Referendum, a dare le pagelle sono l’Anpi e l’Arci
“Al referendum sulle riforme i veri partigiani voteranno sì”.
Alla fatina bionda con artigli d’acciaio nel corso di un’intervista è forse sfuggito un “veri” che ha sollevato un mezzo vespaio.
Lei, Maria Elena Boschi, ministro delle riforme, si riferiva evidentemente a Germano Nicolini, mitico comandante partigiano conosciuto col nome di “Diavolo”. Perché “Diavolo”, 97 anni portati bene, s’è messo di traverso rispetto alla direzione nazionale dell’Anpi (Associazione nazionale dei partigiani d’Italia) che ha deciso di votare “no” al referendum costituzionale di ottobre.
Ebbene, cosa ha detto di tanto sorprendente il comandante “Diavolo”, figlio di quella città, Reggio Emilia, decorata con la medaglia d’oro al valor militare? Ecco le sue parole: “Voterò ‘sì’ al referendum di ottobre. Bisogna velocizzare le decisioni: siamo nell’era dei treni che vanno a 300 all’ora, economia e scienza viaggiano alla stessa velocità. E voterò ‘sì’ perché non voglio trovarmi in compagnia dei diversi Salvini, Casapound, il comico, la Meloni”.
Che dire? Che questo signore quasi centenario, che ha combattuto e rischiato la vita per arrivare alla liberazione dell’Italia dai nazifascisti, che è certamente un vero partigiano, ha le idee molto più moderne e chiare di certi signori che alla liberazione hanno contribuito solo a parole, a conflitto concluso da svariati anni. Professionisti di un certo associazionismo che spesso si vuole fare partito.
“Diavolo”, tanto per fugare interrogativi di qualsiasi genere, ha anche precisato di non essere renziano. Ed ha aggiunto: ”Ho combattuto per la libertà, rispetto quelli che la pensano diversamente ma chiedo che ci sia rispetto anche per la mia opinione. Molti dei giovani che mi apprezzavano mi cancelleranno, magari ne acquisto qualcheduno”.
Ma torniamo a quel “veri” della Boschi che ha sollevato varie proteste da parte di tanti duri e puri della sinistra-sinistra soli depositari (a sentir loro) di tutti i valori della lotta di liberazione (come se la liberazione non fosse stata conquistata oltre che dalle brigate comuniste, anche dalle brigate dei cattolici, dai liberali, dagli ebrei).
Colui che ha fatto sentire più alta e stentorea la voce di dissenso è stato (poteva essere diversamente?) Pier Luigi Bersani, leader della minoranza Dem, capo di quel gruppuscolo che, a prescindere (come direbbe Totò), è contrario a qualsiasi cosa faccia o proponga il segretario Renzi. Ma chi crede di essere la Boschi, si è chiesto l’ex segretario di quel Pd ridotto, non tanti anni fa, al miserevole 25% di consensi. Chi crede di essere la Boschi, come si permette di dire queste cose, come si permette di dare le pagelle ai partigiani? E via dicendo.
Qual è il guaio di Bersani? Che ogni tanto, sulla scia di una certa troppo sentita militanza, perde di vista la reale situazione delle cose.
Così, in questo caso, non si è accorto che la Boschi, rispondendo ad una domanda della Annunziata a “In mezz’ora”, non intendeva dare pagelle ai partigiani ma voleva solo sottolineare l’intervento cruciale del comandante “Diavolo”, un vero partigiano.
In ogni caso a “dare le pagelle” di continuo non è la Boschi ma tutti coloro che usano la scusa del referendum per cercare di bocciare Matteo Renzi. Tutto questo, magari senza sapere niente del referendum e della Costituzione. Dunque pagelle truccate che ancora una volta tentano di sfruttare la disinformazione come strumento di bassa politica.
Esempi: quel “no” della direzione dell’Anpi e quel “no” dell’Arci non sono forse una pagella per Matteo Renzi e il suo governo? Non rappresentano forse una bocciatura annunciata (a prescindere) per il premier e il ministro delle riforme? E i “no” della Lega e di Forza Italia cosa sono?
E allora, fa proprio bene il comandante “Diavolo”, vero partigiano, a dare le pagelle a quelli della direzione dell’Anpi. “Diavolo”, un vero partigiano che voterà “sì” al referendum per non trovarsi in compagnia di Salvini, di Casapound, del comico e della Meloni. E dei nietcong del Pd. Grande.