Virginia Raggi, simbolo di una generazione che non conosce la parola gavetta
Arrivare a Roma in treno dall’aeroporto di Fiumicino è un trauma: il treno va piano e lo sguardo ha tutto il tempo di posarsi su discariche varie, un immondezzaio incredibile lungo la strada ferrata, il degrado di una città che ti dà il benvenuto. Noi italiani siamo abituati a (quasi) tutto. Chissà che impressione avranno i tantissimi turisti stranieri che affollano il “Leonardo”.
La zona intorno alla stazione Termini sembra un suk nordafricano: bancarelle disseminate un po’ ovunque che espongono merce improbabile, vu cumprà di ogni colore e razza (ma in mezzo a tutto questo caos si potrà usare questo termine o non è politicamente corretto?) che ti vogliono appioppare di tutto: un multiculturalismo che forse di cultura ha ben poco. In pochi chilometri quadrati ci sono tutte le razze del mondo che si danno da fare per sopravvivere in qualche maniera. I romani poi ci mettono del loro: traffico pazzesco, auto e moto parcheggiate ovunque capiti, rifiuti sparsi dappertutto. I vigili urbani sono solo un’espressione linguistica.
Niente di nuovo sotto il sole. Roma è così da anni. Colpa di tutti e di nessuno. Roma o la prendi così com’è e la ami o la odi. O riesci a trovare un equilibrio tra la grande bellezza e la grande bruttezza o sei finito.
Pensieri tristi come quei kebab che spuntano ovunque o quel barcarolo di Lando Fiorini, core de Roma, che continua a remare “controcorente”.
Pensieri tristi che, girando per le strade della Capitale, vanno soprattutto al nuovo sindaco della città, quella Virginia Raggi, Cinque Stelle, arrivata ad essere prima cittadina a furor di elettori sdegnati da destra e da sinistra e dopo aver vinto delle “comunarie” grilline abbastanza sorprendenti per il numero di non partecipanti.
Affari loro certo, ma anche affari nostri perché Roma è uno dei simboli più forti che l’Italia possa offrire al mondo intero. Ed è ormai tempo che ricominci a rinascere, a uscire dall’incuria e dal degrado. Non solo per se stessa ma anche perché, in seguito ad un ruolo sempre più incisivo dell’Italia nella politica europea, Roma è tornata ad essere sotto gli occhi di tutti.
Come italiano che ama l’Italia spero davvero che la Raggi ce la possa fare a ridare smalto e dignità alla nostra capitale. E allora santa subito. Ma come interessato spettatore delle umane vicende mi sa proprio che la Raggi-sindaca sia destinata ad un clamoroso fallimento.
Perché la Raggi che per varare la sua giunta ha impiegato quasi un mese di tempo e dopo feroci lotte interne ai Cinque Stelle, sarà secondo me il capro espiatorio di una generazione che pensa che con la giovane età, con la bella presenza e nessuna esperienza si possa fare tutto. Una generazione che non sa mettere bene a fuoco le proprie capacità e la dura realtà da affrontare quotidianamente. C’è chi a trent’anni insegue Pokemon col telefonino, chi s’immagina startup che possano subito rendere milionari, chi pensa che il successo passi dai divani del Grande Fratello o da un quarto d’ora di falsa celebrità.
Una generazione che in troppi casi non vuol sapere cosa significhi praticare quel sano percorso che una volta si chiamava gavetta.
Si può vincere il torneo di Wimbledon senza aver mai tenuto in mano una racchetta da tennis o aver vinto solo qualche torneino estivo? Si può arrivare ai mondiali di calcio avendo giocato sempre e solo tra i dilettanti? Si può avere una stella Michelin senza neppur sapere fare una salsa di pomodoro? Si può fare il chirurgo se si sviene alla vista del sangue? Si può diventare Carlo Conti se prima non hai macinato migliaia di serate in teatrini di provincia? Si può fare gli astronauti senza una lunga e adeguata preparazione?
E allora, si può diventare sindaco di una delle città più importanti del mondo avendo alle spalle sono una esperienza da consigliera comunale? Si può, senza esperienza, risolvere i problemi di una città come Roma carica di miliardi di debiti e di tutti i problemi di una megalopoli allo sbando? Un incarico, che avrebbe potuto spaventare perfino Rudolph Giuliani mitico sindaco di New York. Un incarico, quello di guidare Roma, che la signora Raggi ha assunto col sorriso sulle labbra. Coraggio, sconfinata fiducia nelle proprie capacità o colpevole incoscienza? Tra non molti mesi sapremo.