L'Italia sulla luna

Berlusconi, Marchini, Pd: per Roma si profila un patto all’amatriciana?

C’è senz’altro del vero nelle parole di Matteo Salvini quando dice (intervista al Quotidiano Nazionale) che, a proposito delle alleanze per le elezioni amministrative a Roma, Berlusconi è condizionato dalla compagna Francesca Pascale. C’è del vero perché la giovane fidanzata del Cavaliere un giorno sì e l’altro pure dà del “troglodita” al leader della Lega e sotterra di critiche (“moderna fascista” è l’espressione più carina) la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che con Salvini ha fatto l’accordo per la scalata al Campidoglio.

E Berlusconi, dominus un po’ alle corde di Forza Italia, che fa? Traccheggia, ha respinto fino a questo momento l’idea della triplice alleanza con Salvini e la Meloni, punta ancora come sindaco sul suo candidato Guido Bertolaso e magari tiene d’occhio Alfio Marchini che con la sua lista civica potrebbe essere davvero l’ago della bilancia per conquistare il comune di Roma.

Insomma, a una quarantina di giorni dalle elezioni, il centrodestra è ancora in altissimo mare e spaccato in maniera clamorosa.

Perché Berlusconi non solo deve tenere in considerazione le opinioni della sua compagna, ma è costretto a tenere conto di tante altri fattori e di tanti altri pensieri che lo stanno pressando.

Tanto per dire. Prima di tutto deve tenere conto del fatto che se decidesse di allearsi con Salvini e la Meloni sarebbe come passare direttamente la leadership del centrodestra al rampante e esuberante capo della Lega. Berlusconi è pronto a questo passo?

Il Cavaliere deve tenere conto però anche di alcuni forzisti del Nord (l’ex delfino Giovanni Toti in primis) che governando con la Lega in varie realtà locali, spingono con insistenza per l’alleanza con Salvini anche a Roma.

Di più:  il Cavaliere deve preoccuparsi pure di tutti i suoi forzisti moderati che non hanno nessuna voglia di essere confusi con le posizioni spesso estremiste portate avanti da Salvini e dalla Meloni e che non avrebbero nessuna voglia di trovarsi magari un giorno su un palco insieme ad alcuni moderni fascistelli che a Roma gironzolano sempre intorno alla Lega e a Fratelli d’Italia.

Sono finiti i pensieri per il povero Cavaliere? Non ancora. Perché deve anche preoccuparsi dei cattolici del suo partito che in una città come Roma, dove il Vaticano fa sentire ancora più forte la sua influenza, non vogliono assolutamente essere accomunati alle idee di Salvini e della Meloni per quanto riguarda i problemi legati alla questione immigrati e accoglienza.

Ecco perché Berlusconi non ha ancora deciso se allearsi con Salvini e la Meloni. Ecco perché continua per il momento a puntare sul più “istituzionale” Bertolaso.

Ma come dicevo sopra non sarebbe sorprendente se ad un certo punto saltasse fuori un accordo con Alfio Marchini, un imprenditore molto apprezzato, un nome che a Roma tutti conoscono essendo la sua una famiglia “storica”, un personaggio politico che sembra non stare troppo dietro agli steccati ideologici.

Non ci sarebbe quindi da meravigliarsi se i voti di Marchini, sostenuto dal Cavaliere e da Forza Italia, potessero diventare determinanti in un eventuale ballottaggio fra il M5S capitanato da Virginia Raggi e il Pd di Roberto Giachetti. Determinanti in nome di un patto che, dopo quello del Nazareno, si potrebbe definire all’amatriciana.

Il patto all’amatriciana, con susseguente distribuzione di incarichi, potrebbe avere più valenze: isolare gli estremismi di destra e sinistra, impedire, in caso di loro vittoria, agli inesperti grillini di finire di rovinare Roma, non far perdere al Pd il controllo della città più importante d’Italia, e (piccolo, grande riconoscimento) ridare un ruolo (anche se solo di facciata) allo sfinito Cavaliere di Arcore.

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