L'Italia sulla luna

Referendum, neppure Napolitano riesce a frenare i nietcong del Pd

Quando nel dibattito sul referendum è intervenuto (pochi giorni fa) Giorgio Napolitano, mi sono detto: oh, finalmente, qualcuno ora si darà una regolata, si calmerà un po’, smetterà con le sue sparate per cercare tutti i giorni un titolo sul giornale o al telegiornale. Macché, mi sono sbagliato un’altra volta. Quelli della sinistra dem, capitanata dallo smacchiatore di giaguari Bersani e dall’uomo di cera Cuperlo, sono andati avanti per la loro strada come se nulla fosse, insistendo nelle loro critiche e nelle loro accuse a Renzi.

Cos’ha detto il presidente emerito della Repubblica Napolitano? Niente di clamoroso ma semplicemente logico e del tutto condivisibile: che l’Italia ha assolutamente bisogno delle riforme che il governo sta portando avanti e, soprattutto, che “Nessuno dica ‘difendo la Costituzione votando no, gli altri non lo fanno’. Questo mi reca un’offesa profonda”.

Napolitano si è da tempo espresso per il “sì” al referendum costituzionale in programma ad ottobre. E con le parole riportate sopra ha voluto mandare un messaggio chiaro e forte a chi, intenzionato a votare “no”, si nasconde dietro presunte difese della Costituzione, contro il pericolo di derive autoritarie.

Ora, mi sono detto, se Napolitano dice di stare tranquilli; se Napolitano, l’unico presidente della Repubblica rimasto in carica per nove anni perché sollecitato (per il secondo mandato) da tutto il parlamento o quasi, dice che la Costituzione non corre pericoli; se Napolitano, uno che ha preso la tessera del Pci nel 1945, che è in parlamento, a vari titoli,  fin dalla seconda legislatura (ora siamo alla diciassettesima), che  è uno dei grandi protagonisti della lunga storia della sinistra italiana, se uno come lui condivide il lavoro di Renzi e del suo governo, quelli della sinistra del Pd potranno mettersi calmi e tranquilli?

No, come dicevo sopra. Neppure di fronte alla parole di Napolitano hanno trovato pace e continuano un giorno sì e l’altro pure a martellare quello che è anche il loro segretario. Bersani vuole rimettere in discussione tutto l’Italicum, e cioè la nuova legge elettorale che in parlamento è stata votata per sei volte, Cuperlo arriva a definire Renzi come “culturalmente berlusconiano” (anche se poi ha parzialmente rettificato).

Niente da fare, neanche Napolitano è riuscito a mettere d’accordo certi personaggi della sinistra dem (forse di cultura stalinista, chissà). Perché a questi (e a certi loro sostenitori, Anpi, Arci etc) non sta bene Renzi tout court. Non sta bene il giovane rampante che viene dalla Democrazia cristiana e dalla Margherita, non sta bene il rottamatore, non sta bene l‘ innovatore, non sta bene chi crede che l’Italia abbia bisogno di una svolta profonda, chi crede, a ragione, che i partiti dello zero virgola non possano più essere determinanti per la vita di un governo (in Italia ci sono stati sessantanove governi in settanta anni di Repubblica).

E allora, se così stanno le cose, non ci sono parole che tengano, neanche se pronunciate da uno (Napolitano) che la sinistra ce l’ha nel Dna.

Il referendum di ottobre non si farà sulle riforme, sull’abolizione del Senato, sull’Italicum. Questi saranno solo accessori. Il referendum sarà su Renzi e sul suo governo. Sarà su innovazione e conservazione. Non resterà quindi che contarsi e sperare che i professionisti del “no” a prescindere, i nietcong dem, quelli che fanno di tutto perché nulla cambi, possano trovare in un prossimo futuro una loro terra promessa.     

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