L'Italia sulla luna

Per chi ci hanno preso? Per un Paese che ha bisogno di un Sì per avere un futuro

“Le parole dell’ambasciatore americano sono cose da non credere. Per chi ci hanno preso?”

E’ questa l’indignata reazione di Pierluigi Bersani alle parole dell’ambasciatore americano in Italia John Phillips con le quali ha benedetto il Sì al referendum costituzionale sulle riforme che portano le firme di Matteo Renzi e del ministro Maria Elena Boschi.

Cos’ha detto di così clamoroso l’ambasciatore americano per far innervosire l’indignato speciale Bersani, altre figurine della sinistra, vari esponenti della destra e non ultimi i grillini?

Ha detto semplicemente questo: “La vittoria del no sarebbe un passo indietro per gli investimenti in Italia”. Facendo capire che se al referendum di novembre- dicembre (la data deve ancora essere fissata) dovessero essere bocciate le riforme decise dal governo Renzi, si aprirebbe in Italia un drammatico periodo di instabilità che non aiuterebbe certo gli investimenti esteri e la ripresa economica.

Stupore, indignazione, accuse di lesa sovranità riassunte in quella frase mozza di Bersani: “… per chi ci hanno preso?”. Gli americani mica ci vorranno invadere, mica manderanno dagli Usa voti falsi per il Sì, mica penseranno di imporci qualcosa? Domande inquietanti come se si fosse ancora ai tempi della guerra fredda.

Già, per chi ci hanno preso?  

Ci hanno preso, caro Bersani, mancato smacchiatore di giaguari, per un Paese tornato prepotentemente alla ribalta europea e mondiale grazie al lavoro, all’impegno e all’energia di un giovane premier che tenta di offrire una nuova immagine di un Paese rimasto ingessato per tanti, troppi anni.

Ci hanno preso per un Paese importantissimo nello scacchiere mondiale, terra di confine fra est e ovest, ci hanno preso per un Paese fondamentale per la Nato.

Ci hanno preso per un Paese a cui gli americani hanno sempre guardato con grandissima simpatia e stima, se non altro per aver sempre respinto negli anni le sirene del comunismo. Ci hanno preso per questo. Per un Paese dalle enormi potenzialità non ancora espresse per intero.

Tante cose positive.

Ma ci hanno preso anche per un Paese in cui Matteo Renzi, presidente del Consiglio nonché segretario del Partito Democratico, un giorno sì e l’altro pure viene duramente attaccato da ex protagonisti del suo stesso partito. Gente che rappresenta la minoranza netta (20%) del partito e che, in una guerra personale senza fine, ha già annunciato che non seguirà le indicazioni di voto del segretario. Loro, in nome della loro particolare idea di democrazia, voteranno no, voteranno contro il loro segretario.

Ci hanno preso per un Paese in cui la Destra è frantumata in mille rivoli  e dove ognuno, almeno finora, sembra parlare per conto proprio. Quasi tutti schierati sul no perché se passasse il Sì forse mai potrebbero tornare al governo.

Ci hanno preso per un Paese dove il sindacato più importante, la Cgil, per anni legato col cordone ombelicale al Pci e che non ha mai saputo rinnovarsi per intercettare le nuove esigenze del lavoro e del mercato, si è già espresso contro ogni idea di riforma. Per finire di affondare.

Ci hanno preso per un Paese dove il vicepresidente della Camera, aspirante leader dei 5 Stelle non sa leggere le mail e confonde il Cile con annesso dittatore di qualche anno fa con il Venezuela.

Ci hanno preso per un Paese dove, grazie all’insipienza dei 5 Stelle, c’è una Capitale (che si chiama Roma, culla di civiltà, d’arte, di storia, una città a cui guarda tutto il mondo) ancora senza una giunta al completo a distanza di tre mesi dalle elezioni.

Ci hanno preso per un Paese in cui il leaderino della Lega xenofoba, Matteo Salvini, va in America, s’imbuca ad un comizio di Donald Trump e si fa fotografare col candidato repubblicano alle elezioni presidenziali di novembre per farsi un po’ di pubblicità. Senza che Trump, a quanto sembra, sapesse con chi si faceva fotografare in quel momento.

Si potrebbe andare avanti per parecchio. E allora non resta altro da fare che rallegrarsi per le parole dell’ambasciatore Phillips. Che male c’è se anche in Usa sono convinti che può bastare un Sì per dare una svolta decisiva al futuro dell’Italia?

Ps – Ieri sera  in una lungo incontro su La7 Massimo D’Alema, promotore dei comitati del no al referendum, fra le tante ormai consuete amenità scagliate contro il nemico Renzi, ha avuto la faccia tosta di definire una gaffe l’appoggio al Sì  dell’ambasciatore americano. Lo vedete l’ambasciatore americano a Roma che fa una gaffe del genere? Forse D’Alema ha scambiato Phillips per Di Maio. E forse D’Alema non sa che il presidente Obama a metà ottobre in America darà una grande festa in onore di Renzi.

Ultima cosa: anche la cancelliera tedesca Merkel in serata si è detta favorevole alle riforme di Renzi. Una gaffe anche quella della Merkel? Cerchiamo di essere seri.  

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