Salvini e Meloni a nervi tesi: nel loro futuro c’è “Rischiatutto”
Chissà per quale motivo Matteo Salvini è volato a Philadelphia per incontrare il miliardario americano Donald Trump.
Forse, potrebbe essere andato in America per riaversi dal dolore che gli ha fatto la porta sbattutagli in faccia da Berlusconi con la decisione di non coalizzarsi con lui (e con la Meloni) per la corsa a primo cittadino della capitale, elezioni in programma il 5 giugno.
E chissà se il leader della Lega Nord, che mi dicono superstizioso, si sia lasciato andare a qualche gesto scaramantico quando Trump, che quasi certamente sarà designato dai repubblicani americani a sfidare Hillary Clinton nella corsa alla Casa Bianca, gli ha detto al termine di un colloquio privato: ”Matteo ti auguro di diventare presto primo ministro in Italia”.
(Queste parole saranno state dette veramente o sono solo propaganda leghista? E Trump, forse un po’ distratto sulle questioni italiane, non potrebbe aver sbagliato Matteo?)
Comunque stiano le cose, sono in parecchi ad essere convinti che per Salvini non si preparano tempi facili. La decisione di Berlusconi di continuare a sostenere con la sua Forza Italia (malridotta sì ma sempre capace di attirare un po’ di consensi) Guido Bertolaso a sindaco di Roma, deve aver complicato parecchio la vita al leader della Lega Nord.
Sì perché lui, Salvini, e Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si erano illusi di poter portare Berlusconi dalla loro parte per puntare al Campidoglio. E si erano altrettanto illusi di poter essere loro, mettendo nel mezzo il Cavaliere, a dare le carte e presentarsi come i nuovi leader del centrodestra.
Ma Berlusconi, subodorato quello che poteva essere un trappolone, ha detto niet, forse imitando il suo grande amico Putin. Come dire: calma ragazzi, al centro dello schieramento politico ci resto io, continuo io con la mia leadership e i miei uomini (in questo caso Bertolaso) a rappresentare i moderati e voi vi rispedisco alla destra estrema, quella che non disdegna CasaPound, quella che è visceralmente contro l’accoglienza, contro gli immigrati, contro i diritti degli omosessuali, etc.
Una presa di posizione quella del Cavaliere di Arcore che deve aver davvero sorpreso sia Salvini che la pasionaria Meloni. Solo così si possono spiegare le loro reazioni piuttosto virulente. Con Salvini che se la prende con la fidanzata di Berlusconi, Francesca Pascale, che secondo lui, condiziona con le sue idee sudiste il Cavaliere e che (parole di poco fa) si spinge ad attribuire il comportamento di Berlusconi ad oscure manovre governo-legge sui diritti televisivi-Mediaset. Con la Meloni che strepita contro la decisione di Berlusconi perché così facendo (cioè non alleandosi con lei e Salvini) aiuterebbe di fatto il Pd e Renzi.
Ma qual è il vero problema, come mai Salvini e la Meloni hanno i nervi così tesi? La risposta è semplice.
Se con loro, alle elezioni per il comune di Roma, ci fosse stato anche Berlusconi il loro compito sarebbe stato molto più agevole: Salvini e la Meloni avrebbero portato i voti degli arrabbiati di destra, al Cavaliere sarebbe toccato il compito di portare i voti dei moderati. Ora invece, con Berlusconi che ha fatto una scelta diversa, è tutto più difficile. A Salvini e alla Meloni viene a mancare una bella fetta di elettorato.
Ma i nervi di Salvini e della Meloni sono ancora più tesi perché i numeri non danno loro ragione con quattro candidati (Meloni, Storace, Bertolaso e Marchini) che si contendono a Roma i voti del centrodestra.
Non passa giorno che Giorgia Meloni non annunci che lei è sicura di andare al ballottaggio contro Virginia Raggi del M5S. Ma ora, senza Berlusconi, le cose non stanno davvero così: tutti i sondaggi che mi è capitato di seguire la danno terza dietro alla Raggi e al Pd.
E questo significa una sola cosa: che se Salvini e la Meloni non dovessero arrivare neppure al ballottaggio per la poltrona di sindaco di Roma, le loro carriere politiche potrebbero subire una battuta d’arresto piuttosto clamorosa. Anche perché, diciamolo, sia tra i leghisti che nel centrodestra ci sono tantissimi personaggi di spicco che non aspettano altro che Salvini e la Meloni vadano a sbattere contro un muro.
Se i due alleati non riescono a conquistare Roma potrebbero mai proporsi a livello nazionale contro M5S e il Pd di Renzi? Non scherziamo. Ecco perché per Salvini e la Meloni la battaglia per il Campidoglio è fondamentale. Per loro equivale a partecipare al redivivo “Rischiatutto”. Riusciranno a scegliere la busta giusta? Ne dubitiamo.