L'Italia sulla luna

Il rispetto è alla base di ogni civiltà. Ma questo Salvini non lo sa

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla a Verona al “Vinitaly” e, riferendosi al successo dell’export nel mondo dei prodotti italiani, dice: “Da prodotto antico a chiave di modernità, il vino italiano col suo successo nell’export conferma come il destino dell’Italia sia legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino”.

Il leader della Lega Matteo Salvini pensa che Mattarella con quelle parole sulle frontiere si riferisca al problema migranti e sul suo blog copre d’insulti il presidente della Repubblica. Scrivendo: “Come a dire avanti tutti. In Italia può entrare chiunque. Se lo ha detto da sobrio, un solo commento: complice e venduto”.

Ora mi chiedo: è possibile mai che un leader di un partito possa rivolgersi in questa maniera al presidente della Repubblica, la massima istituzione del nostro Paese, l’uomo cui, in ultima analisi, spettano le più importanti decisioni che riguardano presente e futuro dell’Italia?

E’ possibile mai, mi chiedo ancora, che un giovane leader politico (43 anni) che ha ancora tutto da dimostrare possa arrivare a quelle parole nei confronti non solo della massima istituzione italiana ma anche (se vogliamo dirla tutta) nei confronti di un anziano parlamentare che in tutta la sua vita si è sempre distinto per integrità e moralità?

Anche questo episodio, che non ha niente a che vedere con la dialettica politica, il confronto d’idee e il dibattito, rientra certamente nei guasti prodotti (accanto ad enormi benefici) dalle nuove forme di comunicazione che circolano su Internet, forme che spesso ti portano prima a scrivere e poi a pensare.

Ma senza stare a fare troppi lamenti sul passato che è passato, mi sembra che il comportamento del giovane Salvini (milanese, assiduo frequentatore negli anni verdi del  Leoncavallo, centro sociale tra i più turbolenti, studente universitario fuori corso per anni e anni) sia perfettamente in linea con quello che sta succedendo in Italia da qualche anno a questa parte. Sia nel solco della più assoluta mancanza di rispetto nei confronti di qualsiasi regola e qualsiasi persona.

I genitori in famiglia devono stare attenti a come parlano coi figli perché potrebbero avere dei guai, i professori a scuola spesso vengono trattati dagli studenti come se fossero solo dei rubatempo piazzati dietro le cattedre, le regole dell’educazione o del vivere civile (da quelle più semplici a quelle più complesse) sono per milioni di cittadini solo un optional, i politici sono nel giudizio di tantissimi solo dei corrotti che pensano solo alla propria poltroncina, le istituzioni (o personaggi che rappresentano le istituzioni) sono solo roba da sbeffeggiare.

Non hanno più rispetto per le “istituzioni” qualunque esse siano (i genitori, il vigile urbano, il poliziotto, l’arbitro di qualche partita, un professore, un assessore, un sindaco) tantissimi giovani.

Ma non ne hanno neanche tantissimi adulti che dovrebbero dare il buon esempio, tipo quei genitori che vanno a sbranare un professore che ha osato dare un brutto voto al figlioletto, quegli adulti superpagati che prendono a spintoni l’arbitro che li ha ammoniti, quegli adulti che fregano il fisco (e tutti gli altri concittadini) non pagando le tasse, quelli che si comportano come i furbetti del quartierino, quelli che non hanno vergogna di nulla.

Forse, come sostiene qualche sociologo, per tentare di ripristinare una buona convivenza civile bisognerebbe rifondare tutto da capo, a cominciare dalla famiglia e dal ruolo dei genitori che non devono essere solo “amici” o “complici” dei figli ma anche educatori. Dai genitori che dovrebbero ricominciare a dire anche qualche no.

Forse, come hanno detto altri, per riportare tanti giovani ad un senso della realtà vera (non quella virtuale da loro tanto amata) bisognerebbe ripristinare un anno di leva militare obbligatoria. Un anno in cui tanti giovani potrebbero cominciare ad imparare cosa vuol dire rispettare un po’ l’ordine e la disciplina. Cose che nella vita adulta potrebbero sempre tornare utili.

Potrebbero anche imparare che insultare il presidente della Repubblica non è solo una vergogna è anche un reato.

 

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