L'Italia sulla luna

Perché il “no” di Cuperlo sarebbe moralmente superiore al “no” di CasaPound?

Le domande che mi assillano da qualche ora e che vorrei girare a politici e studiosi dei meandri della psiche, sono semplici, semplici: un “no” della sinistra - sinistra è moralmente superiore ad un “no” della destra – destra? Il “no” della sinistra – sinistra può essere messo sullo stesso piano di un “no” della destra - destra? E per finire un “no” della sinistra – sinistra non sortisce lo stesso effetto di un “no” della destra – destra? Ah saperlo.

La questione, si sarà capito, è nata durante la riunione della direzione del Pd svoltasi ieri a Roma. Quando Gianni Cuperlo, uno dei leader della minoranza dem (gli altri sono Speranza e Bersani) si è lasciato andare ad una dura reprimenda (pur senza nominarla) contro il ministro delle riforme Maria Elena Boschi. “Ho atteso – ha tuonato l’uomo che sembra di cera – la smentita di una ministra che parlando del referendum sulla Costituzione ha posto una parte della sinistra dalla stessa parte di CasaPound. Che senso ha”?  

Bisogna infatti sapere che Maria Elena Boschi giorni addietro parlando appunto del referendum in programma in autunno e confutando la tesi di quanti (sinistra – sinistra in testa) sostengono che votare “sì” equivale a votare con Verdini, aveva detto candidamente che votare “no” equivale allora a votare come CasaPound che, come tutti sanno sono i nostalgici fascisti dei nostri giorni.

Apriti cielo, non l’avesse mai detto, ma come si era permessa la giovane Maria Elena di fare un paragone del genere? Ma come poteva esserle venuta in mente un’idea così balzana? Ed era per questo che l’ortodosso Cuperlo, quello che è stato l’ultimo segretario della federazione giovanile comunista, si aspettava smentita (e forse scuse) dalla ministra.

Ma dalla Boschi non sono arrivate né smentite né scuse.

Anzi, con quella sua aria da fatina dotata di cervello pensante e artigli d’acciaio, la Boschi è salita sul palco, è andata al microfono ed ha ribadito il concetto: “Ho solo detto che chi vota no, vota no come CasaPound, è una constatazione, un dato di fatto banale. Sinceramente, Gianni, potevi farmi una telefonata”. Come dire, Gianni, se tu mi avessi chiamato te l’avrei spiegato in quattro e quattr’otto senza bisogno di alzare tanto polverone.

Non sappiamo come Cuperlo (Gianni) abbia preso quest’ultima battuta, perché non sembra davvero uomo da amare beffarde spiritosaggini. Fatto sta che ha dovuto incassare.

Mancano ancora vari mesi al referendum e la sinistra-sinistra dem (che al momento sembra intenzionata a votare “no”) ha tutto il tempo per logorarsi sulle orme di Nanni Moretti: Cuperlo, Speranza e Bersani forse si staranno chiedendo se saranno notati di più se voteranno come Verdini o se saranno notati di più se voteranno come CasaPound? E dal loro elettorato potrebbero essere apprezzati di più se votassero come l’ex braccio destro di Berlusconi o come i camerati della destra estrema? E in quale dei due casi potrebbero essere considerati più moralmente giustificabili? Ah saperlo, ah che dilemma, ah quante sofferenze.

Però, a pensarci bene, una volta tanto quelli della minoranza dem potrebbero fare a meno di tormentarsi tanto: sarebbe sufficiente che si rendessero conto che un “sì” è un “sì” e un “no” è un “no” da qualsiasi parte provengano. Hanno lo stesso valore. E sarebbe altrettanto sufficiente se al referendum Cuperlo e i suoi compagni si decidessero a votare nella maniera gentilmente indicata dal segretario del partito di cui fanno ancora parte.

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