono un uomo e non ho figli e da questa condizione mi chiedo: se fossi il marito, o il compagno di Giorgia Meloni sarei felice se la mia compagna si imbarcasse al settimo mese di gravidanza in una campagna elettorale massacrante come sarà quella per la conquista del Campidoglio? Sarei felice se la mia compagna al settimo mese di gravidanza si imbarcasse in giornate fatte non di 24 ore ma molte di più spese tra dibattiti, incontri, interviste, interventi pubblici, comizi, visite, scarpinate per quartieri e mercati? Sarei felice se tutti i giorni la mia compagna al settimo mese di gravidanza dovesse affrontare a muso duro avversari politici, giornalisti, conduttori e conduttrici tv, senza considerare il fuoco amico che puntualmente arriverà?
Usciamo dalla politica. Da uomo, sarei tranquillo a intraprendere con la mia compagna al settimo mese di gravidanza un bel viaggio da sogno sulla Transiberiana o a partecipare a quello che resta della Parigi - Dakar? O a seguire in Patagonia le tracce di Chatwin? Perché diciamocelo, una campagna elettorale per conquistare Roma richiede un impegno fisico e mentale della stessa intensità degli esempi che ho fatto.
Ad avanzare tutti questi dubbi, ferma restando la bellezza della gravidanza, sbaglio anch’io come ha fatto Bertolaso? Nel caso mi scuserò mandando rose rosse alla signora Meloni.
Però voglio anche riportare le parole della signora Meloni quando, partecipando nel febbraio scorso al Family day annunciò di essere incinta e fece il punto sulla sua possibile candidatura a sindaco di Roma.
Disse la Meloni in quell’occasione: “Il fatto di essere incinta nel momento in cui avevo in qualche maniera preso seriamente in considerazione l’ipotesi di candidarmi sindaco a Roma rimescola un po’ le carte. Da una parte sono molto affascinata dall’entusiasmo che ho visto intorno a questa ipotesi, tanta gente che non conosco mi ferma, me l’ha chiesto. Roma è la mia città, è una città che amo, e farò del mio meglio perché possa tornare al suo antico splendore. Però non posso non interrogarmi sul fatto che una campagna elettorale fatta al settimo mese di gravidanza con tutto quello che può comportare a livello di stress… e poi non sono più così giovane da essere immune a eventuali complicazioni: è una cosa sulla quale ho tanto riflettuto e che mi fa considerare l’ipotesi di una mia candidatura come una ratio estrema. Vorrei sinceramente non essere costretta a farlo, vorrei che la coalizione mi aiutasse a trovare un candidato in grado di competere e di vincere io sono disposta a metterci la faccia in prima persona (…). Non l’ho esclusa completamente ma la considero l’ultima ipotesi in campo”.
Ora sembra proprio che abbia messo da parte tutti i (suoi) dubbi e abbia deciso di ufficializzare la sua candidatura.
Ha messo da parte i suoi dubbi (ma in altra maniera) anche Patrizia Bedori, fino a poche ore fa candidata del M5S a sindaco di Milano. Ha annunciato di ritirarsi, ha detto di non riuscire a reggere lo stress mediatico che si è concentrato su di lei, ha deciso di fare un passo di lato, si è tolta qualche sassolino dalle scarpe contro chi l’ha definita casalinga e disoccupata come per indicare una sfigata e contro chi l’ha bollata come “brutta, grassa, obesa”.
Da quando si è posta alla ribalta non ho mai fatto caso se la Bedori fosse casalinga o disoccupata. Non ho mai fatto caso al suo peso o al suo lato estetico. Però l’ho seguita in un paio di dibattiti televisivi e l’ho trovata di una pochezza politica disarmante per una candidata sindaco di Milano. Si può dire questo o è politicamente scorretto?